Marro (CDS), che storia hanno raccontato a Vittorio Emanuele sul furto del Regno delle Due Sicilie?

Cento anni fa – il 28 dicembre 1908 – un cataclisma senza precedenti devastava le coste calabre e siciliane, cancellando diversi abitati, distruggendo completamente la città di Messina e provocando epidemie e quasi 200.000 morti. Il Principe Vittorio Emanuele, Capo della Real Casa di Savoia, ha così voluto ricordare l’evento: “Ricordo molto bene i racconti di mio Padre Re Umberto II e di mia nonna la Regina Elen a in merito a quel drammatico evento. In quella circostanza, Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena furono tra i primi a giungere nelle località colpite dalla sciagura, per prestare soccorso ai superstiti ed organizzare le prime misure operative, quando nessuno ancora osava recarsi nella zona, per la paura di crolli, epidemie e reiterazioni del cataclisma. In particolare mia nonna, la Regina Elena, che aveva studiato allo Smolny di Pietroburgo e parlava il russo, ricordando l’amicizia dello Zar con le Case reali d’Italia e del Montenegro, ottenne l’aiuto degli uomini della flotta zarista, cui si aggiunsero interventi umanitari giunti da tutto il mondo. “È incredibile – ha affermato Fiore Marro, segretario nazionale dei CDS (Comitati delle Due Sicilie), organizzazione di chiara matrice filoborbonico – “come i regnanti di casa Savoia approfittino, ad ogni piè sospinto, di ricordare agli Italiani la loro Storia. Ma quale storia ha ricordato a Vittorio Emanuele il padre Umberto II a proposito dell’invasione e dell’annessione del Regno della Due Sicilie ?” – è quanto chiede sarcasticamente l’imprenditore sannicolese Marro, scrittore e storico di casa Borbone – “Il Regno delle Due Sicilie era il florido regno d’Europa, non c’erano disoccupati, il Banco di Napoli aveva una raccolta di denaro tre volte più ampia di tutti gli staterelli italiani, compresa casa Savoia. Come sia possibile mistificare la Storia d’Italia è quanto hanno potuto provare direttamente sulla loro pelle milioni di cittadini del regno borbonico. Ora che hanno avuto la possibilità di ritornare in Italia” – conclude Fiore Marro – “non perdono occasione per magnificare le opere dei “savoiardi”. Farebbero bene, invece, a smettere di parlare e chiedano scusa agli italiani circa la loro vera storia che si racchiude in un solo grande episodio che ha condizionato gli ultimi sessantacinque anni di Storia Italiana, la grande fuga a Brindisi all’indomani dell’8 settembre 1943, che è costata la vita a centinaia di migliaia di italiani per la loro codardia”.

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