Maria Montessori e la pedagogia: “Aiutami a fare da solo”

“Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi”. Questa la citazione che racchiude il fulcro dell’ideologia paideutica di Maria Montessori, educatrice, pedagogista e scienziata italiana tra le prime donne a laurearsi in medicina, campo in cui erano ancora molti i pregiudizi nei confronti del sesso femminile, tanto da portare la giovane studentessa, fortemente interessata alle materie scientifiche, in particolare alla matematica e alla biologia, a condurre gli studi in anatomia durante la notte per non destare scandalo. Nonostante le difficoltà nel 1896 fu la terza donna italiana laureata in medicina con specializzazione in neuropsichiatria. Nel 1906 la scienziata marchigiana aprì a Roma la “Casa dei Bambini”, per i piccoli dai 3 ai 6 anni, luogo per eccellenza di interazione tra il bambino e i più noti materiali didattici montessoriani tra cui la torre rosa, gli incastri metallici, i solidi geometrici e la scatola dei triangoli costruttori.
L’approccio vincente del metodo pedagogico riparte dalla “pedagogia scientifica” e l’introduzione della scienza nel campo dell’educazione attraverso l’applicazione del principio fondamentale: la libertà dell’allievo, spianando la strada verso la creatività. Tale concetto per certi versi è assimilabile alla visione nietzschiana del nichilismo attivo e la necessità di un personaggio che non abbia timore di Dio, ma che si ponga come Dio stesso: il bambino, flusso dionisiaco e “apollinizzato” dall’adulto. Quest’ultimo infatti inibisce la volontà del fanciullo proponendo un modello o degli imperativi: “mangia a quest’ora, metti in ordine la stanza, stai fermo”. In realtà il bambino è governatore del caos creato perché trascende da ogni convenzione, infatti per la Montessori il raggiungimento di uno scopo nasce quando nel bambino, o “embrione spirituale” come lo definisce la stessa educatrice, emerge il connubio tra lavoro ed istinto, un lavoro così definito “libero”, che guida l’infante verso la consapevolezza della volontà e della disciplina. La mente del fanciullo presenta le “nebule”, periodi sensitivi in cui gradualmente si sviluppano particolari capacità. Tali “nastri caliginosi” lavorano come spugne, una mente assorbente che fa propria ogni nozione, talvolta inconsapevolmente, sino ad arrivare alla realizzazione finale della vita umana: la Supernatura, principio armonico di cui è imbevuto l’Universo; non a caso aspetto inconfondibile delle scuole di ordinamento montessoriano è l’insegnamento dell’Educazione Cosmica intesa come amore per la vita, l’educazione ecologica, l’educazione alla pace e al sentirsi parte del mondo seguendo le proprie inclinazioni e la propria creatività.
Maria Montessori oltre che al contributo all’emancipazione femminile ha saputo rendere una delle massime più importanti della “paideia”, dal greco antico παῖς, παιδός “fanciullo”, in riferimento all’educazione come formazione umana. Essa recita così: “per insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari”.

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