Se ami i tuoi figli…. “legali”

Nel mondo digitale del nuovo millennio, con i social che permettono una diffusione massiva e virale delle informazioni, soprattutto politiche e sociali, pare che le argomentazioni più serie e utili non riescano proprio a far breccia nel cuore degli italiani. Mentre entrano in vigore incentivi per evitare tragedie assurde come l’abbandono di neonati nei sediolini delle auto, le più banali regole di “sicurezza stradale” vengono costantemente disattese dai genitori italiani, quelli perennemente presi in giro dal resto d’Europa per eccesso di apprensione e protezionismo verso i propri pargoli. È l’incomprensibile contraddizione dei bambini portati in auto senza alcuna protezione, spesso letteralmente a spasso, “in piedi”, nello spazio tra il sedile ed il cruscotto lato passeggero, sorvolando allegramente anche sulla pericolosità di un’eventuale attivazione dell’airbag per scontri di minima entità. Parliamo di un vizio italico che miete, assurdamente, circa 50 bambini all’anno, con un tragico trend positivo confermato dai dati del 2018, anno in cui i bambini volati in cielo per incidenti stradali è aumentato del 22%. Contando le settimane di un anno, ovvero 52, stiamo raccontando una storia in cui perde la vita sostanzialmente un bambino a settimana, ma soprattutto una storia dove ne restano feriti più o meno seriamente altri 25 ogni giorno. Sono numeri impressionanti che non fanno assolutamente notizia se non quando compare un tragico trafiletto sulle news dei TG nazionali che poi suscita, inutilmente in ritardo, l’indignazione generale. Scrivo questo articolo, con un titolo “forte” e “provocatorio”, proprio perché sempre più spesso, come utente della strada, verifico di persona decine e decine di auto con bambini, ripeto, a spasso nelle autovetture sfreccianti nel traffico con genitori, zii o nonni assolutamente incoscienti del fatto che una semplice brusca frenata può catapultare il bambino fuori dal veicolo dopo aver sfondato il vetro, o comunque fargli procurare gravi ferite per il violento scontro con il cruscotto e altri elementi del mezzo (i famosi 25 feriti quotidiani). E pare che questa odiosa pratica, ancor più vergognosa quando coinvolge genitori con bambini su scooter e motocicli senza casco, tra l’altro sfrecciando come campioni di Moto GP tra le corsie delle nostre troppo trafficate strade, non sia minimamente scoraggiata nonostante alcuni eclatanti casi dove i genitori hanno subito non solo il peggior supplizio, ovvero la perdita di un figlio per propria mano, ma anche condanne dirette per omicidio colposo da parte dello Stato. È noto, infatti, il caso dei due sfortunati genitori di Cantù che, pochi anni fa, si videro strappare la figlia da un tragico incidente stradale e dall’incosciente pratica di tenere il proprio pargolo tra le braccia della madre sul sedile anteriore del passeggero. Dopo diverso tempo il Tribunale di Como ha sentenziato, certamente con un nodo alla gola, una precisa condanna contro i già duramente colpiti genitori che, certamente, avevano fatto un atto d’amore nel supporre una maggiore sicurezza della figlia tra le braccia della mamma ma che, come tanti altri italiani, non avevano creduto alla scienza e soprattutto alle norme, quelle del codice della strada, che tentano proprio di abbattere il più possibile i pericoli della circolazione stradale.
Diceva un mio stimato professore dei tempi universitari che noi tutti esseri umani, tutti i cittadini, soprattutto italiani, dovremmo fare “uno sforzo d’astrazione”. In maniera più accademica non diceva altro che “amici miei, siate meno incoscienti e pensate di più a ciò che fate”. Facciamolo per i nostri figli. La loro vita vale più di un fastidioso pianto per il tempo necessario a rassegnarsi alla regola che in auto si viaggia abbracciati alle cinture del sediolino omologato e non tra quelle della mamma. Facciamo questo sforzo d’astrazione e salviamo qualche bimbo da un tragico e beffardo destino.

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