Anacapri con l’Oro di Capri la ripresa parte dalla terra, l’oro verde nella guida slow food

Ad Anacapri tra gli olivicoltori dell’Oro di Capri l’attività negli uliveti e sui terreni non si è mai fermata, anche al tempo del Covid-19. Tutti i soci sono riusciti a completare le potature fino ad inizio primavera e si è portato avanti come ogni anno il monitoraggio della mosca con le trappole naturali e la torula, per difendere le olive dal loro più insidioso parassita. Il disciplinare che porta alla produzione di un olio extravergine biologico, secondo i principi della sostenibilità e della biodinamica, sono stati seguiti e coordinati dal dott. Carlo Alessandro Lelj Garolla. Questa determinazione che attraversa tutti i soci è stata ben alimentata dai successi della raccolta 2019, fatta di quantità abbondante di olive sanissime che hanno dato oli di pura eccellenza. Quest’anno per la prima volta ben due oli prodotti sull’isola sono stati insigniti della certificazione del Presidio Slow Food Olio Extra Vergine di Oliva, si tratta degli oli Cru Pino de’ Monaci e Cru Orrico dell’azienda Il Cappero che sono entrati in questo importante progetto in quanto prodotti da piante di olivo secolari, coltivate con metodi sostenibili, che sono stati imbottigliati separatamente da altri lotti/appezzamenti e che all’assaggio hanno ricevuto un punteggio eccellente. La scrupolosità di tanti soci nel seguire le regole della produzione biologica durante tutta l’annata olivicola 2019 ha dato i suoi frutti facendo inserire oltre all’azienda il Cappero, altre tre aziende, che fanno parte dell’Associazione L’Oro di Capri, nella Guida agli Extravergini di Slow Food Italia. A fare da apripista con il premio Grande Olio ed il Premio Dolomiti Energia ricevuti dalla stessa Guida nel 2015 è stata appunto l’azienda olivicola “Il Cappero” dell’imprenditore Gianfranco D’Amato, nella zona di Orrico, sulla via della Grotta Azzurra. Un progetto che si caratterizza dal 2011 per il recupero degli oliveti abbandonati e inselvatichiti. “Le piante di ulivi, – come riportato dalla guida slow food – sono coltivate in maniera moderna, praticando sovesci, interrando i residui di potatura cippati, controllando la mosca con tecniche e mezzi biologici.” Le varietà di olivi sono la Minucciola, la varietà autoctona e più diffusa e la Rotondella. Le altre aziende olivicole da quest’anno nella guida Slow Food sono: “Il Mulino”, di Antonio De Turris, fondata nel 2001, nella contrada La Fabbrica ad Anacapri. “Una gestione sostenibile dell’oliveto con attenzione massima a tutte le fasi di produzione. Immersa tra gli olivi è presente una piccola struttura ricettiva per la degustazione dell’olio.” Altra azienda, fondata nel 2012 da Pierluigi della Femina, presidente dell’Associazione L’Oro di Capri, ad entrare nella guida Slow Food, è “Il Pino”, in località Pino, nei pressi del Faro di Punta Carena. “Oliveto molto suggestivo, arroccato sugli scogli a ridosso del fortino di Pino. Tra le foglie si può vedere l’isola di Ischia e nelle giornate senza foschia Ventotene. Le piante si trovano lungo il famoso sentiero dei fortini che collega la Grotta Azzurra al Faro di Anacapri”. Infine ad entrare nella guida oli Slow Food anche l’azienda “Anna e Sabina” di Vincenzo Torelli, fondata nel 1994, in località Caposcuro, nei pressi de La Guardia ad Anacapri. L’azienda si caratterizza oltre che per la produzione di un pregiato olio anche per la coltivazione delle cicerchie di Anacapri, infatti viene descritta così nella guida Slow Food: “Tra le piante il terreno viene lavorato per coltivare erbe aromatiche, rucola, borragine e legumi. In particolare si produce la cicerchia di Anacapri, legume simbolo dell’isola”.

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