Caserta, Santa Messa all’Eremo di San Vitaliano in ricordo di Mons. Proja e Mons. D’Alise

Domenica 3 ottobre 2021 presso l’Eremo di San Vitaliano in Casola di Caserta si celebrerà la Santa Messa, presieduta dal Rettore Don Valentino Picazio, in memoria di Mons. Giovanni Battista Proja nato al cielo nel 2017 il 29 settembre di cui quest’anno 2021, il ricordo degli ex allievi ricorre il quarto anniversario della morte e di Mons. Giovanni D’Alise, Vescovo di Caserta, nato al cielo lo scorso 4 ottobre 2020 e di cui quest’anno ricorre il primo anniversario della morte.
La Santa Messa verrà celebrata alle ore 12 e vedrà anche la partecipazione degli ex allievi del Seminario Vescovile di Caserta essendo stato Mons. Proja degli stessi il rettore.
Prim’ancora della Santa Messa sarà presentata l’opera “L’Amore, a volte”, “La paura, il coraggio, la confitta, il riscatto” a cura di Mariagiovanna Ferrante, AA.VV., edito da Opera Indomita nel 2021. L’organizzazione della presentazione è di Giuseppe Malinconico, e interverranno la giornalista Raquel Baptista, la Professoressa Orsola Santaniello, la scrittrice Mariagiovanna Ferrante, l’autrice Carmen Cioffi e il musicista Antonio Bertagnoli.
La messa in ricordo di Mons. Giovanni Battista Proja è un’occasione che si ripete all’Eremo di San Vitaliano (Caserta, 14 giugno 1917- 2019 il ricordo di Mons. Proja è sempre vivo tra gli ex Seminaristi).
Ma chi è Mons. Giovanni Battista Proja?
Monsignor Giovanni Battista Proja ho avuto il piacere di conoscerlo e frequentare nelle occasioni delle sue visite al Seminario Minore di Caserta ed ancora in occasione di alcune visite in San Giovanni in Laterano dove sono stato ospite anche a casa sua, con altri seminaristi, ricordo in particolare Pietrantonio Dubinin. Monsignor Giovanni Battista Proja, come ricordano alcune testimonianze fotografiche ha partecipato anche a degli incontri con gli ex allievi del Seminario Vescovile di Caserta.
La conoscenza del santo sacerdote è avvenuta grazie a Don Valentino Picazio, Rettore del Seminario Vescovile di Caserta negli anni ’90. In questi anni Mons. Proja fu più volte ospite del Seminario di via Redentore ed ancora ho avuto l’occasione di incontrarlo allorquando, in rappresentanza di Don Valentino, partecipavo agli incontri degli ex allievi del Pontificio Seminario Romano Maggiore adiacente la Basilica San Giovanni in Laterano.
Mons. Proja sarà in Diocesi di Caserta perché chiamato dall’Arcivescovo, Vescovo di Caserta Mons. Vito Roberti e qui si occupò della direzione del Seminario. I suoi furono anni di forte grazia vocazionale dove l’input del sacerdote venuto da Roma fu fatto proprio dalla comunità del seminario casertano e così fu per il culto devozionale alla Madonna della Fiducia ed ancora il giornalino “Sursum Corda”.
Non mancavano, per quanto ricordi, le visite di amici: ricordo ebbi il piacere di presentargli e incontrò più volte anche i miei genitori, e ancora conoscenti e fedeli bisognosi del suo conforto perché vittime del maligno, essendo Mons. Proja un bravo e noto esorcista (il ministero di esorcista gli viene conferito formalmente nell’agosto 1986 (il conferimento gli giunse da parte del Cardinale Ugo Poletti – già Presidente della Conferenza Episcopale Italiana – senza nessuna richiesta da parte dell’interessato e senza il suo consenso), lo esercita per più di venti anni, e la sintesi della sua esperienza è evidente nel suo libro “Uomini Diavoli esorcismi – la verità sul mondo dell’occulto”). E, la morte al 29 settembre 2017, ovvero nel giorno del Principe degli Arcangeli e delle schiere celesti Michele, noto per la sua lotta contro il maligno come cercava di fare da umile servitore Mons. Proja nella sua parentesi di vita terrena, in attesa della Nascita alla vita Eterna, non è casuale ma, probabilmente, provvidenziale.
