Non solo Covid-19: le grandi pandemie della storia

Fin dall’antichità, il genere umano ha dovuto fare i conti con diverse epidemie che hanno coinvolto, più o meno, tutti i Paesi del mondo e che si sono protratte per moltissimi anni.
Arrivate, per lo più, a seguito di carestie e guerre hanno sempre trasformato le società in cui sono comparse e hanno cambiato, o di certo influenzato, il corso della storia, come sta avvenendo con l’attuale Covid-19.
La prima grande epidemia di cui si è conoscenza è stata di certo “la peste di Giustiniano”, tra il 541 e il 565, quando l’Impero bizantino era nel periodo del suo massimo splendore e identificata con il nome dell’imperatore Giustiniano che regnava in quegli anni. La malattia si sviluppò molto velocemente e dapprima a Costantinopoli e poi in tutto il regno seminò morte, paura e isteria. Persero la vita quattro milioni di persone, anche l’imperatore fu vittima della peste, ma riuscì a guarire. In moltissime città del regno, in alcuni periodi, il numero dei morti superò quello dei vivi e anche le conseguenze economiche furono catastrofiche. Molti storici e ricercatori, infatti, fanno risalire al periodo della peste, l’indebolimento e poi la successiva caduta dell’Impero bizantino, una pestilenza diventata quindi una sorta di spartiacque tra il mondo delle civiltà antiche e la nascita del Medioevo.
Una delle pandemie più devastanti e documentata, anche da Boccaccio nel suo Decamerone, è stata sicuramente poi “la morte nera”, la peste del 1300. La pandemia si sviluppò rapidamente in tutta Europa tra il 1347 e il 1353 e uccise circa 50 milioni di persone solo nel Vecchio Continente! Si pensa che la malattia sia stata intenzionalmente introdotta in Europa dai guerrieri mongoli che per stringere d’assedio e conquistare la città di Caffa in Crimea, controllata dai genovesi, catapultarono sugli europei, cadaveri infetti. Ma forse, più semplicemente, ebbe origine dai ratti che durante il Medioevo infestavano le città e riuscivano a spostarsi su mezzi di trasporto, come ad esempio le navi e arrivare anche molto lontano. In moltissimi casi, gli infetti morivano velocemente e presto la peste diventò endemica in tutto l’occidente tornando, a più riprese, anche nei secoli successivi. Infatti, il Manzoni ne “I promessi sposi” racconta dell’ondata che colpì duramente il nord Italia nel 1630. La sua fine fu fatta risalire al 1720, ma il batterio che la causò, lo “Yersinia pestis”, che si annida nelle pulci dei roditori, venne identificato soltanto nel 1894 dal medico Alexander Yersin. I numeri della peste nera appaiono ancora oggi impressionanti: secondo i dati raccolti dagli storici, per esempio, morì circa il 65% della popolazione della penisola iberica, mentre la nostra Toscana fu decimata per il 60%. La popolazione europea passò da 80 a 30 milioni di persone!
Tra le grandi pandemie non si può non ricordare quella del vaiolo. Fu da subito una malattia molto grave ed estremamente contagiosa, caratterizzata da pustole che ricoprivano la pelle dei malati e che decimò la popolazione mondiale, lasciando inoltre sfigurati milioni di persone che riuscirono a guarire. Particolarmente colpito fu il Nuovo Mondo con i conquistatori europei che attraversavano l’oceano per sbarcare sulle coste americane e che oltre alla loro sete di conquista, portarono nuovi virus ad una popolazione con difese immunitarie molto basse rispetto alle malattie europee.
È stato proprio per contrastare e sconfiggere questo terribile virus che fu scoperto il primo vaccino.
Dopo circa cento anni dalle prime importanti scoperte di Lady Mari Montagu in Turchia, Edward Jenner nel 1796 introdusse il primo vaccino per contrastare un’epidemia e proprio grazie alla massiccia campagna di vaccinazione, nel 1979 il vaiolo è stato considerato ufficialmente estinto.
Si sa che le guerre non portano mai niente di buono e nel marzo del 1918, durante gli ultimi mesi della Prima guerra mondiale, fu registrato il primo caso di influenza spagnola in un ospedale americano.
Fu chiamata “spagnola” perché il Paese iberico rimase neutrale durante il conflitto e le informazioni relative alla pandemia erano libere di circolare, mentre negli altri Stati si tentò di nascondere i suoi dati perché la popolazione era già stremata dalla Grande Guerra. Il virus, nato quasi sicuramente nel Kansas negli Stati Uniti, si diffuse velocemente con lo spostamento delle truppe americane sui fronti di guerra europei. Colpì soprattutto la fascia di età compresa fra i venti e i quarant’anni, con sintomi molto vicini a quelli di una normale influenza. I sistemi sanitari rischiarono il collasso poiché ancora non esistevano antivirali e vaccini (i primi test clinici sui vaccini antinfluenzali partirono nella seconda metà degli anni 30 del Novecento). Il tasso di mortalità si attestò quasi al 20% e in tutto il mondo morirono quasi 50 milioni di persone, mentre le ipotesi più catastrofiche ipotizzano quasi 100 milioni di vittime.
