La Grande Bellezza: sì o no?

Un enorme  polverone si è sollevato intorno al film del momento, La Grande Bellezza, diretto dal talentuoso regista napoletano Paolo Sorrentino e impersonato da un cast d’eccezione che va dal casertano Toni Servillo a Carlo Verdone, da Sabrina Ferilli a Carlo Buccirosso, da Galatea Ranzi a Isabella Ferrari e da Serena Grandi a Pasquale Petrolo, un team assortito per interpretare le varie sfumature presenti nella pellicola.
Ma seppur reduce dal premio Oscar come miglior film straniero, non è piaciuto a tutti, soprattutto agli italiani.
Come per ogni cosa che riguardi il nostro Belpaese, si sono formate due correnti di pensiero diametralmente opposte nella critica cinematografica: chi ha seguito il film con passione scorrere sullo schermo, facendo proprio il soggettivo messaggio intrinseco della pellicola, e chi invece proprio non riesce a coglierne la grande bellezza.
Perché?
Perché un film di questo genere possiede due facce speculari che possono essere interpretate – o meno – a seconda dei gusti personali.
La Grande Bellezza piace non solo perché ha vinto l’Oscar, ma perché è intriso di significati profondi, di riflessioni sulla decadenza morale e di alto livello culturale espresso da un protagonista sensibile, abile scrittore e osservatore poetico e amareggiato della vita, deluso dalla stessa e inevitabilmente solo.
Ma per lo stesso motivo non piace.
Non piace a quello che si definisce il popolo della bellezza, del calore, del sole, del mare, della pizza, che inneggia alla vita fingendosi cieco di fronte ai diversi tumori circostanti e spera di uscire fuori dalla stessa rovina espressa nel film. Uno schiaffo in faccia che può non piacere ad un pubblico che assiste dal vivo a scene di vita quotidiana riprese nel film, che raccontano la caducità della vita appesa ad un filo sul baratro della morte o della stanca, inutile e sporca vita di quell’aristocrazia che cerca stimoli estremi per darvi un senso senza successo. Di tutto questo, resta la simpatia al limite della compassione verso Jep Gambardella, un personaggio apparentemente antipatico che però cattura l’attenzione dello spettatore con la sua parlata altamente sofisticata, espressa attraverso un modesto e adorabile accento napoletano. Che piaccia o no, qualunque italiano dopo la proclamazione di Ewan McGregor di ‘The Great Beauty’ ha avuto un sussulto d’orgoglio italiano, dettato dalla vera “grande bellezza” del nostro popolo.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post