Recensone del libro “Solo se tu vuoi” di Tina Scopacasa

Il libro di cui sto scrivendo le mie riflessioni mi è capitato tra le mani in modo inusuale e imprevisto. Non sto qui a raccontare l’episodio, in quanto non avrebbe nessun valore per l’eventuale lettore che dopo la mia breve recensione fosse mosso dalla curiosità di leggerlo. Il romanzo racconta la vita e le peripezie professionali e sentimentali di una giovane docente precaria alle prese con tutti i problemi legati alla precarietà di una delle professioni pie belle del mondo ma, anche una delle più stressanti e usuranti, checché la gente comune ne possa pensare. All’inizio la storia stentava a coinvolgermi,  in primo luogo perché tutto ciò che veniva raccontato per me era un “Déjà vu”, in quanto io ho sperimentato per molti anni la condizione frustante di un insegnante precario, in secondo ordine perché non amo molto questo tipo di romanzi. Forse perché rivivo le situazioni relative all’ambiente scolastico non con il dovuto distacco e l’obiettività necessaria per gustare fino in fondo le vicende narrate. Comunque, tornando al tema centrale del libro, la giovane professoressa precaria, che si chiama Marta, è alle prese con gli allievi che gli sono stati assegnati, i quali frequentano due classi diverse di un istituto professionale. Attraverso il suo rapporto con loro si dipana una storia di ragazzi con problemi che vanno ben oltre le loro difficoltà di apprendimento e sfociano in situazioni familiari difficili e apparentemente irrisolvibili. Marta ha un alter ego femminile rappresentato dalla sua migliore amica, la quale è una donna in carriera e si chiama Manuela. Mentre Marta viene fuori da convivenza con un fidanzato egoista, immaturo e prepotente, Manuela passa da una relazione a un’altra senza preoccuparsi troppo delle ricadute sentimentali. Dopo la rottura del rapporto con il fidanzato, Marta si ritrova sola e depressa, sempre più coinvolta dalle difficoltà problematiche di alcuni dei suoi allievi sottoposti al suo intervento. La storia del romanzo si avvita come un filamento ad elica  di DNA che si avvolge in particolar modo intorno a due dei ragazzi del piccolo gruppo che fanno da contorno alla storia principale. Non intendo dire di più sulla storia raccontata, non vorrei togliere il gusto di scoprire il seguito, facendo gustare pagina dopo pagina l’avvincente storia anche a quell’unico lettore che potrei conquistare all’autrice di questo bel romanzo, centrato sulla figura di una giovane decente precaria piena di entusiasmo e di volontà inflessibile per operare al meglio delle sue capacità. Il linguaggio usato è semplice ma, preciso e accurato, pertinente all’ambiente e alla storia delineata. Le situazioni sono realistiche e senza alcuna sbavatura. I sentimenti evocati sono quanto di più nobile possa albergare nella figura di un docente. In alcuni momenti rasenta una poeticità e un  sentimentalismo quasi d’altri tempi e d’altri luoghi. I personaggi sono descritti e analizzati in modo impeccabile, sia dal punto di vista esteriore che interiore. Insomma, si arriva alla fine del libro con la voglia di continuare a leggere per conoscere il prosieguo della storia di questa giovane professoressa nel cammino della sua vita all’interno dell’istituzione scolastica e nel suo vissuto privato. Purtroppo, come è nella dura realtà, alla fine dell’anno scolastico, fine del giro  di giostra, altro anno, altro giro, altra giostra, altri personaggi!
Mi congratulo vivamente con l’autrice, la quale,  nonostante fosse alla sua prima esperienza come narratrice, ha saputo raggiungere un livello di scrittura e narrazione notevole. Il libro è consigliato per ogni tipo di lettore, ovviamente, è molto istruttivo per noi docenti, per gli studenti ma, è altrettanto  utile e educativo per tutti i genitori che hanno figli in età scolare. E’ particolarmente adatto per quei genitori  che si sono trovati o si trovano ad affrontare qualsiasi tipo di disabilità  dei loro figli. Aspetto l’autrice alla sua seconda prova per poter confermare il mio già lusinghiero giudizio.

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