Origine degli spaghetti “aulive e chiapparielli”

Lesserai libbre quattro di vermicelli, badando, che l’acqua non deve esser poca, frattanto farai soffriggere in una proporzionata casseruola once otto di ottimo oglio con once quattro d’alici salse lavate e spinate, ci porrai grana tre d’olive nere disossate, ed once due di capperini, di quelli salati, ben lavati, e fuori della fornella ci rivolgerai li vermicelli benissimo sgocciolati, dopo che li avrai fatto bene inzuppare ci porrai del sale, del pepe e per chi ci piace, ci porrai ancora un grano di petrosemolo ben triturato, che dicesi finis-erbe, e terrai la casseruola al lato della fornella rivoltando li vermicelli in ogni cinque minuti con forchettone, e mescola perché così facendo, si scioglieranno, e si asciugheranno, e così li porrai in zuppiera. Recita così il Trattato di cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti, uno dei primi testi a riportare la preparazione di questo piatto della cucina popolare napoletana e definito “Vermicelli all'oglio con olive capperi ed alici salse” piuttosto che con il più comune “puttanesca”. Come di consueto le interpretazioni etimologiche di queste specialità culinarie sono le più disparate. Alcuni ne attribuiscono l’invenzione al proprietario di una casa di appuntamenti sita nei Quartieri Spagnoli, il quale, data la facile reperibilità degli ingredienti, era solito deliziare i suoi ospiti con questo piatto dalla preparazione semplice e veloce. Altri fanno invece riferimento alla biancheria intima dalle tinte vistose, che indossavano le donne della casa per attrarre gli uomini, che richiamavano proprio il verde del prezzemolo, il rosso dei pomodori, il viola delle olive, il grigio-verde dei capperi. Legata al medesimo ambito è anche un’altra versione che attribuisce la paternità della “puttanesca” ad una donna di vita dalle origini provenzali, Yvette, che la inventò per celebrare il suo mestiere. In tempi più recenti a rivendicare l’invenzione di questo piatto, dal nome oltre che insolito anche poco elegante, è stato l’architetto Sandro Petti, proprietario di un ristorante ischitano, il quale, per accontentare degli amici particolarmente affamati, non avendo nulla in cucina e sfruttando classici ingredienti della cucina meridionale, propose loro “una puttanata qualsiasi”. Nacque, probabilmente da un’improvvisazione uno dei piatti forti della cucina campana.

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