Alla scoperta dell’alto Jonio cosentino

Solcavano i mari sulle loro navi diretti verso le coste dello Jonio, per saccheggiare, uccidere donne e bambini. I Saraceni nel corso dei secoli assediarono molte città,
che per difendersi innalzarono lungo le coste torri di avvistamento.
Nell’alto Jonio molte sono ancora in piedi, mute sentinelle a scrutare il mare in attesa
de “lo nero periglio”, ormai scomparso.
Per gustare un territorio come l’Alto Jonio Cosentino, ancora tutto da scoprire, ma certamente per vivere esperienze indimenticabili in autunno, è stato organizzato in settembre l’educational per tour operator dal direttore della rivista di turismo e cultura del Mediterraneo “Spiagge” (www.mediterraneantourism.it), Carmen Mancarella. È il Gal Alto Jonio Federico II che ha inteso far conoscere queste zone. «La mia terra è straordinaria – dice il direttore del Gal Federico II, Franco Durso – rimasta autentica ed incontaminata. Dai paesi di collina lo sguardo si perde tra le valli del Metapontino e la piana di Sibari per arrivare fino al mare. Noi del Gal vogliamo far conoscere questo territorio ad un pubblico sempre più vasto, le sue tradizioni autentiche, il forte senso di ospitalità dei suoi abitanti». Si può dormire in hotel di lusso come il quattro stelle Miramare Palace hotel, diretto da Ugo Vulnera, affacciato sul mare di Trebisacce. L’hotel ha anche la Spa e organizza per i suoi ospiti escursioni alle Gole del Raganello. Interessante è anche la proposta del B&B La Testuggine che a Roseto si affaccia sul mare di Capo Spulico. Spiega Francesca Mafia: «originariamente la struttura è nata come residence da affittare per tutta la stagione, ma quando abbiamo visto che i soggiorni diventavano sempre più brevi, ci siamo adattati alle esigenze dei nostri clienti e l’abbiamo trasformata». Una proposta tutta da vivere è il B&B La Piazzetta nel centro storico di Roseto a Capo Spulico. «Abbiamo acquistato alcune casette del centro storico, proprio sulla piazzetta – spiega Rocco Nigro – e le abbiamo trasformate in ampie camere dotate di tutti i comfort».
Location esclusive invitano a sognare e per dare una mano all’ambiente circostante hanno contribuito le riprese cinematografiche. Ed è il paese di Rocca Imperiale, che ha ispirato il regista Pupi Avati. In gennaio si potrà vedere su Rai Uno il film interamente girato nel romantico paesino dell’Alto Jonio Cosentino, famoso per i limoni igp e per il suo castello voluto da Federico II.  «Il film – spiega Ernesto Truncellito, location manager dei fratelli Pupi Avati – è ambientato nei limoneti di Rocca Imperiale dove arriva un immigrato che si innamora della figlia del proprietario. E’ una storia d’amore e d’accoglienza che rompe gli schemi e fa luce sul vero significato della fede. Io, essendo della zona, ho fatto scoprire Rocca Imperiale e i suoi antichi limoneti». Si è avverato un sogno. «Siamo sicuri che il film sarà uno straordinario veicolo di promozione non solo per Rocca ma per tutto l’Alto Jonio Cosentino», afferma l’assessore al turismo Antonio Favoino.
A pochi chilometri da Rocca Imperiale si trova poi Canna, famosa per i suoi mulini ad acqua molti dei quali sono stati restaurati e per i suoi palazzi gentilizi. «Il mio desiderio è di restare qui a Canna – spiega la consigliera con delega alla cultura, Maria Truncellito – per vivere la bellezza della mia terra, inventandomi un lavoro”. Canna è un imperdibile tappa per gli appassionati di archeologia industriale, ma anche di buona tavola. Consigliamo infatti una sosta golosa nelle trattorie dove le cucine calabra e lucana si abbracciano in un tripudio di sapori.  A Nocara il palazzo comunale ospita un piccolo museo della civiltà contadina con gli attrezzi ancora intatti e i ritratti di un’artista americana, che si innamorò dei volti dei suoi abitanti di oltre mezzo secolo fa e li impresse su tela. Vi sono inoltre sculture moderne realizzate da artisti argentini e donate da emigranti nocaresi. Il sindaco di Nocara, Francesco Trebisacce, presenta il fiore all’occhiello della cittadina: il Convento degli Antropici, aperto oggi all’ospitalità e alla ristorazione. E’una location esclusiva, un luogo dell’anima da respirare e vivere, tra gli esemplari unici di castagni e lecci. Sulle pareti di Montegiordano un’emozione in più è leggere le storie impresse sui murales. Qui il pittore Francesco Lateana ha riprodotto alcune lettere che gli emigranti scrivevano alle loro mogli e ai parenti dagli Stati Uniti. Vi sono il viale degli innamorati, la scaletta dell’amore, la piazzetta dei colti,  il ritratto di Domenico Modugno.  