Vincenzo Cenname destituito da Sindaco

Il 7 novembre del 2009 uscimmo con un’edizione straordinaria della nostra rivista Dea Notizie dal titolo “Comune di Camigliano (Ce) premio nazionale Comuni a 5 stelle – premiare le buone prassi amministrative e promuovere la bioeconomia. Per la manifestazione oltre al comune di Camigliano aderirono con il loro patrocinio: l’Associazione dei Comuni Virtuosi, il Ministero dell’Ambiente, la città del bio cultura del territorio, la Regione Campania, la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Caserta, la Provincia di Ancona, il comune di Monsano, l’Asi, l’EPT Caserta, l’Ubi Banca, Unpli e la Proloco di Camigliano. Per maggiori informazioni: http://issuu.com/deanotizie/docs/deanotizie72

Quanto accaduto a Camigliano ha dell’incredibile. È come dire agli amministratori: “Siete troppo bravi per cui dovete andare a casa”. Come è possibile che un Comune premiato con le CINQUE STELLE sia sciolto in quel modo? Senza neppure tenere conto dell’Attestato di Benemerenza che all’amministrazione di Camigliano fu conferito dalla nostra Associazione. Sia nel primo che nel secondo caso i premi sono stati consegnati da associazioni che vivono il territorio in contatto diretto con la realtà e non stando comodamente seduti dietro una scrivania ad ascoltare quello che raccontano persone interessate solo al loro arricchimento. Noi dell’Associazione Dea Sport Onlus di Bellona esprimiamo la nostra solidarietà ai Cittadini di Camigliano, a tutta l’amministrazione orgogliosa di aver avuto quale sindaco una persona come l’ingegnere Vincenzo Cenname. Un Comune virtuoso riconosciuto in campo nazionale che con la propria virtù deve essere “PUNITO” perché certi loschi individui non possono arricchirsi con le tasche dei contribuenti. Noi pensiamo che ci sia il timore che, sull’esempio di Camigliano, altri comuni possano seguire la stessa strada, ostacolando in tal modo l’arricchimento di taluni loschi individui.
Di seguito riportiamo quanto pubblicato da Antonio Borrelli sulla Gazzetta di Caserta di oggi, p. 18:
Assurdo italiano: comune virtuoso, sindaco rimosso
Il Sindaco di Camigliano, Vincenzo Cenname, ha ricevuto nella giornata di ieri la rimozione dalla propria carica istituzionale, in seguito ad una relazione redatta dal Ministro dell’ Interno Maroni, con decreto di scioglimento del consiglio comunale firmato dal Presidente della Repubblica. Sconcertata e allibita l’opinione pubblica, che si è apertamente schierata a favore di Cenname, ritenuta vittima dell’irragionevole burocrazia che punisce, come in questo caso, se si opera sul territorio in maniera più che positiva. Abbiamo ripercorso l’intera vicenda del caso Camigliano, balzato sulle pagine di molti giornali nazionali in seguito alla decisione del Prefetto di Caserta di commissariare il consiglio comunale – paradossalmente – perché troppo virtuoso nella raccolta dei rifiuti. Ne avevamo parlato, pochi giorni prima della tanto criticata decisione dello Stato, col giovane primo cittadino del paesino di 1.800 abitanti, per giunta laureato in Ingegneria ambientale e competente in materia, uomo ligio al proprio dovere in modo evidente, lo stesso uomo che passeggiando per le strade di Camigliano a seguito dell’intervista raccoglie una bottiglia di plastica gettata e la porta con sé per poi riporla in un apposito bidone, lo stesso uomo e sindaco commissariato dal prefetto di Caserta per non aver rispettato la legge 26 del 2010 in materia dei servizi di gestione e raccolta dei rifiuti solidi urbani. La legge 26/2010 infatti prevede la provincializzazione dei rifiuti, con raccolta e smaltimento dei quali sono affidati a società, che poi diverranno private, le quali dovranno gestire il cosiddetto “ciclo integrale dei rifiuti”, concetto che, secondo Cenname, oggi dovrebbe essere invece già superato. In questo modo, durante l’intervista, il Sindaco si espresse nei confronti dell’attuazione della legge: “Le falle di questa legge possono essere raggruppate in tre principali disastri nel momento dell’attuazione: il primo problema è che, lasciando la gestione della riscossione a un’unica società, che poi diventerà privata, si obbliga che queste società dovranno avere almeno il quaranta per cento di partecipazione privata. È ovvio che quando c’è una società privata ci deve essere l’utile dell’impresa e quando questo non avviene la tariffa può aumentare a piacimento delle imprese, previo dimostrazione di essere in perdita su quel comune. In più quando è il comune ad essere responsabile della raccolta, è anche possibile contestare eventuali disservizi, attraverso l’applicazione di penali da parte del sindaco, ma quando la competenza non è più dell’amministrazione ed essa non potrà far nulla, i cittadini si dovranno rivolgere esclusivamente alla società provinciale, in modo molto similare a quelle della fornitura di energia elettrica e della linea telefonica. Infine, lasciar gestire a un’unica società gli impianti e la raccolta differenziata significa far morire la raccolta differenziata stessa perché, attraverso un meccanismo utilizzato negli inceneritori, si tende a bruciare tutto, indipendentemente dal tipo di prodotto; tutto ciò va assolutamente contro la raccolta differenziata”. Prima della legge 26 era in vigore il Consorzio obbligatorio dei rifiuti per tutti i comuni. A partire dall’anno 2004/2005 il comune di Camigliano non ha mai voluto aderire al Consorzio in quanto l’amministrazione riteneva ci fossero e c’erano grosse falle nel sistema, politiche di clientelismo e un appesantimento del bilancio del Consorzio. Nel 2008 un decreto del governo, in seguito alla formazione di un Consorzio unico e all’incapacità di garantire il servizio in tutti i comuni, permise una sorta di autogestione per i comuni che già avevano avviato una gestione autonoma della raccolta rifiuti. In tal modo Camigliano riuscì a “legalizzarsi”, in seguito il Consorzio fece ricorso al TAR ma l’amministrazione di Camigliano vinse. Con l’avvento della legge 26 tutto si rimise in discussione, in quanto si obbligavano i comuni a consegnare i ruoli della Tarsu alla provincia. Pochi giorni fa così parlò Cenname: “A questo punto io credo e spero che non si voglia procedere allo scioglimento del consiglio comunale, grazie all’atto ufficiale presentato in consiglio provinciale dall’Assessore provinciale e regionale dell’Ambiente, che consente ai comuni campani di gestirsi da sé. Il prefetto avrebbe dovuto rallentare quelle che sono state le sue azioni già da prima, fermo restando che il suio dovere è di far rispettare la legge, ma laddove la legge non è ancora chiara – come in questo caso- penso sarebbe stato necessario e opportuno consultare la parte politica e presentare un caso particolare ed eccezionale come quello ci Camigliano”. È da constatare oggettivamente che, pur essendo a favore o meno dell’ormai ex sindaco Cenname, si tratta di un’altra pagina più che triste del nostro territorio, che fa ancora più male e colpisce di più se si pensa che è scaturita da una bella realtà come quella di Camigliano, giunta al 65% di raccolta differenziata, perlopiù in un territorio zeppo di ostacoli e difficoltà.

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