“Particolarmente allarmanti” gli ultimi dati sul lavoro minorile nel mondo globalizzato

Il 12 giugno celebriamo la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile indetta nel 2002 dall’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro e l’Agenzia delle Nazioni Unite). Da una ricerca sociale congiunta dell’OIL e del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), è emerso che il trend, precedentemente stimato tra il 2000 e 2016, evidenziava una tendenza di fondo del fenomeno al decremento di circa 5,9 milioni all’anno, per un totale di 94 milioni di decrescita in 16 anni di lavoro minorile globalizzato. Attualmente il nuovo trend, stimato tra il 2016-2020, evidenzia un incremento di 2,1 milioni all’anno, per un totale di 8,4 milioni in 4 anni, salendo così a 160 milioni di ragazzini coinvolti nello sfruttamento sul lavoro. Poco più della metà del numero totale dei minori coinvolti nel lavoro minorile ha tra i 5 e 11 anni.
Particolarmente significativa è la valutazione della differenza tra decremento/incremento di circa 8 milioni ogni anno. Questo significa che negli ultimi anni i contesti di vulnerabilità e difficoltà economica sono aumentati ed è venuto meno la programmazione globale di un sistema sociale inclusivo che potesse permettere alle famiglie di mandare i figli a scuola. Una inversione di tendenza che lascia presagire un ulteriore peggioramento dovuto all’impatto COVID-19, un momento cruciale per l’intera esistenza umana, a cui è opportuno rispondere con forza per invertire la tendenza con nuovi e più realistici investimenti territoriali finalizzati al conseguimento di un lavoro dignitoso per chi può lavorare dai 16 anni. In Italia è permesso lavorare dopo avere frequentato la scuola per almeno 10 anni e conseguito, oltre alla scuola dell’obbligo, un corso di formazione riconosciuto dallo stato. Questa è la regola che vale per tutte le ragazze e i ragazzi in Italia, cittadini italiani o stranieri. Ci auguriamo che si realizzino, con sforzo congiunto tra paesi sviluppati e non, condizioni dignitose nel mondo del lavoro anche nelle parti meno sviluppate del mondo, promuovendo uno sviluppo socio-economico che tuteli l’istruzione e il lavoro minorile.
In questo contesto, dal 2013 l’OIL ha promosso un’iniziativa mondiale chiamata, “Musica contro il lavoro minorile”. Avvalendosi della potenzialità della musica, ha lanciato un concorso canoro che invita i professionisti e i dilettanti a creare nuove canzoni che mettano l’accento sulla necessità etica al rinnovo dell’impegno umanitario globale per l’eliminazione del lavoro minorile. Il termine previsto per la presentazione delle canzoni è il 12 aprile 2021.
Infine non ci resta che sottolineare le aree del mondo a maggior impatto del lavoro minorile:
Zanzibar, l’isola dei bambini schiavi dell’arcipelago della Tanzania; i progetti legati a lavoro forzato e minorile in Uzbekistan; le miniere di cobalto per telefonini, auto elettriche, etc., in Congo; in generale nell’America Latina e Caraibi con minori impiegati in lavori pericolosi; in Africa Subsahariana, dove sono ancora 69 milioni i bambini impiegati in varie forme di sfruttamento infantile; e in Asia, dove i bambini lavoratori sono 44 milioni.

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