Villa Adriana

L’Imperatore Adriano nacque nella Spagna romana, in Italica, nel 76 d.C. Il suo cursus honorum fu di prim’ordine e annoverava incarichi di elevatissimo prestigio: uomo colto ed erudito, fu grande estimatore del patrimonio ellenico classico e dei modelli intellettuali conosciuti al di là dei confini della città eterna. Mecenate ad litteram con ampiezza di vedute e profonda apertura mentale, svolse le funzioni di governo privilegiando moltissimo aspetti artistici e culturali. Tra le tante opere attuate con il suo assenso, si ricorda la sontuosa Villa Adriana a Tivoli, sulle alture montuose tiburtine, edificata intorno al 150 d.C. Gli architetti intervenuti hanno mirabilmente fuso insieme strutture e schemi della tradizione greca, del patrimonio romano e dell’antico Egitto, riproducendo ambienti dell’Urbe e scenari dei territori imperiali, nel tentativo di rincorrere la perfezione architettonica della “città ideale”. Autori del IV secolo, nell’antologia biografica Historia Augusta, ci narrano del fasto e della grandiosità della residenza dell’Imperatore: nel saggio Epitome de Caesaribus si legge delle numerose maestranze operaie, dei tanti artigiani e dei molteplici artisti convocati per la realizzazione del complesso. Gli antichi storici Elio Sparziano e Aurelio Vittore ci hanno lasciato in eredità ampie disquisizioni sulla villa urbana tivolese. È verosimile che l’Augusta Vibia Sabina, consorte di Adriano, avesse tra le sue proprietà un’antica villa di campagna che andò a costituire la prima componente di formazione dell’insieme architettonico, concepito nella struttura in base alle necessità dell’istituto imperiale, alle contingenze domestiche e alle esigenze delle attività di servizio. Il complesso copre un’ampia zona di terreno ricco di sorgenti, e oltre alla residenza principale, furono costruiti impianti idrotermali e ninfei, delubri e teatri, giardini ornamentali e foresterie militari. Fregi eleganti, effetti esornativi e decori raffinati fecero da cornice adeguata a portici e propilei, insieme a figure pittoriche musive e dipinti murali. Il sottosuolo nascondeva un complesso apparato di tunnel e gallerie comunicanti che il personale di servizio impiegava per i propri spostamenti, mentre il corpo di guardia si tratteneva negli hospitalia, piccoli locali abbelliti con tessere musive e elementi decorativi. L’Imperatore teneva i propri consessi con le più alte cariche di governo nella Sala dei Filosofi, dove l’elemento dominante era il marmor taenarium, il “rosso antico”. Un altro tipo di marmo a venature verdi, insieme alla roccia granitica egizia, venne utilizzato nella parte esterna per il colonnato della Piazza d’Oro. Sempre esternamente troviamo strutture come il Pecile, un piazzale tetragonale con piedritti, ad imitazione del Portico di Peisianatte, nome originario della più nota Stoà Pecile ellenica dell’arce ateniese. Il Tempio dedicato ad Atena Poliade e Poseidone sito sull’Acropoli di Atene, l’Eretteo, possedeva bellissime canefore che Adriano fece riprodurre e posizionare nei pressi della piscina, il Canopo, dove troviamo anche il triclinium per i ricevimenti e gli incontri conviviali, e una duplice istallazione di bagni termali. Nella parte retrostante il Canopo sorge l’Accademia, un insieme di costruzioni non rientranti nei possessi demaniali dello Stato, bensì proprietà privata di cittadini italiani. Tra le statue ritrovate vanno ricordate quella del Dio-falco Horus, quella della sfinge teratologica del mito egizio, quella della Dea Iside che fu moglie di Osiride. Il Pontefice Papa Pio II, uomo di ampia cultura, mostrò grande interesse archeologico per il sito adrianeo, e descrisse la villa nei suoi Commentarii; in seguito lo spagnolo Roderic Llançol de Borja, Sua Santità Papa Alessandro VI salito al Soglio pontificio nel 1492, attratto dallo studio delle antiche civiltà, commissionò lavori di scavo nella villa; altri scavi di ricerca furono eseguiti per volere di illustri porporati, come il “Gran Cardinale” valentanese Alessandro Farnese il Giovane e il Principe della Chiesa ferrarese Ippolito II d’Este. Considerando l’importanza storica, il valore archeologico e il rilievo artistico di Villa Adriana, nel 1999 l’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization l’ha classificata quale patrimonio dell’umanità.

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