L’accademico e poeta Bartolomeo Pirone impreziosisce l’estate 2020 con il libro “SILLABANDO VIVO – La poesia è la fiamma che accende il cuore”

Bartolomeo Pirone nasce a Sparanise il 30 maggio 1943, laureato in Lingue e Civiltà Orientali, indirizzo storico-letterario, presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli e in possesso del dottorato in Sacra Teologia conseguito presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi, di Napoli, costituisce, da sempre, vanto e onore per l’Agro Caleno. Il suo vasto, e non comune, curricolo professionale è impreziosito dall’attività didattica svolta presso la Facoltà di Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli in qualità di professore ordinario di Lingua e Letteratura Araba; dall’insegnamento, per circa un decennio, di “Dialogo Islamo-Cristiano” nel Sacro Convento di Assisi; dalla docenza presso la Pontificia Università Lateranense di Roma nei corsi su “Introduzione all’Islam” e “Islam e Cristianesimo a confronto”. Attualmente è docente presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica di Roma dove svolge corsi di storiografica islamica. È autore di monografie su argomenti di filosofia, teologia, storia arabo-cristiana, agiografia e ha pubblicato complessivamente 23 volumi, 3 curatele e 123 studi-articoli e ha tenuto conferenze nelle Università/Istituzioni Accademiche del Cairo, di Beirut, di Damasco, di Tripoli, di Gerusalemme, dell’Iran e di diverse città italiane. Attualmente presta la sua attenzione e le sue cure sui manoscritti arabo-cristiani in collaborazione con il Centro Francescano di Studi Cristiani Orientali del Cairo e con l’Archivio Storico della Custodia di Terra Santa.
Il professore Pirone già nel 1978 uscì dal suo “campo” professionale componendo e pubblicando la robusta raccolta di poesie Versi dal deserto che il poeta Giovanni Nacca (testo avuto in dono dall’amico Monsignore don Giuseppe Leone, amico di vecchia data dell’autore) nel maggio 2018, ne fa oggetto di un’attenta e meticolosa recensione e che costituisce la preziosa appendice all’ultimo suo lavoro “SILLABABANDO VIVO – La poesia è la fiamma che accende il cuore”, pubblicato solo alcuni giorni or sono, luglio 2020, edito dalla Fondazione Terra Santa, Milano. Il libro si arricchisce dell’introduzione sempre del Nacca che scrive “(…) La raccolta che comprende testi composti in un lungo arco di tempo – riprende alcuni temi presenti in Versi del deserto: innanzitutto, quello religioso, col collaudato apparato di figure retoriche, metafore, materiali espressivi, riferimenti e simboli; quello della solitudine, delle emozioni, scandagliate con uno sguardo sempre più interiore; quello degli incontri con le persone che hanno arricchito le sue esperienze e, ancora, l’amore per Rita, la sua donna, che ergendosi come asperità rocciosa continua ad offrire un rassicurante appiglio (…). Eppure tra i vari temi, l’autore pare aver scavato una sorte di camminamento più profondo, più malagevole: quello della morte, in cui si raccoglie per intessere un dialogo più fitto, più serrato (…). Potremmo aggiungere anche i testi dedicati alla figura della madre, scomparsa prematuramente, il cui ricordo colora di mestizia e stringente nostalgia i versi del poeta. (…) Il tempo passato, materia di una non facile rivisitazione, è rappreso in un grumo di dolore, un disagio esistenziale alla cui radice stanno anche laceranti decisioni giovanili, rintracciabili in una corposa corrispondenza con un amico interlocutore di quegli anni. (…) Quel lontano disagio risuona, tuttora, nel faticoso processo di risistemazione di anni che il poeta paragona ad asfissianti, ragnatele da cui esala una nausea di tormenti, capace di avvelenare il difficile presente in cui, avvilito, stenta a riconoscersi:
E mi angustia oggi
il non essere niente del mio passato.
Lo scrigno di sogni, progetti, mete e traguardi di un tempo sembrano, in un eccesso di sfiducia, sfumati, dileguati, lasciando nel poeta un senso di frustrazione e di impotenza in cui l’uomo fa i conti, coraggiosamente, attraverso lo strumento della poesia, con i propri limiti, consapevole che, al pari delle lucciole
dura poco
la luce della mia alba.

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