La galleria GiaMaArt studio presenta la mostra “Ipotesi di senso”.

La galleria GiaMaArt studio presenta la mostra "Ipotesi di senso". curata da Simona Barucco e sarà visitabile sino al 31 maggio 2008 a Vitulano, provincia di Benevento.Sonia Ceccotti, Antonella Cinelli e Elena Monzo si interrogano sulla possibilità di applicare e tradurre le loro esperienze in opere, agendo su una possibile logica che tenda ad aprire la strada a nuove interpretazioni. E’ un gioco sottile che punta a mostrare e, a volte, a celare nell’opera, due momenti percettivi e interpretativi differenti, a volte contrastanti, perché le verità che in esse si vogliono affermare, non possiedono un’univoca dimensione, ma possono dirigersi democraticamente in più Ipotesi di senso. Le immagini che le artiste presentano, lavorando con corpo e mente, sono il risultato di un processo in cui la rappresentazione dei diversi aspetti dell’universo femminile assume una forma polivalente. Scrive Simona Barucco, curatrice della mostra: "In ogni opera di Sonia Ceccotti si ha la sensazione che qualcosa si stia materializzando, che il magma caotico stia prendendo le forme della vita, disegnando e colorando le cose con cui questa vita c’intrattiene. Zingari di un nomadismo culturale che ci ha sedotto in epoche non remote, oggi si torna a interrogarci sul valore del senso, che questo secolo contribuisce a escludere. E se è solo transizione, speriamo sia la migliore, quella che ci aiuterà a riflettere su come ipotizzare altri valori. Un’artista come Sonia Ceccotti afferra le difficoltà della mescolanza temporale, le inadempienze di una cultura che immagina che panni avrà, ma non sa quali oggi indossare, e rilegge rapidamente questo ulteriore senso al tramonto. La Ceccotti traduce l'ansia di questa traduzione in continui omaggi a quelli che sono i gesti del glamour, di una realtà tanto povera quanto caleidoscopica, in colori che sono surreali e iperrealisti: è omaggio anche all’automatismo, convertito in lunga onda elettromagnetica, capace di retroilluminare schermi d’ogni fattura o la nostra retina sempre più disincantata, così come Antonella Cinelli aiuta a riconsiderare il senso della pittura, e lo fa affermando il suo universo, fatto di tremori, di delicati incontri, di elaborati punti di vista, che scendono a oscurare gli stati della vita. C'è geometria, ma c'è soprattutto ordine, razionalità, fermezza. Le immagini sono perfette, ricercate, rigorose ma tenui, sospese, perché appartengono alla memoria e si rincorrono, si alternano, si affrontano su un campo che è un'arena dei sogni. Da quest’articolato contesto emerge una figura, un corpo muto, attonito, che percepisce la densa e pesante atmosfera, e ne fa legge. La donna e il suo senso, è sbiadito ricordo, la quotidianità è rielaborata al computer, che riscrive le forme e le rende pure, docili, assecondanti. Non più incandescenze. Si riconoscono i piaceri della notte. Ci si immerge in quel lungo fiume inquieto che è la vita con Elena Monzo, ma non solo la sua: al suo interno affluisce una storia da difendere, da immagazzinare nelle viscere, analizzandola e riconoscendone i migliori frammenti. Generazioni si confrontano sul lavoro di archiviazione e rielaborazione. Ipotesi di senso si sovrappongono, si confondono e, generando altro umore, altro liquido fluire di ricordi, sensazioni, tempo, generano ancora se stesse, all'infinito. La storia è pelle, macchia umana nelle pieghe degli abiti, della biancheria. E’ odore di vuoto, senso dell’equilibrio minacciato, destinato a svanire come ogni traccia di noi"

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