Raffaele Grossi, nel paragrafo “fine escatologico” del suo libro, parlando di Mons. Proja scrive: «Mons. Proja fin dall’infanzia ha seguito la sua strada individuata con chiarezza, e da sempre ha conosciuto e perseguito lo scopo della sua vita. Non si è fatto stornare oltre il necessario da quello che gli accadeva intorno, se non per esercitare il suo ministero, e anche nelle situazioni più difficili e drammatiche in cui si è trovato, è riuscito a vivere la sua vita in comunione con Dio e con il prossimo». E ancora lo stesso autore, che ricordo scrive nel 2008 con la presenza in vita e il confronto con Mons. Proja, nel paragrafo “La Verità” scrive: «La Verità è una sola, è Gesù stesso: “Io sono la via, la Verità, la vita” […] Mons. Proja ha centrato in pieno la Verità, una Verità semplice e schietta, letta senza macchie nel profondo del cuore. La Verità che lo porta ad aderire totalmente a Cristo e che in Cristo lo fa ardere di amore per il prossimo. Vivere per Cristo e per gli altri è la Verità che Monsignore ha percepito chiaramente e ha messo in pratica uniformandovi il suo operare».
Giovanni Battista Proja [Colli di Monte San Giovanni Campano (FR), 14 giugno 1917 – Roma, 29 settembre 2017] nasce da Eriste (Colli, 10 maggio 1882 –  13 dicembre 1948) e Maria Luisa Ermerica Vecchiarelli (Strangolagalli, 17 febbraio 1883 – Roma, 14 marzo 1973) e mostrerà in vita e in morte dei genitori affetto nei loro riguardi, come riferirà lo stesso sacerdote “in sovrabbondanza”.
Il papà, racconta Mons. Proja, era di una bontà sconfinata, paziente ed umile, mentre la madre una persona d’azione attiva. Da sacerdote non riusciva a passare più di dieci giorni l’anno in famiglia.
Una caratteristica sacerdotale a cui Mons. Proja è molto legato è quello della confessione. Addirittura negli anni santi 1975, 1983 e 2000 in Basilica a San Giovanni ha confessato anche nove ore di seguito.
Il nostro Giovanni Battista sente la vocazione al sacerdozio fin dalla giovane età (riferirà in una testimonianza video che dichiara di voler diventare sacerdote avendo quattro o cinque anni, forse non comprendendo ancora a pieno il significato per poi aderirvi totalmente al desiderio) e nel servizio ai fratelli.
Sempre Raffaele Grossi, nel suo libro, al paragrafo “Correlazione tra monsignor Proja e San Giovanni Battista” oltre a offrire una serie di spunti interessanti e biografici tra cui le vicissitudini della salute del padre del sacerdote, ci offre uno spaccato, personale, familiare intimo dell’infanzia di Mons. Proja. Una testimonianza autentica che, con un piccolo stralcio, si ripropone di seguito: «Fin dalla prima infanzia Battista era preposto alla custodia dei fratelli, mentre la mamma e il papà erano costretti a recarsi a Roma in cerca di lavoro per il sostentamento della famiglia, a causa della grave crisi economica di quel periodo. Egli non mostrava disdegno a tali mansioni e attendeva a questo compito con amore con dedizione, superando l’atteggiamento di rassegnazione al gravoso stato di necessità diffuso negli altri bambini suoi contemporanei, accomunati dalla sorte a cui erano costretti a sottostare. Egli prende le sue incombenze come una missione che sente radicata nell’anima e che sembra essere nata con lui: la dedizione agli altri». Per via della carenza dell’assistenza spirituale e liturgica, continuando a leggere si apprende: «Per queste ragioni Battista Giovanni Proja, bimbo di soli quattro anni, il 12 giugno 1921, riceve la santa Cresima. La particolarità del caso lascia un senso di rammarico nell’animo del futuro sacerdote che non può conservare nessun ricordo di quest’importante sacramento, a differenza della sua prima comunione ricevuta a dieci anni, il 1° maggio 1927, preparatovi dai religiosi dei “Fratelli delle scuole cristiane”, detti popolarmente a Roma “Carissimi”, presso i quali frequentava la scuola elementare in via San Giovanni in Laterano».
