Intervista a Antonio Romano Presidente C.E.R.

Ho avuto modo di conoscere Antonio Romano in occasione di una sua “ospitata” presso la sua Radio Amore, per parlare di borbonismo; non mi sorprese la calorosa accoglienza e la disponibilità che dimostrò nel ricevermi, perché chi lavora con la musica, di solito, è spinto a un atteggiamento naturalmente teso all’ospitalità; attraverso l’intervista, poi, compresi che la sua anima partenopea non si distaccava molto dall’essere duosiciliano, intriso di amore e tradizione. Antonio Romano è uno dei pionieri che hanno scritto la storia delle radio libere in Campania. Attivo fin dal 1975, oggi è apprezzato direttore di una radio bella, libera e identitaria, Radio Amore, che raccoglie il testimone delle prime e leggendarie radio libere. E’ giornalista e speaker radiofonico, scrittore. Ha pubblicato con l’editore Guida ” Radio libere….una storia d’Amore “, raccontando in modo scorrevole tutta la sua storia, ma anche la storia delle tante radio libere che dal 1975 diedero vita ad un momento di libertà espressiva e culturale notevole. Come speaker ha all’attivo circa 2.500 interviste con grandi personaggi della musica, dello spettacolo, dell’arte, della cultura, della politica, da Enrico Berlinguer a Maurizio Valenzi, da Giulio Tarro a Umberto Veronesi, da Albano, Minghi, Ricchi e Poveri, Fortis, Ruggeri, Arbore, i Vianella, Di Capri, Gagliardi, Gazebo, Mango e tanti altri, forse si fa prima ad elencare gli Artisti che non sono passati ai microfoni di Antonio Romano e di Radio Amore. E lui li ha accolti con garbo, senza mai tentare di metterli in difficoltà, anzi mettendoli a loro agio per sottoporli al giudizio del pubblico, sovrano. Negli ultimi anni ha dato voce a tantissimi personaggi locali, che magari difficilmente avrebbero trovato spazio in altri media, aiutandoli a farsi conoscere ad una platea attenta e competente. Convinto assertore delle ragioni del meridionalismo, seppur non militante, ha speso gran parte della sua vita nella conoscenza e valorizzazione della grande canzone napoletana, con particolare riferimento a quella classica, uno dei patrimoni inestimabili che i nostri antenati ci hanno lasciato e che noi abbiamo il dovere di preservare, incentivando anche quegli Artisti che perseverano malgrado le oggettive difficoltà incontrate nell’espletamento della loro attività. Sta di fatto che aumentando e approfondendo la conoscenza, posso dire senza tema di smentita che abbiamo Artisti di talento immenso, i quali per fortuna sono apprezzati ovunque, tranne che da noi. Non voglio sembrare il solito vecchio nostalgico che dice ” la musica del passato era musica “, però la realtà è proprio questa. Quella di oggi sarà anche tecnicamente ben seguita, ma il cuore difficilmente c’è, questo vale per la musica leggera in genere. Non inserisco nella musica napoletana i ” neomelodici “, termine improprio che identifica un genere che appartiene alla parte più degradata della città e della sua provincia, con tematiche afferenti ad una sub cultura che va, a mio parere, combattuta a suon di cultura, attività sportive, ludiche, sociali. Non è musica neanche il Rap e Trap, i ragazzi, che sembrano degli oranghi tarantolati, pur rappresentando anch’essi lo stesso strato sociale dei neomelodici, hanno almeno tematiche di opposizione al sistema, anche se con testi spesso violenti e volgari. La musica, sia essa napoletana o italiana, ha origine dal melodramma e in rapporto ad esso deve, a mio parere sempre far riferimento.
D) Antonio, a bruciapelo, come ti trovi in questo mondo radiofonico nuovo, dove pare che l’armonia, il bello e la poesia musicata sembrano passate in secondo piano?
R) Il mondo radiofonico è mutato rispetto a quello dell’epoca pionieristica, quello a cui sento ancora di appartenere. Non ho mai accettato il termine che ci ha imposto la legge 223/90 ( Mammì ), che da radio libere ci impose di diventare Radio locali commerciali. E’ chiaro che in un mondo dove le linee guida, in tutti i campi, sono dettate dall’alto, io che ho sempre sostenuto come il pubblico sia sovrano e che il volere del pubblico, quando è chiaro e lampante, va onorato. Oggi i grandi network, tutti del Nord fuorché uno che è napoletano, sono aziende commerciali che non prediligono il bello, la poesia, la musica, l’arte, la storia ma sono attente solo al profitto. Oggi Radio Amore, con il suo palinsesto è alternativa ad un sistema ormai consolidato che a me non piace per niente.
