Legge sul fine vita. Sì al diritto di morire con dignità

Partendo dai testi normativi presentati da diverse forze politiche, ed anche di iniziativa popolare, sui temi del fine vita, abbiamo ritenuto opportuno concentrarci sul perimetro segnato dai principi sanciti dalla Corte costituzionale, ritenendo che quello fosse il percorso più idoneo ed efficace per cercare di raggiungere il traguardo. Un sentiero stretto, non facile, che fin da subito abbiamo dichiarato aperto al confronto, all’arricchimento, alla mediazione tra i gruppi parlamentari. Cercando questo terreno di condivisione, si può provare a partire da alcuni principi è possibile un accordo. Il primo e più importante è che la nostra democrazia, la nostra società, la nostra comunità civile si fonda sul diritto alla vita, come primo dei diritti inviolabili dell’uomo. Ma accanto a ciò, quando la cura è stata prestata, quando ogni possibile sforzo è stato fatto, quando ogni dovere di solidarietà è stato adempiuto, il dovere di non voltarsi dall’altra parte dinanzi ad una sofferenza intollerabile, davanti ad una libera ancorché sofferta richiesta di essere aiutati a concludere dignitosamente la vita. Le condizioni da accertare con rigore sono quelle poste dalla Corte per richiedere l’aiuto al suicidio: la patologia irreversibile, le sofferenze intollerabili, i trattamenti di sostegno vitale; e alcuni prerequisiti, ovvero la piena capacità di assumere decisioni libere e consapevoli, e il pieno coinvolgimento in un percorso di cure palliative, di terapie del dolore.

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