“I giardini di Bagh-e Babur” – presentazione all’Ordine dei Giornalisti della Campania

Nel libro dal titolo: “I giardini di Bagh-e Babur, dalla sabbia dell’Iraq alle montagne dell’Afghanistan, sulla via per Oxiana, le sfumature degli stessi colori” – grausedizioni Black Line, il giornalista-scrittore salernitano e direttore del quotidiano Quasimezzogiorno.it, Lorenzo Peluso, descrive una chiara cronaca di viaggi da lui intrapresi in varie aree ad alto rischio come il Kurdistan, l’Afghanistan e l’Iraq. Egli compone, con i suoi racconti, un puzzle arricchito di descrizioni e di argomentazioni come giustamente fa il corrispondente estero ed allo stesso tempo, cerca di dare, al lettore, la giusta percezione dei fatti nella loro integrità, del vero volto dei territori ed in questo caso del Medio Oriente. L’autore descrive il bello ed il difficile che si confondono e si incrociano con luoghi incantevoli, di una città fantasma ed ancora di più, la descrizione delle coraggiose combattenti contro lo stato islamico. Il filo conduttore che unisce tutto il racconto è quello di un forte ed orgoglioso senso di appartenenza che guida il reporter tra i soldati italiani, inquadrati nelle forze di mantenimento di pace (Peace-Keeping Operations) e consapevoli di appartenere anche loro ad uno dei tanti volti dell’Afghanistan. Ed è così che venerdì, 5 luglio 2019, alle ore 10.30, presso la sala conferenze dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, lo scrittore, Lorenzo Peluso, presenterà il suo libro: “I giardini di Bagh-e Babur”. Lo scrittore sarà affiancato da importanti relatori come: Ottavio Lucarelli (Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania), Carmine Pinto (docente di Storia Moderna dell’Università di Salerno) ed il Colonnello dell’Esercito Italiano Vincenzo Lauro (Comandante del Quartier Generale Italiano presso l’Allied Joint Force Command Naples in Lago Patria – Giugliano in Campania) che più volte è stato impiegato al comando di reparti specializzati in operazioni di mantenimento di pace in territori assolutamente non facili. Per precisare, il Colonnello Vincenzo Lauro, il 18 dicembre 1995, in qualità di Aiutante Maggiore, insieme al Colonnello Sandro Sandroni, Comandante dell’8° Reggimento Bersaglieri della Brigata Garibaldi con al comando il Generale di Brigata Agostino Pedone, fu uno dei primi ad entrare nella città di Vogošća (comune della Federazione di Bosnia ed Erzegovina situato nel cantone di Sarajevo con circa 27.816 abitanti) ed a dare inizio ad una delle prime missioni di mantenimento di Pace, nell’ambito della missione NATO di IFOR (Implementation Force), trasformata, poi, nel 1996, in SFOR (Stabilization Force). Successivamente, Vincenzo Lauro, è stato portavoce delle Forze Terrestri durante l’operazione “Antica Babilonia” a Nassirya (Iraq) nel periodo da giugno a settembre 2003, pubblicando, assieme al giornalista RAI Televideo, Nello Rega, il libro: “A sud di Bagdad”. Tutti questi particolari ci lasciano immaginare una mattinata ricca di notizie, di vicende vissute, in teatri operativi particolarmente difficili e pericolosi del Medio Oriente, da giornalisti, da militari (uomini portatori di pace) e dalle popolazioni ridotti allo stremo inverosimile. All’evento presenzierà un team di corrispondenti del periodico mensile di informazione e di cultura DEA Notizie. A questo punto, non rimane che darci appuntamento a venerdì, 5 luglio 2019, alle ore 10.30, presso la sala conferenze dell’Ordine dei Giornalisti della Campania in vico Santa Maria a Cappella Vecchia, 8 (Napoli).