D) La tua predisposizione al cosiddetto meridionalismo identitario nasce da dove, il tuo proposito?
R)Da ragazzino, ero un appassionato di storia e pur non avendo ancora chiaro quello che è veramente accaduto con l’eliminazione di un regno florido come quello delle Due Sicilie, qualche domanda già me la ponevo. Qualche esempio? Garibaldi si ritirò a Caprera, mi chiedevo, aveva guadagnato tanto per comprarsi un’isola. E ancora, se da un lato il mio professore ci parlava dei Massoni come cospiratori e comunque ne parlava male, perché poi i nostri eroi risorgimentali erano massoni? Se eravamo arretrati e incivili, perché i Rothschild, che erano banchieri che speculavano dove c’erano le possibilità, perché avevano in Europa solo 4 sedi, Parigi, Londra, Vienna e…Napoli? e Infine, perché le campagne meridionali si svuotarono con la ( mala ) unità e ci fu una emigrazione incredibile, cosa non avvenuta prima. Ecco, queste domande, questi dubbi sono stati fugati dalla conoscenza successiva, grazie allo sforzo di tanti appassionati che con il loro studio hanno contribuito al ripristino della verità storica. Cosa vorrei? Maggiore e migliore coesistenza dei vari Gruppi meridionalisti, perché anche i giovani si stanno appropriando della loro storia e c’è una aria di riscatto, non solo storico ma anche sociale e politico. Per dirla alla…piemontese, io sento il lamento dei meridionali, abbiamo il dovere di mettere il piede sull’acceleratore. Oggi il momento è propizio.
D) Ho avuto modo di leggere il tuo libro, “Radio libere… Una storia d’amore” Giuda Editore, mi è piaciuto molto,una immersione totale in un mondo, quello delle Radio libere, che sembra stia sparendo, pensi ci sarà un freno a questo stillicidio?
R) Le radio libere di fatto non esistono più. Proprio per questo Radio Amore è un vero miracolo, però mi duole dire che, al di là dei consensi che riceviamo quotidianamente e che ci fanno bene, avremmo bisogno dell’aiuto concreto del nostro pubblico. Sogno una sottoscrizione con una quota annua, che ci consentirebbe di essere più sereni nella gestione della radio, che ha costi notevoli, da parte di chi ne ha le possibilità e condivide il nostro progetto. Ci proverò a sensibilizzare i tanti amici, che hanno una qualche possibilità economica, a sostenerci. Potremmo fare ancora tanto di più. Io ci credo. In qualità di scrittore ho pubblicato per Guida un libro, “ Radio libere….., una storia d’Amore”, che racconta, anche attraverso la mia esperienza diretta, l’epopea romantica dei primi 10 anni delle radio libere. Nel libro lascio spazio alla speranza, ma in Campania l’amministrazione Regionale, e non solo, non fa nulla per aiutare le radio locali che fanno cultura ed informazione, diversamente da altre regioni, che hanno attivato più di uno strumento di sostegno.
D)La vostra battaglia per lo spazio etere, che sembrava minacciato da qualche potentato, a che punto è giunta?
R) La nostra battaglia, a seguito del rischio concreto di chiudere i battenti, si è chiusa con una clamorosa vittoria e ormai il pericolo di smobilitare dopo 44 anni di onorata attività è, per fortuna, alle nostre spalle.
D) Cosa prospetti per il territorio, politicamente ma pure come cultura?
R) Mi aspetto, proprio con una presa di coscienza e a differenza del pensiero di certi politici “ poco illuminati “, che grazie alla cultura nel nostro territorio si possa anche “mangiare” e consentire ai giovani di poter restare qui, senza essere costretti a spostarsi altrove per cercar fortuna. Essi infatti hanno avuto in sorte di nascere in una terra bellissima e piena di potenzialità. Sogno anche un Movimento meridionalista che possa pretendere impegni precisi da un partito o movimento politico, per recuperare, in tempi ragionevoli il gap tra nord e sud, o, in alternativa, che si possa creare una forza politica libera da ideologie e lacciuoli, votata solo al buon meridionalismo. D) Cosa ci stai preparando per il futuro? R) Per il futuro? Beh, data la mia carta di identità spero…….di stare bene, per poter ancora profondere tutto il mio impegno, l’entusiasmo, il mio inguaribile ottimismo nei tanti progetti. Intanto ho terminato una biografia sul grande “Scugnizzo della canzone napoletana”, Antonello Rondi. La daremo presto alle stampe, e in allegato ci sarà anche un CD con 4 inediti e 10 dei suoi successi più significativi.

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