Estorsione al datore di lavoro

I Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo del Pubblico Ministero emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per il reato di estorsione continuata commessa con l'aggravante del metodo mafioso (art 81-629 cp art. 7 legge 203/91) nei confronti di due dipendenti della ditta DHI "Di Nardi Holding Industrial" s.p.a., con sede in Pastorano (CE), appaltatrice del servizio di raccolta pubblica dei rifiuti nel Comune di S. Maria C.V. (CE) ed in altri comuni della provincia. Tale provvedimento recepisce gli esiti di un'attività di indagine condotta, tra i mesi di aprile e giugno 2016, mediante acquisizioni testimoniali e riscontro di dichiarazioni di c.d.g. e trae spunto da un episodio di agitazione dei dipendenti della DHI occorso in data 16 aprile 2016 nel cantiere di S. Maria C.V..
Nella circostanza, infatti, il servizio di raccolta dei rifiuti venne illegittimamente interrotto per circa 24 ore a causa di proteste dei lavoratori che lamentavano ritardi nel pagamento degli stipendi. La situazione causò l'attivazione di una procedura di infrazione da parte del Comune appaltante nei confronti della citata ditta per inadempienza contrattuale, con sanzione irrogata per diverse decine di migliaia di euro. L'approfondimento della vicenda, anche in riferimento al ruolo all'interno del cantiere di S. Maria C.V. del responsabile dei lavoratori, nella persona di DEL GAUDIO Tommaso, detto "Masino", soggetto appartenente alla c.d. famiglia dei "Bellagiò", contigua al Clan dei Casalesi, consentiva di accertare che, sullo specifico cantiere, la famiglia DI NARDI, proprietaria della ditta, era vittima di continue richieste di carattere estorsivo. In particolare la ditta DHI, al fine di evitare che agitazioni illegittime e non preavvisate come quella del 16 aprile la esponessero al pagamento di pesanti penali nei confronti del Comune ed all'oneroso spostamento di dipendenti e mezzi da altri cantieri della provincia, versava con cadenza mensile al DEL GAUDIO Tommaso stipendi "gonfiati" della somma di circa 3.000 euro. Il DEL GAUDIO, spalleggiato dal proprio complice, giungeva a pretendere che gli fosse corrisposta dal datore di lavoro la somma di euro 6000 mensili, non corrispondente a quella di inquadramento professionale, prospettando, in caso contrario, di intervenire — grazie alla sua caratura criminale, presso i dipendenti della DHI per costringerli ad astenersi dal servizio.

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