Pura curiosità culturale: I giardini di Babur, in lingua originale Bagh-e Babur, sono un parco storico della città di Kabul, Afghanistan, e luogo di sepoltura del primo Imperatore Moghul, Babur. Si stima che i giardini siano stati allestiti intorno al 1528 d.C. (935 nel calendario islamico) quando Babur diede il via alla costruzione di un ‘viale giardino’ in Kabul. Alcuni frammenti di descrizioni dei giardini stessi sono raccolti nelle memorie personali dell’imperatore, il Baburnama. Fu tradizione consolidata dei regnanti moghul quella di promuovere la creazione di luoghi di svago e ristoro durante il proprio governo e scegliere in seguito il proprio preferito come luogo di sepoltura. I Bagh-e Babur continuarono a godere di prestigio anche sotto i successori dell’imperatore: risulta documentato un pellegrinaggio ai giardini dell’imperatore Jahangir nel 1607, quando ordinò che tutti i giardini della città fossero cintati da mura e che una piattaforma adibita alla preghiera fosse sistemata davanti alla tomba di Babur, in cima alla quale fece anche sistemare una lapide incisa. Durante la visita dell’imperatore Shah Jahan nel 1638, uno schermo in marmo venne fatto erigere intorno al gruppo di tombe, ed una moschea venne costruita sulla terrazza sottostante. Resoconti coevi alla visita del 1638 parlano già di un canale per l’acqua in pietra che correva in mezzo a un doppio filare di alberi al di sotto della moschea, intervallato da piscine. Babur manifestò a lungo, sin da quando era riuscito a divenire imperatore, la volontà di essere sepolto in un luogo degno della sua grandezza: di conseguenza pare che sia stato il monarca stesso a scegliere come proprio luogo di sepoltura il Bagh-e Babur. Un articolo scritto dall’Aga Khan Historic Cities Programme, descrive lo schermo marmoreo fatto costruire nel 1638 dall’imperatore Shah Jahan, sul quale campeggia questa iscrizione: “solo questa moschea della bellezza, questo tempio della nobiltà, costruito per la preghiera dei santi e l’epifania dei cherubini, è così adatta a stare in un tale venerabile santuario come questo viale degli arcangeli, questo teatro del paradiso, il giardino di luce del re angelo rimesso a dio le cui spoglie sono in questo giardino del paradiso, Zahiruddin Muhammad Babur il Conquistatore”. Sebbene l’aggiunta di schermi ad opera di Shah Jahan contenesse riferimenti a Babur, Salome Zajadacz-Hastenrath, nel suo articolo “A Note on Babur’s Lost Funerary and Enclosure at Kabul” suggerisce che sia stata proprio l’opera di Shah Jahan a trasformare i giardini di Bagh-e Babur in un cimitero. Sostiene infatti cheuna moschea venne costruita sulla tredicesima terrazza, la terrazza più vicina alla Mecca; la terrazza successiva, la quattordicesima, sarebbe stata destinata ad ospitare il recinto funerario che contenente la tomba di Babur e di alcuni dei suoi parenti maschi. Questa trasformazione nel senso di un vero e proprio mausoleo, con una recinzione intorno alla tomba di Babur, tende a sottolineare il prestigio raggiunto da tale imperatore. Cintandone la tomba, Shah Jahan separò anche dopo la morte il re da tutti gli altri. L’unico accenno al progetto è racchiuso in uno schizzo ed una breve descrizione ad opera di Charles Masson – un soldato britannico – risalenti al 1832, anno in cui la tomba fu distrutta da un terremoto. Nella descrizione della tomba ne tesseva le lodi: “sebbene – ovviamente – in cattivo stato di conservazione, essa presenta una grande manualità nella lavorazione della pietra: alte mura con sontuoso lavoro di jali e decorazione in rilievo”. Masson descrisse inoltre la tomba come accompagnata da numerosi monumenti di natura simile, commemorativi dei suoi (di Babur) parenti, circondati da un recinto di marmo bianco, curiosamente ed elegantemente intagliato…Nessuna persona ha supervisionato su queste ed è stata presa una grande libertà con le pietre utilizzate nelle mura di recinzione. Ovviamente, i disegni e le descrizioni di Masson ci forniscono solamente il punto di vista della sua epoca su quanto potesse sembrare stravagante la tomba. Bagh-e Babur è cambiato drasticamente dall’epoca moghul ad oggi. Durante il corso degli anni influenze esterne hanno ridefinito l’uso del sito. Ad esempio, l’Aga Khan Historic Cities Programme descrive come, a partire dal 1880, Abdur Rahman Khan abbia costruito all’interno dei giardini un padiglione ed una residenza per la moglie, Bibi Halima. Nel 1933, lo spazio fu convertito in un