Una Napoli milionaria recitata con il cuore

Quando ci si accosta alla messinscena di opere del Teatro di Eduardo De Filippo, il rischio di cadere in forme di rappresentazioni banali e riduttive è sempre in agguato. Lo sapevano bene gli attori della Compagnia teatrale Pathos che, diretti da Pasquale Meo nella rappresentazione di una gustosa Napoli milionaria, hanno saputo offrire agli spettatori della rassegna di Teatro dell’Auditorium di Saviano uno spettacolo degno di nota. La storia di Donna Amalia è nota a tutti, così come è noto il profondo senso di umanità che penetra nella configurazione psicologica di tutti i personaggi che animano la scena. Gli attori colgono pienamente il senso del testo di Eduardo, cercando di far ridere e di far riflettere nello stesso tempo, dimostrando una esperienza che sicuramente travalica i confini del Teatro amatoriale.
Tutta la rappresentazione è misurata ed equilibrata. Non si avverte mai la sensazione di assistere ad uno spettacolo di una Compagnia amatoriale. La ragione sta, forse, nel fatto che i componenti di Pathos hanno lavorato duramente per un periodo di circa 18 mesi alla messinscena, con una passione di rara ricorrenza. Tra i personaggi spiccano i ruoli di Amalia e di Gennaro Jovine, interpretati dai bravissimi Melania Fucci e Giuseppe Pierro. Accanto ai due protagonisti, tuttavia, c’è una fitta schiera di bravi attori che – ognuno nel proprio ruolo – hanno contributo al successo sanzionato dai molti minuti di applausi del pubblico al termine della rappresentazione di ieri sera. Nella compagnia ci sono talenti assai diversificati: ad esempio, c’è chi catalizza l’attenzione del pubblico con la propria innata simpatia (è il caso di «'O Miezo Prèvete», interpretato da Luigi Sommese, e di Anna Ambrosino nei panni di una vedova (forse) immaginaria). Molto talentuosa è anche Assunta Carere – nei difficili panni di Adelaide Schiano – che, con una naturalità sorprendente, dipinge il personaggio affidatole, mescolando tutti i colori della napoletanità con grande raffinatezza. E chissà, forse della rappresentazione sarebbe stato contento anche Eduardo, vigile custode della sua opera dall’alto del palco dell’Auditorium.

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