Un esercito europeo

Lunedì i rappresentanti di ventitre paesi europei hanno firmato un accordo con cui si impegnano ad aumentare la spesa militare, a coordinare lo sviluppo e l’acquisto di tecnologie militari e a mettere in comune parti sempre maggiori dei loro eserciti nazionali. Si tratta del progetto PESCO (PErmanent Structure COoperation), che prevede la nascita di un esercito europeo, capace di garantire la sicurezza internazionale del continente. Il progetto era già previsto dal Trattato di Lisbona del 2007, ma si era più volte arenato a causa dell’opposizione di Paesi come la Gran Bretagna. Dopo Brexit però la Francia e la Germania hanno deciso di portare avanti l’iniziativa, a cui hanno già aderito la maggior parte degli Stati membri, tranne l’Irlanda, il Portogallo, la Danimarca e Malta. L’accordo, che entrerà in vigore a partire dal prossimo undici dicembre, prevede: l’aumento sostanziale delle spese militari; la creazione di una forza di reazione rapida; l’integrazione dei vari eserciti europei in un’unica forza militare; l’aumento della compatibilità tra i vari equipaggiamenti militari degli eserciti europei. A questo seguirebbe la creazione di un Comando Centrale Europeo, che coordinerebbe le azioni dell’esercito all’estero (come ad esempio nel caso degli interventi francesi in Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia). Tuttavia non si è ancora decisa la modalità di azione e d’intervento del futuro esercito europeo. La Germania punta alla creazione di un vero e proprio esercito europeo, con una struttura di comando centralizzata e che rappresenterebbe appieno l’unità e l’integrazione europea. Nella mente dei politici tedeschi, l’esercito andrebbe utilizzato con la parsimonia che viene applicata all’esercito tedesco: poche operazioni al di fuori dei confini e solo quando assolutamente necessario e, in ogni caso, sempre come parte di una vasta coalizione. La Francia invece ha un atteggiamento diverso: il suo obiettivo è avere una politica di difesa europea più attiva. I francesi vorrebbero più missioni militari europee in giro per il mondo, formate da militari provenienti dai paesi europei (e visto che al momento è soprattutto la Francia ad effettuare questo tipo di missioni, significherebbe in qualche misura dare all’esercito francese una sorta di “preminenza” sugli altri). Qualunque sia la sua finalità, il progetto PESCO riuscirà forse a raggiungere un risultato che gli Stati Europei cercavano di ottenere fin dai primi vagiti della Comunità Europea, assicurando sicurezza e protezione ai Paesi dell’Unione e favorendo la coesione interna dell’Europa, che ora, a distanza di decenni, può iniziare a essere definita come Stato.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post