luogo di pubblico svago con piscine e fontane, divenendo una delle principali attrazioni urbane. Una moderna serra e una piscina furono infine aggiunte nel 1980. Sebbene la recinzione della tomba di Babur non sia più presente, Bagh-e Babur rimane uno dei siti di interesse storico più importanti della città di Kabul. Durante gli anni più recenti, sono stati intrapresi alcuni tentativi di ricostruire la città di Kabul e la tomba di Babur. Zahra Breshna, un architetto del Department for Preservation & Rehabilitation of Afghanistan’s Urban Heritage, sostiene che sarebbero da enfatizzare principalmente lo sviluppo ed il rafforzamento degli aspetti locali e tradizionali in parte dimenticati, piuttosto che collocare questi all’interno del contesto globale contemporaneo. L’obiettivo è di preservare la tradizione senza ostacolare lo sviluppo di moderne istituzioni dal punto di vista sociale, ecologico ed economico. I pianificatori hanno inoltre discusso a lungo sull’importanza di un ‘revival dell’identità culturalè nello sviluppo della città: tali idee sembrano essere in accordo con i progetti dell’Aga Khan. Il piano esposto dall’Aga Khan spinge per la ricostruzione del Bagh-e Babur e fa perno su alcuni elementi chiave: la ricostruzione delle mura perimetrali, il ripristino della moschea di Shah Jahan ed il restauro del recinto della tomba di Babur sono tutti importanti ingredienti del restauro dei giardini e del precedentemente citato revival dell’identità culturale. Le mura perimetrali, comuni in tutte le città islamiche, provvederebbero alla recinzione dell’area. La proposta principale è comunque quella inerente al restauro della tomba di Babur: la ricostruzione del giardino ed il ripristino di un elemento storico così importante è visto all’interno di questo contesto anche come la possibilità di restituire un motivo di orgoglio ed unità alla cittadinanza. Seguendo tale piano di recupero, è stato eseguito un dettagliato rilievo delle mura perimetrali del giardino, parte delle quali si pensa siano riconducibili al tardo XIX secolo. Queste sono costituite da mattoni fatti a mano ed essiccati al sole su fondazioni in pietra, tecnica ancora oggi largamente utilizzata in Afghanistan nelle costruzioni rurali. Dopo un’attenta documentazioni, le porzioni danneggiate o mancanti delle mura sono state riparate o ricostruite tra il 2002 ed il 2004, periodo durante il quale la manodopera specializzata e generica ha fornito quasi 100.000 giornate di lavoro. Al fine di garantire un appropriato livello di accuratezza nel lavoro di conservazione e restauro, una vasta gamma di documenti è stata consultata e catalogata: oltre agli specifici riferimenti al Bagh-e Babur stesso, sono stati studiati coevi documenti riguardanti la distribuzione dell’acqua e la scelta delle tipologie di alberi. È stata inoltre preziosa la consulenza di studiosi che avevano in precedenza curato lo studio e il restauro di ulteriori giardini moghul nella regione. Dal 2003 l’attenzione si è concentrata sulla moschea in marmo bianco, fatta costruire da Shah Jahan nel 1675 per festeggiare la conquista di Balkh, sul ripristino del recinto della tomba di Babur, sul recupero del padiglione nei giardini risalente ai primi anni del XX secolo e sulla ricostruzione del complesso dell’haremserai, o Palazzo della regina. Inoltre, si è proceduto alla costruzione di un nuovo caravanserraglio, ricreato sulle orme di un edificio preesistente situato alla base del giardino, laddove son stati preservati anche i resti di una porta fatta erigere da Shah Jahan. All’esterno dei confini del giardino è stata creata anche una piscina. Investimenti significativi sono inoltre stati fatti nei confronti dell’ambiente naturale del giardino, grazie anche ai già citati studi su documenti d’archivio inerenti alla natura storica del paesaggio ed il confronto con le necessità dei visitatori contemporanei. È stato installato un sistema di irrigazione e diverse migliaia di alberi sono stati piantati: tra questi si contano platani, cipressi, biancospini, ciliegi selvatici ed altri alberi da frutto e da ombra. Basandosi sui risultati degli scavi archeologici, sono state ristabilite la relazione tra le tredici terrazze e la complessa rete di camminamenti e scalinate. Dagli inizi del 2008 il giardino è gestito dal Bagh-e Babur Trust e conta un costante aumento del numero annuo di visitatori, superiore alle 300.000 unità annue.

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