Dunque dopo la formazione iniziale, a dieci anni entra nel pre seminario e a dodici nel seminario, in parte appena richiamata, frequenta la scuola media a Frascati presso il convitto dei Salesiani di Don Bosco.
Dopo la formazione di base, quella sacerdotale presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore di Roma laureandosi in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Completato questo percorso fu ordinato sacerdote a venticinque anni il giorno sabato 14 febbraio 1942 nella Cappella del Pontificio Seminario Romano Maggiore da Mons. Francesco Pascucci. Possiamo dire che Mons. Proja aveva legato alla Chiesa e alla città di Roma i suoi lunghi anni di vita e di ministero. Si tenga conto che a Roma aveva vissuto anche gli anni tragici della Seconda guerra mondiale. E proprio in questo clima, Mons. Proja, di animo pio, e generoso, vive appieno il messaggio evangelico soprattutto verso gli ultimi e i bisognosi cosi da distinguersi già pochi anni dopo il sacerdozio allorquando il 7 marzo del 1944 (era da due anni viceparroco sia nella parrocchia di “S. Galla” fin dopo la sua ordinazione sacerdotale, e vi resterà in tutto per sei anni, allorquando sarà chiamato alla direzione spirituale dei seminaristi) lo troviamo, prima salvo per miracolo (le colonne di cemento del luogo in cui si trovava miracolosamente ressero rispetto alle altre pareti che caddero. Resto con altri quasi sepolto dalle macerie, solo con la testa e il braccio destro fuori delle macerie) e poi intervenire generosamente nel soccorso della popolazione romana colpita dai drammatici bombardamenti alla Garbatella, nel quartiere Ostiense in Roma. Uno spirito di sacrificio e donazione che nel 1972, con decreto del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, lo porterà ad essere insignito della medaglia di bronzo al valor civile con la seguente motivazione: «Animato da un profondo spirito di generosa abnegazione, si prodigava infaticabilmente, durante l’infuriare di violenti bombardamenti aerei, per lenire le gravi sofferenze e i disagi della popolazione, provvedendo, altresì, a trarre in salvo numerosi feriti fra le macerie».
Nella città eterna lo troviamo ricoprire l’incarico di viceparroco sia nella parrocchia di “S. Galla” che in quella di “ S. Francesco Saverio”. Sarà dunque Direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano per gli studi liceali, esperienza che continuerà poi nella Diocesi di Caserta, sempre con il ruolo di Direttore spirituale al Seminario diocesano Vescovile di Caserta chiamato dall’arcivescovo, Vescovo Mons. Vito Roberti. Con il ruolo più noto lo troveremo dal 1971 quale canonico della Basilica di San Giovanni in Laterano di Roma. Sarà dunque Direttore spirituale per complessivi 23 anni e tra i suoi alunni, figliocci circa 140 sacerdoti, un Cardinale e tredici Vescovi.
Infatti, Mons. Giovanni Battista Proja per ben 46 anni, ovvero dal 1971 al 2017 sarà canonico della Basilica di San Giovanni in Laterano in Roma. Questo incarico gli ha consentito al contempo di essere impegnato su molti fronti e nel corso degli anni ha mantenuto sempre vivi i legami affettivi col suo paese d’origine. Infatti, nello stesso, il 28 gennaio 1982, ha fondato e presieduto l’Associazione Culturale Colli, dotandola di una degna sede sociale e costituendola consegnataria della sua ricca biblioteca e di una cospicua raccolta di reperti archeologici e beni culturali esposti nella sala adibita a museo dal quale lo stesso Mons. ha avuto la possibilità di scrivermi ringraziandomi per doni di pubblicazioni.
In questa raccolta vi sono una serie di cimeli raccolti in Africa dove è stato missionario (in Sudan e in Etiopia dove ha predicato tre settimane di esercizi ai missionari di lingua italiana) ed altri anche donati da alcune famiglie casertane. Mons. Proja nel corso della sua vita oltre a gira l’Italia e andare in Africa è stato in Terra Santa, in Canada, negli Stati Uniti d’America e in Turchia. Ecco il perché possiamo riferire di amicizie in tutto il mondo.
