Nasce in Calabria l’amaro dedicato all’Abate Gioacchino da Fiore

“Amaro Joachim” è il nome assegnato al nuovo prodotto made in Calabria, successo del Liquorificio Sila. La realtà gastronomica calabrese ha in questi giorni celebrato la nascita di un amaro dedicato proprio al celebre Abate Gioacchino da Fiore, menzionato dal Sommo Poeta nella Divina Commedia, descritto come un Abate dallo spirito profetico. È infatti di questa natura l’ottimismo imprenditoriale che sta coinvolgendo la Regione in questi ultimi mesi. A creare l’amaro sono due cugini, Fabio e Andrea che, grazie alla passione per le erbe officinali, hanno iniziato a sperimentare liquori artigianali. «Questo liquore Amaro, nasce dall’infusione differenziata a freddo di una selezione di erbe digestive e aromatiche calabresi e intende ispirarsi al liquore che l’Abate stesso produsse in vita». Racconta infatti lo storico Gervaise, nel suo Histoire De L’abbè Joachim, Surnommè Le Prophete del 1745, che il padre aveva una vigna poco distante dalla sua casa dove il giovane Gioacchino usava recitare le sue preghiere. Fu qui che una sua lacrima sciolse l’inginocchiatoio di pietra trasformandolo in un fiore di dittamo, una pianta dai poteri curativi. La leggenda narra che una contadina, sperando che quel fiore curasse il suo bestiame, la strappò dal suo loco. L’Abate provò dunque a farla rinascere nuovamente, ma questa volta le sue lacrime generarono una fonte di liquore. Ispirandosi a questa storia, i due cugini hanno selezionato 30 botaniche autoctone e, dopo un lungo labor limae, sono giunti a un liquore amaro. Nei giorni scorsi l’inaugurazione del liquorificio ha rappresentato un piccolo grande evento per la comunità locale, ma anche per l’imprenditoria della Presila cosentina, già caratterizzata da un contesto gastronomico variegato, nonché da uno sfondo storico-culturale testimoniato dalle opere di carattere teologico dell’Abate, noto alla realtà medievale italiana per i suoi studi sulla predestinazione, sull’apocalisse e su una profezia ignota, quest’ultima oggetto di disquisizioni ai tempi con papa Lucio III. L’Abate fondò inoltre una Congregazione, detta florense, che nel 1200 vantava oltre cento filiazioni in Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Toscana e persino in Inghilterra, Galles e Irlanda. Si auspica che l’opera imprenditoriale calabrese sia anche uno stimolo a una rivoluzione culturale, anche attraverso la riscoperta di personaggi storici.

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