Per gli assessori: Franco De Santis, Anna Pina Acciardi e Damiano Liguori i murales sono importanti perché oltre che a raccontare la storia di questa terra, concorrono ad incrementare il flusso turistico dalle coste al centro storico. A mille metri di altezza, tra i boschi di montagna ancora intatti, si erge Plataci. I suoi abitanti parlano ancora, anche a scuola, la lingua degli antenati: l’arbresh. Si tratta di uno dei paesi della Calabria che ha mantenuto intatti gli usi e i costumi dei primi coloni che arrivarono sul finire del ‘400 sull’onda dei successi militari del grande condottiero Giorgio Castriota Scanderberg, l’unico che riuscì a porre un argine all’avanzata turca in Occidente. Gli arbresh oltre che a parlare tra di loro la lingua antica, molto simile all’albanese moderno, vestono, in occasione delle festività, gli abiti tipici e assistono alla messa in rito greco ortodosso con i papas. Gli altari delle chiese madri sono decorati infatti con le tipiche icone bizantine in oro. «Plataci è famosa anche per gli itinerari gramsciani – spiega il sindaco Francesco Tursi – perché il bisnonno Nicola e il nonno Gennaro erano di qui. Inoltre abbiamo integrato l’offerta turistica con un viaggio avventura che si può fare a Plataciland: vari percorsi con diversi livelli di difficoltà nel nostro bosco a mille metri di altezza».
Il Matrimonio di Castroregio rappresenta poi uno degli eventi più importanti per la cultura arbresh. Il rito è un inno alla gioia e alla fierezza della cultura locale. Sin dall’arrivo dello sposo dinanzi alla casa della sposa è tutto un danzare al ritmo di zampogne e tamburelli. Il portabandiera tiene alto il vessillo, accompagnato dalle donne vestite nei tipici e pregiati abiti, tutto un ricamo di fili d’oro e pizzi: sulle gonne le stelle dorate, simbolo della Madonna di Costantinopoli, che protesse durante la traversata in mare i primi coloni albanesi. La messa viene celebrata in rito greco ortodosso e il momento più emozionante è quando il sacerdote incrocia le coroncine fiorite sulla testa degli sposi, inviandoli a bere il vino nello stesso bicchiere, che viene poi rotto per buon augurio. Da mille metri di altezza si arriva poi in meno di mezz’ora sulla splendida spiaggia di Villapiana, un immenso litorale sabbioso che si caratterizza nelle sue tre diverse tipologie, come spiega l’assessore al turismo Stefania Celeste: «La nostra lunghissima spiaggia è selvaggia e con i ciotoli a Nord: è adatta quindi agli sportivi e agli amanti della natura. E’ sabbiosa ed ha i fondali molto bassi al centro, ideale per le famiglie. Le nostre spiagge non hanno nulla da invidiare per qualità dei servizi e bellezza della natura ad altre più note località turistiche». Per il sindaco, Paolo Montalti l’obiettivo è di far conoscere sempre di più la bellezza dei luoghi e l’affascinante centro storico. Per l’Enit a Roseto Capo Spulico si può parlare sì di turismo di destinazione ma soprattutto i viaggiatori preferiscono il turismo di motivazione. L’idea è di prolungare la stagione estiva con la pesca al tonno che, per tutto settembre, arriva fin quasi sotto costa come racconta Vincenzo Farina, titolare del Lido Tamarix: «A metà settembre e per due settimane, abbiamo dato ai nostri clienti la possibilità di partecipare alle battute di pesca al tonno e alla sua conservazione sott’olio».   Il paese vi prenderà per la gola per i suoi sei prodotti deco (denominazione di origine comunale) custodi della tradizione e della bontà della zona: le ciliegie, l’olio extravergine di oliva e i salumi, la soppressata, la salsiccia, il filettuccio e la pitta liscia, un pane a forma di ruota che veniva utilizzato dalle donne solo per provare la temperatura del forno. Impedibile sosta golosa e rigenerante è l’agriturismo della famiglia La Volpe tra fichi d’india e ulivi secolari. «Roseto punta sulla valorizzazione della sua identità – dice il sindaco Rosanna Mazzia – Abbiamo avuto una stagione estiva da tutto esaurito e noi amministratori abbiamo puntato sull’incremento del turismo attraverso l’organizzazione di eventi, anche e soprattutto in bassa stagione». Un presepe che incornicia la collina è Oriolo, un borgo medioevale, dominato dal castello e dall’antico teatro naturale dove si sono svolte grandi stagioni teatrali. I suoi abitanti vengono detti “coppoloni” perché sono famosi per la loro ospitalità. «Si calavano la coppola sugli occhi e ospitavano tutti i viandanti nelle loro case senza guardare se fossero ricchi o poveri, buoni o cattivi. Punta sugli sport estremi il Comune di Albidona. Ad anticipare le novità che aspettano il paese è il sindaco Salvatore Aurelio. Entro dicembre sarà infatti realizzato un impianto per il volo dell’angelo e piste per percorsi in bici avventura. Da vedere la maestosa statua lignea dell’Arcangelo Michele nella chiesa madre e il crocefisso dallo sguardo intenso. Nelle case le donne friggono le crespelle, mentre affascina un giro in barca a vela all’ombra del castello di Roseto Capo Spulico.

 

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