Fu definita conclusa due anni dopo, nel 1920, dopo aver infettato 500 milioni di persone in tutto il mondo!
Se si parla di grandi epidemie, un posto di tutto riguardo spetta alla Poliomielite, semplicemente conosciuta come “polio” che nel 1789 venne definita per la prima volta dal medico britannico Michael Underwood come “debilitazione degli arti inferiori”. La più grave ondata del poliovirus si ebbe nella prima metà del Novecento. Il contagio avveniva attraverso l’acqua o il cibo contaminato e la sua trasmissione attraverso le goccioline di saliva, gli starnuti o la tosse degli infetti. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, assomigliava molto ad una banale influenza, ma in un caso su 250 (percentuale altissima!) provocava paralisi muscolari e malformazioni importanti soprattutto agli arti inferiori. E se il virus riusciva ad arrivare nei polmoni, bloccava i muscoli del torace tanto da dover ricorrere alla respirazione assistita attraverso “il polmone d’acciaio”.
Una cura per la poliomielite non esiste, colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni e si può prevenire solo attraverso la vaccinazione. Il primo vaccino antipolio si deve al medico statunitense Salk nel 1955, ma questo vaccino, pur riuscendo di molto a ridurre la mortalità e la trasmissione, non riusciva ad offrire una immunità duratura. Per questo venne sostituito nel 1962 dal vaccino orale del Dottor Sabin, medico polacco naturalizzato americano. Era basato su poliovirus attenuati che impedivano al vaccinato di diventare portatore sano.
In Italia il vaccino antipolio divenne obbligatorio nel 1966 facendo di fatto scomparire la malattia, ma in altri Paesi del mondo, soprattutto i più poveri, ha continuato a mietere tantissime vittime per tanti anni ancora. Solo nello scorso anno, nel 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che anche l’Africa è diventata “polio-free”. E così, la polio è la seconda malattia infettiva ad essere stata definita eradicata dopo il vaiolo.
Un’ altra grande paura per il mondo intero, è arrivata poco più di quaranta anni fa, nei primi anni Ottanta quando furono scoperti i primi casi di Immunodeficienza Acquisita, la malattia più tristemente nota come AIDS, provocata dal virus HIV e probabilmente trasmesso dalle scimmie all’uomo.
Iniziarono a morire persone apparentemente sane, ma che da un esame più approfondito, presentavano un sistema immunitario molto indebolito con la quasi scomparsa dei linfociti T, le cellule che producono gli anticorpi. Nel 1983, prima il medico Montagnier e poi il Dottor Gallo, capirono che dietro la distruzione del sistema immunitario si nascondeva un virus, proprio il virus HIV, appartenente alla famiglia dei Retrovirus, che si trasmette attraverso le mucose e il sangue e che riesce a modificare il DNA delle cellule infettate.
All’inizio fu definita la “malattia degli omosessuali” perché molti di loro furono i primi ad ammalarsi e a morire e per questo furono quasi “ghettizzati”. Ma presto si scoprì che tutti potevano ammalarsi, soprattutto chi cambiava spesso partner. Fu ribattezzata allora “malattia comportamentale”, a voler significare che seguendo uno stile di vita “accorto”, si può evitare di essere contagiati.
Attualmente non esiste ancora un vaccino, anche se alcuni sono in fase di sperimentazione, ma se ci si sottopone il prima possibile a cure adeguate, la convivenza con il virus è possibile e si può condurre una vita “quasi normale”. Al contrario se il virus viene trascurato può risultare letale anche un semplice raffreddore. Si stima che l’AIDS abbia già colpito oltre 78 milioni di persone in tutto il mondo e che 35 milioni siano morte per malattie o complicanze legate al virus HIV.
Altre gravi malattie come la difterite o il colera o quelle che appaiono più banali come il contagiosissimo morbillo sono state sconfitte o tenute sotto controllo grazie a grandi campagne di vaccinazione.
Come quella in atto per contrastare gli effetti del virus SARS-CoV-2, il più noto covid19, che negli ultimi due anni ha provocato milioni di vittime in tutto il mondo, stravolto le nostre vite e le economie mondiali. La storia è spesso un ripetersi di eventi e probabilmente il genere umano dovrà fare i conti con altre epidemie o pandemie.
L’unico modo per creare una barriera al loro diffondersi è affidarsi agli scienziati e ai medici, sempre in prima linea, i veri e soli “supereroi” dei nostri tempi!

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