Il nuovo libro di Michela Murgia: “Stai zitta”

La scrittrice, blogger, drammaturga e critica letteraria italiana Michela Murgia ha pubblicato un nuovo libro “Stai zitta”, pubblicato da Einaudi nella collana Super ET, che in poco tempo ha scalato la top ten della classifica editoriale ed evidenziato il legame tra le ingiustizie linguistiche e le ingiustizie nella vita di tutti i giorni. Conoscendo la scrittura e il linguaggio della Murgia, questo libro non affronta il solito discorso della questione del mondo paritario tra le donne e gli uomini, che non intendono di scendere dal piedistallo di un privilegio. Anche se il mondo, si è evoluto soltanto in una parte del globo terrestre, ma in altre parti, la donna rimane relegata a un ruolo subalterno per un mondo utopico. Questo libro vuole essere uno strumento che evidenzia il legame mortificante, raccontato con una pacatezza invidiabile della scrittrice, che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. In questa storia affascinante si parla del progetto ambizioso che tra una ragazza o un ragazzo, tra dieci anni, si possa pensare che determinate frasi come “Stai zitta”, “Brava e pure mamma”, “Le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne”, “Adesso ti spiego” o “Era solo un complimento” non vengono dette più da nessuno nei confronti della categoria femminile. Tra tutte le cose che donne possono fare nel mondo, il loro linguaggio è considerato la parte più sovversiva e a causa di ciò in Italia si muore. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. Le frasi citate sopra sono solo alcuni dei capitoli che dividono questo breve pamphlet ricco e argomentato, così definito per la sua intensità e la sua forza delle argomentazioni, che è nato da un episodio increscioso virale che ha riguardato l’autrice, Michela Murgia, quando su Radio Capital è stata messa a tacere con il ripetuto “stai zitta”. La stessa Murgia afferma: “Agli uomini nessuno chiede di tacere le loro riflessioni interiori, anzi sono cos’ sollecitati a condividerle. Invece al sesso femminile è consigliato di fermarsi alla fase del pensiero afono“. In questo mondo così vuoto le parole assumono un significato importante capaci di farci sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, e a volte a causa di parole ingiuste si muore nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Con questo si vuole evidenziare il potere del linguaggio e la sua ingiustizia nei confronti delle donne mettendo il risalto il maschilismo dominante e militante. E certamente che esistono ancora tantissimi pregiudizi e certi comportamenti nei confronti delle donne che sembrano di routine semplicemente perché li abbiamo sempre visti, ma questo dovrebbe far riflettere che non siano giusti. Buona lettura!
Note d’autore
Scrittrice, intellettuale e conduttrice radiofonica (Radio Capital) sarda. Nel 2006 ha pubblicato con ISBN Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede, nel 2009 il romanzo Accabadora con cui ha vinto l’edizione 2010 del Premio Campiello, nel 2011 Ave Mary (ripubblicato nei Super ET nel 2012), nel 2012 Presente (con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta) e nel 2012 il racconto L’incontro. È fra gli autori dell’antologia benefica Sei per la Sardegna (Einaudi 2014, con Francesco Abate, Alessandro De Roma, Marcello Fois, Salvatore Mannuzzu e Paola Soriga), i cui proventi sono stati destinati alla comunità di Bitti, un paese gravemente danneggiato dall’alluvione. Nel 2018 il suo L’inferno è una buona memoria. Visioni da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley ha inaugurato la collana PassaParola di Marsilio. Nel 2019 per Mondadori pubblica Morgana insieme a Chiara Tagliaferri. Per Einaudi è uscito nel 2021 “Stai zitta”.
“Sono nata in Sardegna, e per quanti indirizzi abbia cambiato in questi anni, dentro non ho mai smesso di abitarla, sognandola indipendente in ogni accezione del termine. Mi sono diplomata in una scuola tecnica e dopo ho fatto studi teologici, ma questo non ha fatto di me una teologa, almeno non più di quanto studiare filosofia faccia diventare la gente filosofa. Non mi piace essere definita giovane, a 37 anni essere considerati adulti dovrebbe essere un diritto. Non fumo, non porto gioielli preziosi, detesto i graziosi cadaveri dei fiori recisi, i giornalisti che mi chiedono quanto c’è di autobiografico e gli aspiranti pubblicatori che mi mandano da valutare romanzi che non leggerò mai, perché preferisco di gran lunga i saggi. Sono vegetariana, ma so riconoscere le occasioni in cui si può fare uno strappo. Per etica politica mi definisco di sinistra, e nel mio ordine interiore quella parola ha ancora senso. Sono sposata, e questo mi ha resa una persona più trattabile, anche se mi rendo conto che a leggere questa biografia non si direbbe. C’è tempo”.

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