Comunicato stampa Negata assistenza domiciliare a 90enne

Chi ha avuto a che fare con uffici pubblici, conosce benissimo il vocabolo burocrazia. In Italia di burocrazia si muore. Gli ultimi governi si sono attivati, per migliorare la funzione pubblica, ma- ancora non sono riusciti a snellire iter e procedure insopportabili per il disgraziato utente. Se a questo, si aggiungono deliranti e schizofreniche decisioni politiche, il disservizio è servito. Cittadini perenni vittime del “mostro burocrazia”, che sotto le mentite spoglie di impiegati, riferiscono alla vittima di turno, che le responsabilità sono di altre persone-  per chiudere la pratica, quindi fornire il servizio. Come pressapoco successo alla signora Assunta Rispoli – 90enne nonnina , di Caiazzo- in attesa da tempo del servizio di (ADDGI) Assistenza Domiciliare Integrata per Disabili Gravi. Richiesta effettuata regolarmente dai congiunti dell’anziana donna, invalida al 100%, beneficiaria della legge 104: due condizioni che in un paese civile consentirebbero il giorno dopo di beneficiare dell’assistenza domiciliare- a lei negata da una serie di pastoie burocratiche e scelte allucinanti. “Tutto è cominciato alcuni mesi fa, dopo aver presentato la richiesta di attivazione Assistenza Domiciliare- racconta Giuseppe Sangiovanni- (giornalista freelance del posto), figlio della donna caiatina. Non avrei mai immaginato- di essere co-protagonista di  una estenuante soap opera che oggi ha raggiunto livelli di guardia. Per mesi- dopo infinite telefonate ho incassato promesse, con risultati nulli. Responsabili del servizio dell’Ambito Territoriale C6, a palleggiarsi il problema. La solita risposta, la solita solfa: “ Il coordinamento istituzionale deve prendere visione e stilare una nuova graduatoria, poi ci sarà l’attivazione del servizio”- Le promesse ricevute dai burocrati(vittime di dirigenti)- di settimana in settimana, riferite a mia madre. Parlo di una  donna che ha subito l’orrore e le umiliazioni di una guerra, il sudore e la fame del dopoguerra. Rabbia, sconforto, cattivi pensieri invadono la sua fragile mente – provata già da un’esistenza non facile. Giorni durissimi, notti insonni- con l’incubo di non riuscire ad usufruire dell’assistenza domiciliare. Si chiude a riccio, collera e ansia aumentano, la malinconia ben presto si trasforma in depressione”. A questo punto – il figlio – che dispone di buoni strumenti mediatici- rompe il silenzio e chiederà l’intervento dei giudici(e media nazionali)- per risolvere il caso. “Non volevo arrivare a tanto, mi hanno costretto: non si sottrae dignità in questo modo a persone della terza età”. Già ho atteso troppo. Non era mia intenzione trasformare proprio il caso di mia madre(personale) in caso nazionale- hanno giocato troppo- denuncerò – e chi ha sbagliato deve pagare. Ci penserà la Magistratura- a scovare burocrati acefali, responsabili di queste deliranti decisioni. Ai media nazionali, il compito di raccontare questa vergognosa storia.

 

 

 

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