Disabili mollati da Asl e Ato? Accorato appello al prefetto

Grave denuncia di un cittadino, che invoca l’intervento del prefetto per risolvere un problema burocratico del quale è vittima una donna costretta a letto in seguito ad un ictus, senza poter ottenere assistenza domiciliare né dall’Asl né dai servizi sociali, gestiti per l’ambito Caserta 6 da un consorzio avente per capofila il Comune di Piedimonte Matese. Consorzio inizialmente composto di oltre trenta comuni, ma attualmente dimezzato in seguito alla graduale defezione di tutti gli altri enti che, pur di uscire dal sistema, hanno preferito formare un altro consorzio con sede in Pietramelara. Nei Comuni rimasti nell’ambito Caserta 6, invece, più volte si sono registrati problemi, disservizi e ritardi nei pagamenti, a causa dei quali molti indigenti avrebbero subito danni e perfino distacchi dell’energia elettrica, essendo quindi costretti ad accollarsi ulteriori spese per il riallaccio. Ma non solo per gli indigenti sono cavoli amari, anzi un problema molto più serio riguarda una fascia sociale ancora più debole e bisognosa di assistenza: gli ammalati gravi con determinate patologie. Un lettore, infatti, ci ha segnalato il caso di una donna costretta a letto in seguito a un ictus dal quale non si è più ripresa e per la quale non è stato possibile ottenere alcuna assistenza domiciliare per una serie di assurde complicazioni burocratiche, a quanto riferito, meritevoli di un tapiro di sterco. Come riferito da attendibilissima fonte, infatti, per far quadrare i conti senza tagliare le maxi indennità appannaggio di cervelloni che spesso si rivelano dei raccomandati politici, le Asl avrebbero deciso di concedere, anche per una sola ora, il servizio di assistenza domiciliare solo alle persone affette da determinate e ben circoscritte patologie. Da parte sua invece l’Ato 6, composto da sindaci (o loro delegati) dell’ambito, avrebbe stilato un regolamento ancor più restrittivo per la stessa categoria, sicché le persone affette da patologie o condizioni familiari non contemplate dai rispettivi ordinamenti, ai fini dell’assistenza domiciliare, è come se non esistessero. In particolare, nel caso segnalato dal lettore, il marito della malcapitata verserebbe in condizioni fisiche ancora peggiori, tanto da aver ottenuto il servizio domiciliare per un paio di ore, che naturalmente non bastano neanche per programmare il cambio dei pannoloni al solo assistito. Per tutta l’assistenza necessaria 24 ore su 24 alla donna, invece, l’imperativo dei superpagati cervelloni che evidentemente puntano al risparmio sulla pelle altrui, è unico. Arrangiarsi. Ma il vicino non ci sta e ci ha riferito il caso affinché lo segnalassimo ai vari organi d’informazione con l’invito al prefetto di attivarsi per accertare il tutto e trarre le debite conclusioni. Possibilmente prima che arrivi Striscia la Notizia, pare già allertata da un altro vicino che non ha più alcuna fiducia nelle istituzioni. Avrà tutti i torti?

             

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