Probabilmente, oltre terra patria, il legame più forte è con l’Africa; in particolare circa un ventennio fa ha contribuito in maniera concreta alla costruzione di una chiesa a Djougou (mettendo insieme le offerte fatte per il suo 50° anniversario sacerdotale e altri suoi risparmi) e di diversi pozzi, nel nord del Benin (nel corso della sua azione missionaria vi si era portato per tre volte a predicare).
La chiesa del Benin è stata consacrata nel febbraio 2003 dal Vescovo di quella città, Sua Eccellenza Mons. Paul Kouassivi Vieira è stata dedicata alla “Beata Vergine della Fiducia”. In occasione di tale consacrazione insieme al clero locale era presente anche monsignor Proja.
Nel paragrafo “Chiesa” del libro di Raffaele Grossi, a proposito di questa iniziativa di Mons. Proja si legge che « Monsignor Paul Kouassivi Vieira ha manifestato la gratitudine sua e della comunità pastorale ricambiando la visita a Monsignor Proja nel 60° anniversario della sua ordinazione sacerdotale e venendo a conoscere anche Colli, suo paese natale».
Mons. Proja è stato padre spirituale al Seminario Minore, divenendo guida e punto di riferimento per tanti giovani preti. E, come è noto, fu proprio la sua paterna parola a far si che l’Arcivescovo Vescovo di Caserta Vito Roberti lo portasse a chiedere alla sua guida anche in qualità di Direttore Spirituale del Seminario Minore Vescovile di Caserta, per un breve periodo.
Mons. Proja, si ricorda essere stato anche il confessore di Don Andrea Santoro, il sacerdote romano “fidei donum” ucciso a Trabson, in Turchia, il 5 febbraio 2006.
È stato postulatore di diversi figli cristiani, tre in particolare. È stato postulatore (la cui azione lui stesso definisce “cosa difficile e lunga”) della causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio monsignor Pier Carlo Landucci.
È stato ancora postulatore del Venerabile Bruno Marchesini. Quest’ultimo fu negli anni Trenta/Quaranta del secolo scorso seminarista del Seminario Pontificio Romano Maggiore con Mons. Giovanni Battista Proja. Oltre ai due in quel periodo si ricordano gli studi di personaggi altri illustri come i Vescovi Mons. Paolo Ladiana, Mons. Guglielmo Motolese (poi Arcivescovo) e Don Umberto Terenzi, fondatore del Divino Amore. Mons. Proja ha fatto l’esorcista fino ai novantatrè anni, anche se le norme canoniche attuali lo vietano oltre gli ottanta anni.
Mons. Giovanni Battista Proja, intervistato dal settimanale diocesano Roma Sette in occasione del 100° compleanno, ricordava il suo incontro con 9 Pontefici. Di Giovanni XXIII sottolineava «l’estrema semplicità, mi ha insegnato ad essere umile»; l’ultimo incontro poi nel 2014 con Francesco, nella basilica di San Giovanni in Laterano: «Quando gli ho detto che ero il decano dei sacerdoti della basilica, che avevo 98 anni ed ero sacerdote da 73 si è chinato e mi ha baciato la mano», ricordava commosso.
Un ricordo particolare di Pasquale Rossetti, nella sua testimonianza, lo lega a Papa Paolo VI: «Nel secondo anno del pontificato del Beato Paolo VI per espressa volontà dello stesso la sera del giovedì Santo di quello stesso anno fu chiamato ad essere secondo concelebrante insieme al Beato Paolo VI».
Mons. Proja, come ricorda Pasquale Rossetti, esprimendo il pensiero comune di quanto lo hanno conosciuto, è stato ed è un sacerdote semplice ma non un semplice sacerdote.
Aggiungendo, con emozione, la gioia nel cuore che prova Mons. Proja quando incontrava lui e o altri suoi ex allievi, ai quali ha trasmesso valori di umanità e di vita che sono tuttora vivi.
