Carinola. E’ morto Giovanni Rotunno poeta della malinconia e dell’amore

Ci ha lasciati Giovanni Rotunno, il caro poeta della malinconia e dell’amore. Lo avevamo lasciato una settimana fa sorridente, ma molto malato, in un letto dell’ospizio di Cisterna di Latina. Parlava poco e cercava di ricordare chi fossi. Aveva perfino dimenticato che era stato un poeta. Un grande poeta. Oggi che è morto non possiamo non ricordarlo. Era un poeta semplice e generoso che spesso donava i suoi libri, soprattutto ai giovani studenti che incontrava volentieri nelle sue visite alle scuole. Nelle mie, a Sparanise e a Teano, ha donato centinaia di libri. Forse più di un migliaio. Sempre gratuitamente. Veniva da San Donato di Carinola oppure da Cisterna di Latina, dove viveva in un ospizio e veniva a leggere e donoare le sue poesie ai miei studenti. Oggi quindi è un giorno triste: ci ha lasciato un uomo generoso , poeta della malinconia e dell’amore, ma anche cultore di storia e di matematica. Ha pubblicato numerose antologie, anche nella traduzione inglese ed ha vinto numerosi premi letterari . Ricordo la prima antologia, pubblicata per le edizioni Caramanica di Minturno nel maggio 2005, “Pensieri”, poi la seconda in lingua inglese, “Thoughts”, con liriche che vale la pena di ricordare. Le altre sue raccolte poetiche sono “Pensieri 2” ,edita nel marzo 2007, con la traduzione in inglese di Catherine McCormick, “Le parole della mia vita” , edizione 2008 e “Parole della mia vita 4”, edizione 2012. Le ultime interessanti liriche sono nelle raccolte “Pensieri di un ottuagenario” del 1015 e “Pensieri 5” dello scorso anno. Aveva 89 anni.
Il poeta di San Donato di Carinola, da anni trapiantato a Latina, all’inizio delle sue antologie poetiche spiega perché aveva scelto quel titolo. “Il pensiero – scrive – non ha voce ma è l’espressione genuina dell’animo umano”. E poi la dedica:”Ai ragazzi di ogni dove con amorevole comprensione, perché traggano motivi per fare propri i valori etici della vita e il rispetto della natura”. Scrivemmo nella prefazione a “Pensieri 2” che il la poesia di Rotunno non è solo
nostalgia per la propria terra, ma anche il tentativo riuscito di riallacciare i fili della memoria
per rintracciare una realtà genuina e dimenticata. La sua poesia, infatti, parla della sua terra dove, durante gli anni della pensione, dialogava con i luoghi, la campagna, le tradizioni. Una terra dove l’attaccamento alle proprie radici, ridava un senso alla vita matura nel ricordo della madre morta, della fede, dell’amore per la sua defunta moglie Dora. Quei pensieri erano le “confessioni” liriche di Giovanni, che ci rivelava il suo animo, i suoi affetti, i suoi dolori, le sue delusioni ma soprattutto le sue speranze, i suoi valori e i sogni della sua esistenza. I “Pensieri” erano poesie di luoghi, di vita, di fede e di amore, ma anche poesie morali, fatte di massime e ricordi di cani randagi e bambini abbandonati.
In “Pensieri 2” Rotunno pubblicò anche una lettera diretta ai ricchi:”Cari Signori, scrisse, non dimenticate mai di amare i poveri. Per favore, invitateli ai vostri palazzi e offrite loro di accomodarsi al vostro tavolo riccamente apparecchiato. Per favore siate voi stessi poveri nelle parole che usate, ma siano assolutamente ricche le vostre mani nel donare”. Un appello che chissà perché mi riporta alla mente i versi di “Cane randagio”:
“Non c’è uomo per me / che mi faccia le coccole/ e mi riempia la ciotola di cibo”.
Ha ragione Giovanni: se il mondo vivesse poeticamente, il ricco si vergognerebbe di fronte alla povertà dell’altro e lo aiuterebbe con generosità.
Il poeta Giovanni Rotunno del resto, non scriveva versi per guadagnare soldi o per vincere un premio, ma scriveva versi con lo stesso disinteresse che si ha per la preghiera. L’emozione interiore viene dal suo piacere di parteciparla agli altri:
“Ma che ti costa/ accarezzarmi una sola volta? /ed io ti adoro / da qui all’eternità”. (Fammi una carezza)

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