Pollena Trocchia – Convegno: “Violenza sulla rete, cyberbullismo, revenge porn”

Ancora ora una volta, la Sala consiliare “Falcone e Borsellino”, del pittoresco Comune vesuviano di Pollena Trocchia, ha ospitato un convegno denso di significati, espressi in modo incisivo.

Mercoledì 6 aprile 2022, infatti, dalle 18:30 a poco dopo le 20:00 circa, si è tenuto un incontro contro varie forme di prevaricazioni, dal titolo: “Violenza sulla rete, cyberbullismo, revenge porn”.

Già in un passato recente, inoltre, il Comune di Pollena Trocchia, con il Sindaco Carlo Esposito, aveva organizzato eventi rilevanti: il 24 novembre 2021, ad esempio, c’era stato un altro incontro culturale, contro la violenza di genere; sempre in occasione dell’impegno contro la violenza alle donne, nel novembre 2020, in piena pandemia, ci si era mossi ugualmente, con una lodevole iniziativa istituzionale, che aveva portato a porre una panchina rossa, in memoria imperitura di due persone di genere femminile, vittime di violenza: dedicata ad una donna poco più che ventenne, Elda Terracciano, assassinata per gelosia dal suo compagno, nell’ambito di un amore malato, nel 1984, ed alla piccola Valentina Terracciano: l’innocente Valentina era stata colpita da spari nel mucchio, durante una faida di camorra, nell’anno 2000. Elda Terracciano e Valentina Terracciano erano, rispettivamente, zia e nipote: vittime di episodi distinti tra loro, il cui denominatore comune è stata la violenza verso persone innocenti. La panchina rossa aveva rappresentato, quindi, un atto d’amore verso due persone da non dimenticare: parte della comunità e simbolo dell’umanità inerme.

Tornando al convegno del 6 aprile 2022, dopo i saluti istituzionali, appunto, del Sindaco, Carlo Esposito, sono intervenuti l’avvocatessa Manila Montesarchio, la Dott.ssa Azzurra Viscione, il Dott. Francesco Garofalo, l’insegnante Carmen Filosa, la Dirigente Scolastica, Prof.ssa Angela Rosauro, Preside dell’Istituto comprensivo “Donizetti”, della stessa Pollena Trocchia. Ad animare la discussione, inoltre, ha contribuito soprattutto Annamaria Romano, Presidente dell’associazione sociale e culturale “Graffito d’Argento”, che, con i consueti calore umano e vulcanico entusiasmo, è intervenuta. Annamaria Romano ha presentato anche un nuovo, valido opuscolo sul tema: in copertina vi era l’immagine di un variopinto quadro, da lei stessa dipinto. Il testo, scritto assieme al medico Enzo Pisano, è stato intitolato “Le urla… stop al bullismo”. L’opuscolo, assieme ad alcuni braccialetti con scritte contro il bullismo, è stato donato ai partecipanti al termine dell’incontro.

La sede comunale, su cui campeggiava una bandiera ucraina, simbolo di valori umanitari e dell’opposizione a tutte le forme di violenza, di cui la guerra è manifestazione suprema, ha così ospitato l’incontro. Il convegno è stato sostenuto anche dalla Croce Rossa Italiana, dalle associazioni “Napoli in progress”, “LiberaMente”, dalla ADS “Orgoglio Campano”, di calcio femminile, dall’organizzazione non lucrativa “Medical-care”. Del resto, l’evento è stato organizzato, nel rispetto delle normative anti-Covid, da attivisti della locale sezione della Croce Rossa di Pollena Trocchia.

Un denominatore comune a tutti gli interventi ed argomenti è stata l’opposizione alle prevaricazioni, al non rispetto e non riconoscimento degli altri, che, in un certo senso, sono “semi di guerra”. Guerra, infatti, non è solo quella da intendersi in senso letterale, combattuta con le armi: certamente, quella è la manifestazione peggiore e più pericolosa di tendenza alla distruzione ed al rischio di autodistruzione; tuttavia, ogni forma di violenza gratuita, di esclusione e quindi di separazione dagli altri è una forma di divisione, che rischia di generare altra violenza.

Il discorso contro il bullismo, quindi, può allargarsi ad una difesa più generale, dei diritti umani universali; quando non bloccato in tempo, infatti, il bullismo rischia infatti di sfociare in razzismo, omofobia, maschilismo violento ed altro ancora.

Molto perspicaci sono state anche le analisi sulle cause di questo fenomeno: si riscontra la tendenza a definire la propria identità, da parte di soggetti carenti, insicuri, in contrapposizione a quella di altri, considerati, per i motivi più vari, meno omologabili. I bulli, così, non riuscendo ad accrescersi, tendono a cercare di “togliere” ad altri, svalutandoli ingiustamente: una sorta di super-compensazione, attraverso una via negativa. A volte, si tratta un modo perverso per sentirsi “vivi” e mettersi narcisisticamente al centro dell’attenzione. Molti bulli, infatti, si mettono in mostra per cercare di avere un seguito per la propria “corte dei miracoli”, per usare una efficace definizione riportata nell’opuscolo di Annamaria Romano ed Enzo Pisano. Molta parte del seguito dei “bulli”, peraltro, non stimano neanche i loro “capi”, ma, si è notato, in molto casi loro interesse è essere “accettati” in gruppo, in cui trovare una propria identità, data la bassa autostima che li caratterizza. Il pericoloso fenomeno, comunque, va contrastato anche per spezzare una catena di negatività, che porta ad aggiungere male al male. A volte, comunque, gli stessi bulli, un tempo, erano stati bullizzati, in una sorta di contagio del male, non diversamente da quanto avviene, a volte, anche nel caso degli abusi sessuali. L’invito, quindi, è stato di tendere assolutamente la mano a persone bullizzate, ma anche al bullo, che spesso è stato a sua volta vittima, anche di esempi non dati.

