Stop ai finanziamenti

Washington. L’Amministrazione USA ha tagliato tutti i fondi destinati ai palestinesi attraverso l’agenzia ONU “Unrwa”.
La decisione è stata presa, come ha dichiarato la Casa Bianca, perché l’organizzazione ha “un modello di business sbagliato”, che serve soltanto a garantire “una comunità che si espande senza fine” di rifugiati palestinesi. Già all’inizio di quest’anno, il Presidente Donald Trump aveva dimezzato i fondi. La scorsa settimana, il Dipartimento di Stato aveva, a sua volta, azzerato i 200 milioni annui di aiuti diretti.
La decisione era stata anticipata, per una fuga di notizie da Washington, quando sono emerse le e-mail del Presidente al Consigliere Speciale, e suo genero, Jared Kushner. Ora è arrivato l’annuncio ufficiale: “L’Amministrazione – spiega il comunicato – ha stabilito che gli Stati Uniti non verseranno ulteriori contribuzioni all’Unrwa, dopo quella di 60 milioni a gennaio. Vogliamo chiarire che gli americani non vogliono più sopportare un peso molto sproporzionato per i costi dell’Unrwa, come hanno fatto per molti anni”.
Ma c’è anche una motivazione politica e strategica. “Oltre al fallimento nell’arrivare a una più equa distribuzione degli impegni fra i contributori – continua il comunicato – il modello di business che ha caratterizzato l’Unrwa per anni, legato all’espansione senza fine dei beneficiari degli aiuti, non è sostenibile. Gli Stati Uniti non sono più interessati da finanziare questa operazione fallimentare”.
L’Unrwa è nata subito dopo la prima guerra arabo-israeliana, nel 1948, quando circa 700 mila palestinesi furono costretti a lasciare le loro case durante il conflitto. Oggi l’agenzia fornisce assistenza a cinque milioni di persone, con un budget di oltre un miliardo di dollari all’anno. Gli USA sono stati finora i maggiori contribuenti. Nel 2016 hanno donato 368 milioni dollari. Seguono l’Unione Europea, con circa 160 milioni di dollari e l’Arabia Saudita con 150. Quest’anno l’Amministrazione Trump ha pagato la prima rata di gennaio, 60 milioni, ha poi sospeso la seconda, 65 milioni, e ora ha cancellato del tutto i pagamenti.
Oggi i rifugiati palestinesi sono ospitati quasi tutti in Cisgiordania, Gaza, Giordania, Libano, Siria. Secondo Israele però quelli veri sono poche decine di migliaia, cioè i superstiti fra i profughi della guerra del 1948/1949. La Casa Bianca ha di fatto accolto questa tesi e punta a ricalcolare al ribasso, con un taglio del 90 per cento, il loro numero.
Trump avrebbe già chiesto a Re Abdullah di Giordania di naturalizzare i due milioni che vivono sul suo territorio. Le pressioni in questo senso si legano anche alla trattative per un accordo di pace fra Israele e Palestinesi. Uno dei nodi più difficili nelle trattative è il “diritto al ritorno” dei profughi. Israele ha sempre detto no all’ipotesi di un ritorno in massa, ma potrebbe accoglierne qualche migliaio a titolo simbolico.

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