inItaly: Subbiano e lo straordinario Castello di Valenzano

L’Italia delle mille bellezze, dell’arte e dell’enogastronomia, non finisce mai di stupire. Proprio qualche giorno addietro vi ho raccontato di un vero e proprio museo “celato” in un hotel dell’aretino. Alla “Corte dell’Oca” ho incontrato l’accoglienza toscana, a due passi da Arezzo, in una simpatica cittadina, Subbiano, che tra oliveti, vigneti, mulini, palazzi e piazzette storiche ti accompagna fino ad un’incredibile quanto inaspettata opera architettonica. È il Castello di Valenzano, un maniero in stile neogotico italiano eretto verso la fine dell’800 su preesistenti strutture di epoca medievale, caratterizzato da quattro bellissime torri che, insieme alle oltre 350 stanze riccamente ornate ed arredate, si adagia romanticamente sulle amene colline dell’Alpe di Catenaia, a poca distanza dal famosissimo fiume Arno e dall’altrettanta nota via Casentinese. Originariamente insediamento romano, alla caduta dell’Impero la zona viene trasformata dalle invasioni dei Goti e soprattutto dei Longobardi che, come in altre regioni d’Italia, erigono una torre d’osservazione i cui resti corrispondono all’attuale torre nord-ovest o “Torre della Fattoria”. Da documentazione medievale, come pure raccontatomi scientificamente da Luciano Maestrini, ex sindaco di lungo corso, scrittore e storico locale di Subbiano come la moglie Lia Rubechi (si veda l’ultima pubblicazione Subbiano da Podesteria a Comune, L. Maestrini e L. Rubechi, Selecta Editore, Isbn/EAN: 9788894141856), si evince lo sviluppo fortificato di tutto il precedente presidio Longobardo grazie all’aggiunta di ulteriori torrioni, diverse case e soprattutto la Chiesa di S.Niccolò. Passato nelle mani del marchese Luigi Rondinelli-Vitelli nei primi anni dell’800, il Castello di Valenzano si arricchisce della Chiesa di S.Maria, dove giacciono le importanti spoglie di S.Teofilo, e finisce intorno al 1884 nella sfera del banchiere e industriale Giovanangelo Bastogi fino all’arrivo, durante il tremendo periodo bellico della Seconda guerra mondiale, della sensibile Maria Adelaide Bastogi. È in questo periodo storico che la forza di una intelligente donna, combinata con la magnificenza del Castello, trasforma questa incredibile opera architettonica in sicuro luogo di riferimento e appoggio per gli uomini della resistenza toscana. Una storia che, purtroppo, si mescola con le vicende di sangue che hanno coinvolto tanti innocenti civili toscani, vittime di piccole e grandi stragi naziste caratterizzanti la storia del nostro Paese durante la sua “buia” parentesi violenta del secolo scorso. Nel 1969, dopo lunghe trattative con gli eredi della famiglia Strozzi, che aveva ottenuto il maniero nel dopoguerra, il Castello di Valenzano passa a Marino Franceschini, imprenditore toscano dalla sopraffina intelligenza artistica e culturale che, attualmente, unisce la passione imprenditoriale alla volontà di favorire il territorio di Subbiano e, in genere, la cultura del nostro splendido Bel Paese. Subbiano, però, non offre solo un museo nascosto in un hotel o, ancor più, un castello dalla bellezza incredibile. Subbiano ci dona anche una memoria storica che, da diverse parti d’Italia, s’è condensata nelle testimonianze di alcune battaglie militari del secondo conflitto bellico partite dalla Campania e arrivate sulle colline toscane. Così, passeggiando per questa amena cittadina, si scopre un museo di guerra e una storia che unisce l’aretino con l’alto casertano. Una storia, custodita dall’Associazione “Quelli della Karin”, di cui parleremo nel prossimo articolo di in Italy dove vi racconterò di un particolare posacenere creato a Francolise e arrivato sulle colline toscane con i soldati alleati.

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