CALES – Un’area archeologica da riscoprire

L’archeologa calena, Concetta Bonacci, esperta anche in conservazione dei beni culturali, in una sua recente opera “Cales – Un’area archeologica da riscoprire” focalizza, con attenzione critica e documentazione scientifica, lo stato dei luoghi dell’antica Cales e l’opportunità della redazione di una carta archeologica ed una successiva pianificazione di un parco archeologico e di un museo.
Si sofferma, con dovizia di particolari, sulle fonti letterarie afferenti la fondazione della città di Cales, nota agli scrittori e poeti romani: Silvio Italico, Dionigi d’Alicarnasso, Tito Livio, Tacito, Cicerone, Orazio, Plinio il Vecchio, Valerio Massimo e Catone.
Di notevole pregio è la trattazione, particolareggiata, della documentazione fotografica ed urbanistica della Cales preromana riguardante le fortificazioni, i quartieri abitativi (località San Casto Vecchio e l’Area dell’autostrada Roma-Napoli), le aree sacre urbane (in località San Pietro e a sud delle Terme Centrali, Santuario in località Circolo e in località Ponte delle Monache), le aree extra urbane (in località Casariglia e Monte Grande), le necropoli (in località Pezzasecca e il Magliaro). Con la stessa rigorosa ricerca e scientificità tratta, poi, la documentazione topografica e urbanistica della Cales Romana inerente le fortificazioni; i quartieri abitativi (abitazioni in località Circolo); gli edifici pubblici (complessi murari di via Forma, anfiteatro, teatro, terme centrali e settentrionali, Castellum aquae e palestra); le aree sacre (tempio, arce, Santuari in località Circolo e Capitolo, Ponte delle Monache); le aree extraurbane (area sacra in località Monte Grande); i quartieri artigianali urbani ed extraurbani; il sistema viario urbano; il foro di Cales; le necropoli (il complesso monumentale di località Cucetrone); il sistema viario extraurbano (strade extraurbane in direzione dell’Ager Falerus, dell’Ager Campanus e del Campus Stellatus, a nord dell’anfiteatro e dell’abitato e la via Latina); i quartieri rurali, ville e fattorie extraurbane; Calvi Risorta (località: Casino Sion, Circumvallazione, Selva, La Costa, Mirabella); Rocchetta e Croce (Masseria Loreto e località Ciatanini); Giano Vetusto (località Masserie di Giano, Masseria Vitagliano, località Masseria Coppa Bianca, Le Corde, Campole, Marotta).
L’autrice, nella seconda parte del volume, presenta e descrive lo stato di Cales come, purtroppo, si presenta oggi: sterpagli e rovi la fanno da padrone in quanto manca negli amministratori pubblici e nei cittadini del comprensorio un’adeguata cultura della conservazione dei beni e della memoria che hanno costruito la storia di Cales.
L’archeologa, in forma propositiva, suggerisce, poi, la redazione di una carta archeologica puntuale e completa che dovrebbe iniziare con lo studio geomorfologico del territorio oggetto di ricerca topografica e archeologica, analizzando i diversi aspetti naturali e antropici che lo hanno interessato e modificato nello spazio e nel tempo.
L’autrice auspica, altresì, l’istituzione di un parco archeologico che consentirebbe “un ulteriore apporto economico in quanto garantisce una produttività integrata al territorio e un apporto di interdipendenza tra questo e l’area archeologica”.
Non sfugge all’archeologa Bonacci la necessità dell’istituzione di un museo o di una mostra permanente che garantirebbe in modo ottimale di esporre “le interessanti produzioni artistiche di ceramica a vernice nera calena, di terra sigillata calena, di coroplastica votiva e di oggetti di lusso presenti nelle ricche tombe delle necropoli calene, oltre i tanti bene stipati nei depositi della Soprintendenza e dispersi nei vari musei, tra i quali il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Campano di Capua e quello di Madrid”.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post