Contestazione anti-Zinzi, otto indagati per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale

La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (pubblico ministero dott. Gennaro Damiano, con il visto del procuratore aggiunto dott. Luigi Gay) ha emesso otto avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di altrettante persone accusate di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, reati che sarebbero stati commessi in piazza Umberto I a Pignataro Maggiore il 14 febbraio 2013 in occasione della contestazione nei confronti dell’allora candidato alla Camera dei deputati (giustamente trombato dagli elettori), Gianpiero Zinzi, figlio del presidente dell’Amministrazione provinciale di Caserta “don” Mimì Zinzi da Marcianise (capo casertano dell’Udc, partito fortunatamente quasi del tutto scomparso a livello nazionale e locale). Come è noto, la protesta fu organizzata dai giovani del centro sociale “Tempo rosso” per dire “no” al disastroso progetto del gassificatore sponsorizzato appunto dalla famiglia Zinzi e da uno dei più noti “guaglioni” del molto onorevole Nicola Cosentino, il sindaco di Capua Carmine Antropoli.
Incredibilmente, tra le persone destinatarie dell’informazione di garanzia vi è anche il giornalista Enzo Palmesano (all’anagrafe Vincenzo Palmesano), segno che in Italia c’è ancora qualcuno che non ne conosce la qualità di giornalista professionista. O forse dobbiamo pensare che non solo nella vituperatissima Turchia, ma anche nella democraticissima Italia, si denunciano i giornalisti presenti alle manifestazioni per gli stessi presunti reati che avrebbero commesso i contestatori?
Le otto persone raggiunte dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari sono, oltre al giornalista Enzo Palmesano, Mario Cuccaro, Chiara Iodice, Francesca Simeone, Leda Simeone e i fratelli Massimiliano, Alessio e Dario Palmesano. Sono tutti indagati per i reati previsti e puniti dagli articoli 337 (resistenza a pubblico ufficiale) e 339 (circostanze aggravanti) del Codice penale perché – come si legge nel documento della Procura della Repubblica – “in concorso tra loro, dopo essersi posti innanzi alla porta di accesso della sede di Pignataro Maggiore del partito UDC, ove era previsto un comizio pre-elettorale del candidato alla Camera dei deputati, Zinzi Gianpiero, così impedendo l’ingresso, accendevano artifizi fumogeni colorati lanciandoli all’indirizzo del vice questore 1° dirigente della Polizia di Sato dott. Pasquale Trocino, ispettore capo Giuseppe Ragucci, assistente capo Mario Grimaldi, assistente capo Pietro Fusco, maresciallo aiutante Antonio di Siena, appuntato Francesco Ventriglia e appuntato Antonio Sorvillo, rispettivamente della Polizia di Stato e dell’Arma dei carabinieri, usavano violenza per opporsi ai predetti pubblici ufficiali mentre compivano un atto d’ufficio o servizio e, precisamente, il servizio di ordine pubblico e scorta al fine di garantire al citato candidato l’ingresso nella sede del partito e lo svolgimento del comizio programmato. Con l’aggravante di aver usato violenza da parte di più persone riunite”. Sono indagati, inoltre, per il reato previsto e punito dall’articolo 341 bis del Codice penale “perché, in concorso tra loro, in luogo pubblico e, precisamente, nelle circostanze di tempo e di luogo di cui al capo precedente e in presenza di più persone convenute per assistere al comizio, proferendo ripetutamente all’indirizzo dei pubblici ufficiali indicati le espressioni ‘merde, servi dei servi, pecore di merda e uomini in divisa di merda’, offendevano ripetutamente l’onore e il prestigio dei citati pubblici ufficiali, mentre compivano gli atti descritti nonché a causa e nell’esercizio delle proprie funzioni”.  
Gli avvisi sono stati notificati in data 1° agosto 2013 dai vigili urbani di Pignataro Maggiore, su delega della Procura della Repubblica. Appena ricevuta l’informazione di garanzia e ancor prima di prendere visione degli atti, il giornalista Enzo Palmesano si è recato nella stessa data del 1° agosto 2013 al Comando di Polizia locale e ha ratificato nelle mani del comandante Alberto Parente una denuncia-querela per calunnia e per gli altri reati ravvisabili “a carico di chi mi ha denunciato pur sapendomi innocente e facendo finta di non conoscere la mia qualità di giornalista professionista, peraltro di lunghissima esperienza professionale e assai noto sia per le pericolose inchieste sia per le minacce delle cosche, sia per le persecuzioni in sede giudiziaria con valanghe di querele per diffamazione a mezzo stampa del tutto infondate e a volte calunniose sia quale costituita parte civile in due processi per fatti di camorra (inchieste della DDA di Napoli, sostituti procuratori dott. Giovanni Conzo e dott.ssa Liana Esposito)”.
Rosa Parchi

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