VIVA ‘O RRE

Le liturgie retoriche, con annessi sciupii di pubblico denaro, che altrove si celebrano per il compleanno della centocinquantenaria Italia, alla fedelissima Gaeta non li si può imporre. È a Gaeta che il 13 febbraio 1861 si avvicendarono due epoche: la fine del Regno meridionale delle Due Sicilie e l’inizio della storia dell’Italia unita.
Ed anche questa volta, come da vent’anni, a Gaeta si sono dati appuntamento in molti per rendere omaggio all’eroismo di quella estrema resistenza, un assedio che provocò troppe, inutili, morti e distruzioni. Come testimonia il ritrovamento negli anni sessanta, durante gli scavi per la costruzione di una scuola, di una fossa comune con 2000 cadaveri: cittadini di Gaeta ritenuti filo borbonici da quel Cialdini che a qualche ora dalla resa, con l’accordo già pronto, diede ordine di continuare il fuoco per l’ultima strage.
“La verità rafforza l’unità” è lo slogan che la città ha scelto per raccontare una guerra rimossa dalla memoria comune, un attacco che violava tutte le regole e per il quale aspetta ancora le "scuse" ed il risarcimento da Casa Savoia.
Gli eventi, che quest’anno si sono articolati su tre giorni, hanno registrato la partecipazione di un pubblico sorprendente, nel numero e nella competenza. A migliaia hanno seguito il percorso rievocativo di sapori e musiche delle Due Sicilie, la cerimonia in chiesa e quella sui bastioni della Batteria Transilvania alla Montagna Spaccata in memoria dei caduti per i quali i cadetti della Nunziatella hanno portato una corona di fiori, affidandola al mare.
Quanto al convegno che sabato pomeriggio ha visto alternarsi personalità del calibro di Pino Aprile, Lino Patruno, Gennaro De Crescenzo e Gigi Di Fiore, e che si è protratto per oltre cinque ore, è stato seguito da oltre 500 persone, quelle che la sala dell’hotel Serapo poteva contenere, qualcuno è dovuto rimanere fuori.
Una presenza di pubblico proveniente da tutto il sud che i “cerimonieri” ufficiali di Italia 150 possono solo sognare, un pubblico che ha orgogliosamente sventolato le bandiere duosiciliane, consapevole che non esistono scorciatoie: il futuro e la costruzione di una vera identità nazionale devono necessariamente passare per giornate come questa.
Come dar torto e derubricare a semplice nostalgia i tanti, vigorosi e dispettosi “VIVA ‘O RRE” che si sono uditi, se si è consapevoli di un fiero passato e limitati ad abitare questo (s)cadente presente.

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