C’è da imparare ed Orgosolo insegna

Il carattere e l’anima di Orgosolo viene da molto lontano, le radici si perdono nel neolitico medio tra Menhir, Dolmen e Nuraghi a 4.000 anni prima di Cristo e, nonostante un turismo più accorto manifesti grande interesse per il paese, restano lontane le spiagge del jet set vacanziero.
Un temperamento solido e ospitale ma indurito, probabilmente, dalle vicende storiche che si sono via via stratificate. Il forestiero da queste parti ha preso sempre molto di più di quanto era disposto a lasciare, Cartaginesi, Romani, Spagnoli …peggio di tutti i Piemontesi: dall’Editto delle chiudende e i suoi effetti devastanti nelle campagne, alla Caccia Grossa dei Savoia, un vero e proprio massacro pianificato a tavolino. Anche lo Stato italiano non si è troppo distinto con il fallimentare Piano di Rinascita, e neanche con l’imposizione di un poligono di tiro in località Pratobello alla quale gli orgolesi in massa si opposero, imponendo di fatto all’esercito il ritiro.
Abituati dalla storia (e dall’attualità) a non sperare in nulla che potesse arrivare disinteressatamente, hanno consolidato una ferma consapevolezza e una straordinaria fierezza che li rende capaci di un pensiero lontanissimo dal conformismo che invece avvelena gran parte d’Italia.
Orgosolo sembra silente ed invece il suo spirito, il suo pensiero, è forte e schierato, è ribelle, è ostentato sui muri dipinti dei suoi celebri murales che danno voce viva al popolo e al suo senso del giusto anche quando è scorretto. Quei circa 200 murales per le stradine e le piazzette del paese non sono slogan e non sono diventati per fortuna neanche un brand; sono politica, utopie, tradizioni, identità, protesta e vicinanza a chi è rimasto indietro, qualunque sia il motivo e qualsiasi la razza.
C’è da imparare ad Orgosolo ma, come succede del resto in tanti piccoli paesi dell’entroterra, i forti tagli alla spesa sociale imposti dalle politiche nazionali e regionali (scuole, sanità, trasporti…) uniti alla carenza di opportunità lavorative, costringono le persone ad un livello di servizi da molti considerato insoddisfacente. E così in tanti appena possono se ne vanno, portandosi via un pezzettino ciascuno dell’anima sarda.

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