Seconda intervista avv. Gianfranco Pagano

L'avvocato Gianfranco Pagano di Genova, legale, tra le altre cose, di diversi palestinesi coinvolti nel caso del dirottamento della nave italiana Achille Lauro, del 1985, illustra, nella testimonianza che segue, il caso del palestinese Khaled Hussein. Considerato una delle menti del sequestro della nave, assieme ad Abu Abbas, leader del Fronte di Liberazione della Palestina, del quale anche lo stesso Hussein era parte (una delle componenti dell'O.L.P., organizzazione di cultura musulmana ma laica), questi respingeva le accuse, affermando che il dirottamento non avesse avuto mandanti, in quanto la missione originaria era un'altra: attaccare un obiettivo militare israeliano, raggiungibile tramite la nave da crociera. Tre dei quattro palestinesi autori materiali del dirottamento sostenevano la versione di Khaled Hussein, ma quest'ultimo era stato condannato, in contumacia, sulla base delle dichiarazioni di un quarto di loro, pentito giudiziario. Meno noto di Abu Abbas e dei giovani dirottatori della nave, Khaled Hussein era uno dei detenuti più anziani d'Italia, essendo vicino agli 80 anni, ed è deceduto nel carcere di Benevento (nel quale viveva in condizioni particolarmente restrittive), per cause naturali secondo quanto comunicato dalle autorità preposte, ma i dettagli della vicenda non sono ancora noti nei particolari.

      RICCIARDI: “Non molto tempo fa (il 21 giugno) è morto, nel braccio speciale del carcere di Benevento, un suo cliente, il famoso palestinese Khaled Hussein, condannato all’ergastolo perché considerato mandante, assieme ad Abu Abbas, del sequestro della nave da crociera italiana Achille Lauro, del 1985. Tuttavia, tre dei quattro esecutori materiali del sequestro hanno sempre affermato che il dirottamento non fosse stato un atto premeditato, essendo la loro missione originaria un’altra: quella di un attacco contro un obiettivo militare israeliano ad Ashdod, in risposta al raid dello Stato ebraico su Tunisi, del 1° ottobre 1985, contro il quartier generale dell’O.L.P. (che aveva causato una settantina di morti). Può chiarire, più in dettaglio, quale fosse la versione del suo assistito?”

      PAGANO: “Khaled Hussein ha sempre sostenuto che la missione dell'Achille Lauro era un attacco suicida contro il Porto di Ashdod. All'epoca infatti l'unico sistema

      per portare un attacco diretto a Israele, contando sul fattore sorpresa, era

      proprio via mare. Per questo il comando era munito di passaporti norvegesi per apparire come

      semplici turisti e una volta sbarcati al porto, avrebbero dovuto colpire con i mitra

      gli addetti alla sicurezza israeliana.

      Il piano però cambiò perchè nel corso della crociera, Majed al Molqi, si

      convinse di essere stato scoperto da un cameriere addetto alle pulizie, per cui

      iniziarono il sequestro della nave prima di arrivare a Ashdod.

      Il problema di Khaled è che lui era sceso al Porto di Alessandria d'Egitto

      quando ancora il sequestro non era iniziato, per cui non si vede a che titolo

      doveva rispondere di ciò che non era previsto e non prevedibile.

      Vero è  che Khaled aveva fatto qualche settimana prima una crociera

      sull'Achille Lauro alla scopo di valutare i modi, i tempi e i luoghi

      dell'azione.”

      RICCIARDI: “Khaled Hussein era stato condannato al massimo della pena previsto dall’ordinamento italiano (dopo una iniziale condanna a 15 anni), ma in contumacia, per cui riteneva di non avere potuto avere la possibilità di difendersi in modo adeguato. Chiedeva, quindi, la riapertura del processo, causa per la quale era pure nato un comitato in Italia. Lei in che modo considera il modo in cui andò il processo a Khaled in sua assenza? E quali possibilità concrete considerava che ci fossero per arrivare a tale riapertura?

PAGANO: “Cercai di far riaprire il processo per permettere al Khaled di potersi

difendere.

Quando però  fu estradato, nessuno gli disse che aveva 10 giorni per poter

impugnare la sentenza e cercare di riaprire il processo.

Quando assunsi la sua difesa, il termine era già scaduto, per cui feci

ricorso alla Corte di Strasburgo eccependo che l'ordine di esecuzione non era

tradotto in lingua araba e che nessun avviso era contenuto in tale ordine.

Il ricorso fu respinto e solo nel 2005 si affermò il principio che non era

corretto condannare gli imputati in loro assenza e venne tradotta in Italia una

nuova normativa: peccato però che ciò non valga per i processi già esauriti. “
 

RICCIARDI: “Lei aveva chiesto da mesi un permesso per il suo cliente, decisamente anziano (aveva 79 anni) e che soffriva di cuore, secondo quanto certificato da tempo da fonti mediche; tuttavia non aveva ancora avuto una risposta positiva dal Tribunale di Sorveglianza: può spiegare quale sia stata la causa del decesso di Khaled, e fino a che punto, a suo avviso, la detenzione (peraltro con misure dello stesso tipo del 41 bis) possa avere essere stata inopportuna per lui?”

PAGANO: “Non so esattamente quale sia stata la causa del decesso, perchè non ho mai

avuto i risultati dell'autopsia. L'ultima volta lo vidi a Parma e non era più

lucido e la sua vista era di molto calata.”
 

RICCIARDI: “Non moltissimo tempo fa lei aveva ricevuto una lettera di parte di Khaled Hussein, nella quale questi definiva il carcere di Benevento come una “piccola Guantànamo d’Italia”… Ci può descrivere i passaggi fondamentali di questa missiva e darcene un parere in quanto giurista?”

PAGANO: “Ricordo perfettamente questa lettera. Mi scrisse che a Benevento era stata

creata una Sezione Speciale per detenuti con problemi di terrorismo, in cui il

regime carcerario era ancora più duro di quello che vi era stato riservato a

Parma.

Ricordo che informai l'Associazione dei Giuristi Democratici che ne parlarono

anche in un convegno tenuto a Pisa, ma francamente non penso si potesse fare

molto di più.

La verità  è che i partecipanti al sequestro dell'Achille Lauro hanno

scontato la loro pena fino in fondo e senza accedere a misure alternative che

in verità  furono concesse a tanti altri imputati per il terrorismo.

Il perchè  potrebbe essere spiegato dalla nazionalità della vittima…”

RICCIARDI: “ Si dice che Khaled Hussein stesse scrivendo un libro, riguardante il sequestro dell’Achille Lauro, ma anche, più in generale, la sua attività politica e la sua vita di esule, che lo aveva portato dal Libano allo Yemen alla Grecia (terra dalla quale era stato estradato in Italia, nel 1996). Ci sono possibilità che queste memorie di Khaled, sia pur incomplete, possano trovare pubblicazione postuma, in quanto documento storico di rilievo?”

PAGANO: “Non so nulla di possibili memorie scritte dal Khaled e non mi pare vi

fossero tra le cose da lui lasciate in cella al momento della sua morte.

Posso però  ricordare che nel 2003, quando fu interrogato dagli agenti della

Cia a Parma per un rogatoria internazionale al fine di avere ulteriori

informazioni sul sequestro della Lauro alla domanda: “Lei è stato o si

considera un terrorista?” Rispose candidamente: “Veramente i terroristi siete

Voi”.

Introduzione e domande di Antonella Ricciardi; intervista del 1°  dicembre 2009
 
 
 
 

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