E’ giusto schierarsi sempre dalla parte dei figli?

Ad alimentare la cronaca del nostro paese non mancano episodi, non sempre positivi, relativi alle scuole, organismi che dovrebbero costituire uno dei pilastri della nostra società per la formazione dei più giovani. Spesso, infatti, in primo piano ci sono gli insegnanti, alcuni dei quali non risparmiano i loro alunni con violenze fisiche e/o psichiche. A tal proposito, è da ricordare il caso non molto recente di una professoressa di una scuola media di Palermo accusata di “avere abusato dei mezzi di correzione e di disciplina” ai danni di un alunno di undici anni, costringendolo a scrivere per cento volte sul quaderno la frase “sono un deficiente” e rivolgendogli espressioni che ne mortificavano la dignità. L’intento della donna era quello di interrompere una condotta sfrontata dell’alunno, il quale aveva tenuto un atteggiamento derisorio ed emarginante nei confronti di un compagno di classe. Tuttavia, secondo la Suprema Corte, non si può rispondere con “l’uso della violenza, sia essa fisica o psichica” agli atteggiamenti di bullismo degli studenti. Pertanto, il 10 settembre scorso, l’insegnante è stata condannata a quindici giorni di reclusione. Se proviamo a dare uno sguardo indietro nel tempo, ci accorgiamo che in passato la violenza da parte degli insegnanti era ammessa, in particolare perché anche la famiglia appoggiava l’operato del docente. Oggi, invece, accade tutt’altro: i genitori si schierano quasi sempre dalla parte dei figli. Forse, anche questo fattore potrebbe aver scatenato il comportamento incontrollato della professoressa palermitana la quale, non sentendo l’appoggio della famiglia, si è sentita di esagerare per sopperire alla mancata formazione del ragazzo. È chiaro, quindi, che la causa primaria dell’episodio è il bullismo, altro fenomeno che ormai sta dilagando sempre più non solo in ambito scolastico e che in passato non si manifestava; anzi, come dimostra il racconto “I bambini rachitici” del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, tra i coetanei vi era stima e affetto. Il protagonista, infatti, si commuove solo a vedere questi bambini che soffrono fisicamente nel compiere esercizi di ginnastica. Oggi, invece, se ad esempio in classe vi è un ragazzo diversamente abile o con qualche altro tipo di problema, non mancano né i bulletti e né le derisioni da parte di questi. Concludendo, ci auguriamo di trovare una via di mezzo tra il passato e il presente, in cui gli insegnanti siano più equilibrati e gli alunni più educati e rispettosi nei riguardi sia dei propri compagni sia dei docenti.

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