Giovanni Battista Crema pittore di guerra

“La guerra è costituita dall’assenza di ogni logica: da fatica, noia, puzzo, abbrutimento, stanchezza, pioggia, marce, rivolte di brigata, processi sommari, pidocchi, combattimenti notturni, ferite, malattie e morte”. Così Giovanni Battista Crema (1883-1964), pittore ferrarese di nascita, formatosi presso le scuole artistiche di Napoli, Bologna e Roma, descrive con crudo realismo e piglio documentario la furia bellica dei due conflitti mondiali in veste di pittore di guerra. Vicino al divisionismo italiano di fine Ottocento e alla denuncia sociale attraverso la predilezione di soggetti proletari, Crema orbita anche intorno al cenacolo del futurista Giacomo Balla, restando però fedele alla tecnica puntinista. “Il divisionismo giova immensamente per rappresentare con verità le cose” scrive Crema su “Rivista di Roma”, spiegando come l’arte abbia il “dovere di educare il popolo” e quanto la tecnica pittorica sia solo un mezzo, non un fine. A distanza di circa cinquant’anni dall’ultima mostra che lo ha visto protagonista, il Castello Estense della sua città natale offre omaggio al pittore che, a detta di Filippo de Pisis, è un “adoratore del colore, anzi un ricercatore quasi in senso scientifico degli effetti di esso”.
La rassegna “Giovanni Battista Crema, oltre il Divisionismo” iniziata il primo maggio e prorogata al 26 dicembre 2021, fortemente voluta da Vittorio Sgarbi e realizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, vede la selezione di opere private e non, affiancate da estratti e manoscritti autobiografici. Campagne romane al crepuscolo, scene di vita quotidiana, volti femminili, ritratti intrisi di simbolismo e scene di vita al fronte, questo l’excursus tematico che si snoda in sette sezioni, di cui l’ultima caratterizzata dalla riflessione sulla distruzione della guerra e il progresso scientifico: il polittico “Itala gens” che vede il parallelismo tra fede e arte, industria, scienza e guerra. In “Memorie inutili di un sopravvissuto” Crema racconta la sua esperienza come reporter autoptico di guerra e scrive: “abbiamo visto i miracoli della tecnica scientifica che arrivano a compromettere, ormai, l’esistenza medesima del mondo, nella ricerca affannosa dei più spettacolari mezzi di distruzione, ed abbiamo perduto quel senso di fiducia e di sicurezza che rendeva sopportabile la vita”.

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