Gelmini Mariastella (ahimè) operosa

Non so voi ma io comincio a essere veramente preoccupato. Mariastella, tailleur d’ordinanza e aria autorevole (fa fico e non impegna), al convegno inaugurale di “Liberamente”, ennesima corrente che “…per carità non è una corrente”, ha minacciato di voler portare il berlusconismo nella cultura. Scuole e Università sono avvisate, non saranno più roccaforti della sinistra, niente pessimismi, bisogna puntare sull’ottimismo della volontà, il berlusconismo ha cambiato il Paese e non si può mettere fra parentesi. Invece quando Mariastella parla, proprio non ci riesco a reprimere il mio pessimismo della ragione. Sono preoccupato perché Mariastella queste cose le dice a Siracusa, dove è venuta a spiegare assieme ai Ministri Prestigiacomo, Carfagna e Frattini che il federalismo è un’occasione di sviluppo per il mezzogiorno, anzi la grande occasione, e per dirlo meglio, hanno chiamato il sociologo Luca Ricolfi, quello de “Il sacco del Nord” bandiera dei nordismi di destra e di sinistra, quello che barando e omettendo, parla di cinquanta miliardi di euro l’anno che il Nord trasferisce al Sud.
Sono preoccupato perché Mariastella in nome del presunto efficientismo padano, ha già dimostrato una certa intransigenza nel dare corso al più grande licenziamento di massa della storia della Repubblica. Duecentomila persone del comparto istruzione pubblica che da un giorno all’altro vengono private, dopo anni di precarietà eretta a sistema, di qualsiasi possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro. Persone, non numeri, soprattutto del Sud e in gran parte donne. Le stesse donne che non dovrebbero tollerare che si consideri il congedo di maternità una sorta di vacanza premio, un privilegio non un diritto, che una donna di potere nega alle altre donne, incurante delle lotte per i diritti civili e della famiglia. Soprattutto se chi parla di privilegi da tagliare usa l’auto blu, il Frecciarossa, viene raggiunta sul lago di Garda dai dirigenti per le firme, e non deve timbrare il cartellino. Di Mariastella so che fu presidente del consiglio comunale di Desenzano del Garda, e che fu sfiduciata per inoperosità. Mi domando se qualche volta non è preferibile l’inoperosità a questo frenetico attivismo che sembra voglia solo ridurre il mondo (e la scuola) alla sua portata.
Pietro Fucile

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