Una tira l’altra. Cosa sono? La castagnole!

Si sa, oramai è risaputo, che ogni festa rappresenta un’occasione per deliziare i nostri palati e per questa ragione, durante il Carnevale, così come durante tutte le altre ricorrenze dell’anno, si suole preparare dei dolci divenuti un must nella gastronomia campana di questo periodo. Accanto alle tradizionali chiacchiere e al sanguinaccio, si annoverano sfiziose palline a base di farina, uova, zucchero e burro, fritte in olio bollente e poi servite con una bella spolverata di zucchero a velo, chiamate “castagnole”, poiché la loro forma e le loro dimensioni riportano alla mente proprio quelle del noto frutto autunnale racchiuso in un riccio. In verità questa piccola delizia è diffusa in tutta Italia per cui ne esistono numerose varianti sia per quanto concerne gli ingredienti che per quanto concerne il nome stesso con cui viene designata (si pensi agli struffoli di carnevale in Umbria settentrionale). Questo sfizio, preparato nel periodo più mascherato dell’anno, ha origini non molto antiche. Pare, difatti, che un volume manoscritto del Settecento trovato da Italo Arieti e conservato in archivio a Viterbo, riporti ben quattro ricette di castagnole di cui una prevede la cottura al forno. Ma ci sono buone probabilità che dietro l’espressione di “struffolo romano”, utilizzata già nella seconda metà del Seicento dal Latini, cuoco della casa reale D’Angiò e dal Nascia, cuoco dei Farnese, si celassero proprio i dolcetti in questione dal momento che struffolo è spesso usato come sinonimo di castagnola. Poiché, dunque, ogni pretesto o meglio ogni ricorrenza è buona per riempirci la pancia non ci resta che degustare le castagnole, considerate uno dei simboli del Carnevale italiano, come rammenta anche un proverbio diffuso nei dialetti marchigiani: “Fenito Carnevà, fenito amore/ fenito a fà la pachia da signore/ fenito de stacià farina in fiore/ fenito de magnà le castagnole”(“Finito Carnevale, finito amore/ finito il far la pacchia da signore/ finito il setacciar farina in fiore/ finito il mangiare castagnole”).

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