Una meraviglia da valorizzare: L’Anfiteatro Campano o Capuano

Con video – Una delle meraviglie artistiche e storiche della provincia di Caserta, purtroppo non opportunatamente valorizzata e quasi abbandonata a sé stessa, è indubbiamente L’Anfiteatro Campano o Capuano, il grande anfiteatro romano della città di Capua, oggi sito a Santa Maria Capua Vetere (Antica Capua).
Realizzato tra la fine del I secolo e gli inizi del II secolo, si tratta molto probabilmente del primo anfiteatro del mondo romano e fu sede della prima scuola di gladiatori. Con le sue dimensioni di 165 m sull’asse maggiore e 135 m su quello minore, è il secondo in ordine di grandezza dopo il Colosseo, per il quale servì da modello.
La struttura è a pianta ellittica e presentava in origine quattro spalti in marmo a cui si poteva accedere tramite scale interne ed esterne, impostati su delle gallerie che potevano contenere circa 50.000 persone. La Facciata era decorata con ottanta arcate arricchite da busti tra i quali Giove, Giunone, Diana, Apollo e altri. Di questi, pochi si conservano ancora in loco, alcuni sono stati spostati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e alcuni al Museo Provinciale Campano mentre tutti gli altri furono riutilizzati come materiali di spoglio. Al di sotto dell’anfiteatro si sviluppavano i sotterranei, comunicanti tra di loro tramite corridoi e gli ambienti di servizio, che venivano utilizzati per i macchinari e gli apparati scenici in occasioni delle manifestazioni teatrali.
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’anfiteatro fu distrutto dai Vandali e fu in seguito nell’841 depredato dai Saraceni insieme alla città. Alla fine del IX secolo, fu ampiamente depredato dagli stessi capuani successivamente al trasferimento della Civitas Capuana a Casilinum, l’attuale Capua. L’opera di depredazione fu veramente feroce: si spezzarono i grandi massi per asportare il bronzo e il piombo che li univa e si usarono le pietre più piccole per pavimentare la strada.
Solo nell’epoca borbonica la distruzione dell’anfiteatro ha fine grazie al re che lo dichiara monumento nazionale.
Sebbene sia veramente poco apprezzato e valorizzato, esso, grazie ai lavori di scavo avvenuti nel primo 900, è uno degli anfiteatri meglio conservati della Campania.

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