Inoltre, il bullismo, che può esprimersi in forma molto più grave ed amplificata sul web, anche nella “versione” del cyberbullismo, può sfociare in veri e propri reati: tra questo le ingiurie, le diffamazioni, le sostituzioni di persona, in caso di profili falsi, ad esempio; troppe prese in giro, poi, possono anche essere incluse in tipologie di stalking.

Fondamentale è stata così la consapevolezza che nessuno sia senza speranza, attraverso l’invito a cercare un adulto di cui fidarsi, e che il dialogo possa essere una via d’uscita.

Assieme al bullismo, anche nel senso di cyberbullismo, altra grave forma di violenza psicologica è la “revenge porn”, cioè la cosiddetta “vendetta pornografica”: la diffusione di immagini intime, sessualmente esplicite, non consensuale. Si tratta, quindi, di una meschina forma di vendetta, spesso per essere stati lasciati, che ha quali vittime donne, per la quasi totalità dei casi; al riguardo, è stato rimarcato quanto sia assolutamente sconsigliabile dare assenso a foto e filmati intimi nel privato, che rischiano di diventare pubblici nelle mani delle persone sbagliate. Va detto, comunque, che ci sono stati casi di diffusione di immagini intime anche di persone che non avevano dato assenso neanche nel privato: ad esempio, si sono scoperti casi di immagini tratte illegalmente da spogliatoi di negozi, da impiegati infedeli. Dal 2019, comunque, è stato previsto un più specifico reato di revenge porn, aggravato rispetto alla “semplice” violazione della privacy; è punita anche la sola minaccia di revenge porn: una forma d’intimidazione.

Ancora una volta emerge, in realtà, quanto il virtuale possa anche essere reale, e quanto rimanga valido il principio del non fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a noi: principio cristiano, ma anche universale. Del resto, non è banale deridere, umiliare, e le parole hanno, logicamente, conseguenze; eccessi di giudizio, sbagliati, per far sentire inferiori, sono forme di cattiveria gratuita, e non per reazione, fosse pure eccessiva, a qualche torto. Cattiveria gratuita, che nulla c’entra realmente con ciò che siano le vittime: proprio per questo, cattiveria molto maggiore.

Molto significativa la storia vera di un’ex alunna, un tempo vittima di bullismo, raccontata dalla dirigente scolastica: la ragazzina, soprannominata “monkey”, scimmia, in inglese, era vittima di denigrazioni umilianti: quando ci si dedicava al gioco della bottiglia, coloro cui capitava di doverla baciare assumevano espressioni di disgusto, ad esempio. L’alunna era sottoposta anche a sfruttamento scolastico, dovendo svolgere i compiti anche per gli altri, venendo minacciata di ritorsioni, come da piccoli capo-clan, se si ribellava: proprio ciò, però, le aveva, nonostante tutto, fatto comprendere il suo valore, dato che anche i bulli dovevano riconoscere, nei fatti, la sua abilità: era stato l’inizio di una consapevolezza nuova, per non farsi più condizionare da loro…

In ogni modo, l’incontro è stato aperto soprattutto alla speranza che possano germogliare di più i sentimenti migliori: anche diversi bambini della locale scuola “Donizetti” hanno espresso, con propri pensieri, spontanei ed originali, l’auspicio di una luce tra gli indifferenti, per portare una pace vera, anche nel quotidiano. C’era chi ricordava, inoltre, che anche dal male un fiore può sbocciare, che anche un bullo ha tanto da raccontare, e tutto può cambiare.

Un ruolo fondamentale, in tutto ciò, hanno famiglia e scuola: a chi sottolineai di stare attenti ad una propria figlia, si può aggiungere l’invito ad educare un proprio figlio, al rispetto per le donne: soprattutto per evitare l’aberrazione della revenge porn; del resto, s’impara da chi sia ama, e l’educazione, etimologicamente, vuol dire proprio tirare fuori, e-ducere, dal latino, quindi fare uscire fuori il meglio.

Rimangono certamente criticità, almeno attualmente: il cyberbullismo è quasi incontrollabile, data l’extraterritorialità di molti siti, per cui è difficile ottenere rogatorie dall’estero, e la piattaforma di messaggistica Telegram è poco controllata, per la possibilità di cancellare tracce, che rendono difficile anche il lavoro delle forze dell’ordine. Tuttavia, sono stati certamente approntati dei miglioramenti al contrasto a questi reati. Diversi siti, social network (tra cui Facebook) permettono segnalazioni e blocchi; importanti il ruolo del garante della privacy, e, ancora di più, la polizia postale.

Emerge l’importanza psicologica, naturalmente di non colpevolizzare le vittime, con atteggiamenti pregiudiziali: ad esempio, dando per scontato che si isolino e siano troppo introversi. Primario il ruolo della scuola, spesso sfondo di atti di bullismo: gli insegnanti, possono essere punti di riferimenti sul piano umano, oltre ad essere pubblici ufficiali, nel loro lavoro: si dimostrano sempre più essenziali nel contrastare il fenomeno, affinché la scuola sia anche, autenticamente, scuola di vita.

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