Molto ricca e varia la sua produzione letteraria e di ricerche storiche. Il sacerdote ha edite decine e decine di opuscoli sulla vita dei santi, dai protomartiri a San Tommaso Moro; ha pubblicato uno studio sul Carcere Mamertino e una raccolta di poesie, di vari autori, dedicate alla Vergine. Particolarmente devoto a San Tommaso d’Aquino, per anni ha organizzato pellegrinaggi attraverso un itinerario tomistico che terminava con la visita all’abbazia di Fossanova, a Priverno, dove il Santo morì nel 1274. Ed ha ancora ha edito studi su Costantino il grande, Florilegio, In Nomine tuo Dulcissime Jesu!, Pio IX a Caserta, Durante la guerra, il cattolico e i testimoni di Geova, Uomini diavoli esorcismi e tanti altri su vite di Santi e sulle opere artistiche di alcuni luoghi di culto come San Giovanni in Laterano.
Va aggiunto che negli ultimi anni della sua vita Mons. Proja, ha trascorso le giornate in preghiera. Aveva però un dolore che lo accompagnava ovvero il non poter più celebrare la Messa. Infatti, in occasione della intervista di Roma Sette per il suo centenario ebbe a dichiarare «Mi manca tanto. L’ultima risale al 14 febbraio scorso per il mio 75° anniversario di sacerdozio, lo scorso 1° maggio ho concelebrato dal letto».
Tra gli omaggi alla sua memoria, come accennato, va ricordato lo scorso 28 gennaio 2018, in occasione del 36° anniversario della fondazione dell’Associazione Culturale Colli, avvenuta il 28 gennaio 1982, allorquando si è svolta una cerimonia nella sede del sodalizio nel corso della quale è stato svelato un busto in marmo di Carrara che raffigura Mons. Proja, realizzato dall’artista Vittorio Santaroni.
Per meglio ricordare la figura del sacerdote e a lui celebrare la Santa Eucarestia, per iniziativa di Don Valentino Picazio. Domenica 30 settembre 2018, così come già avvenne il 29 ottobre 2017, si è ricordato il sacerdote con una Santa Messa all’eremo di San Vitaliano a Casola di Caserta con tutti gli ex alunni e coloro che hanno conosciuto Mons. Proja; l’animazione dei canti è stata a cura degli ex alunni.
«Mons.Proja GiovanBattista – ricorda Don Valentino Picazio – ci ha insegnato l’amore per la parola di Dio» ed è anche per questo che la Santa Messa del 30 settembre fu legata alla giornata “Porta la Bibbia con te” promossa dal Centro Apostolato Biblico guidato dallo stesso Don Valentino Picazio.
In occasione della ricorrenza del primo anniversario in Caserta, come accennato, a presiedere la celebrazione Eucaristica è stato Don Valentino Picazio che così lo ha ricordato: «Mons.Proja è stato rettore a Caserta nei primi anni del 1970. Il ricordo più bello e duraturo nel tempo resta la sua attività a favore delle vocazioni al sacerdozio. Fu chiamato a Caserta dal Vescovo Vito Roberti proprio per dare impulso alle vocazioni nella nostra diocesi. A lui si deve il passaggio dei seminaristi alla scuola dei salesiani. Credeva nel valore della vocazione che coltivava fin dalla nascita e continuava ad accompagnare i ragazzi anche dopo l’esperienza del seminario. Una personalità che ha lasciato un segno nella vita do molti giovani casertani».
Nel paragrafo “Riflessioni finali” del libro di Raffaele Grossi, tra le altre cose si legge: «So che tante numerose volte Monsignor Proja è stato scambiato per l’Ufficio di collocamento o per la Caritas, e continua a essere contattato per telefono o approcciato personalmente con aspettative implicite in tali servizi. I suoi aiuti non sono solo di ordine spirituale, ma spesso anche materiali. So che si è privato dei suoi sostentamenti per aiutare chi era in ristrettezze, e mi è capitato di leggere nel suo volto l’angoscia di non essere riuscito a tirar fuori dal bisogno un padre di famiglia rimasto disoccupato. Egli ha sempre ascoltato tutti, senza pregiudizi o distinzioni di razza, di età o di portafoglio.
Una scena che mi accompagnerà sempre per la tenerezza che mi suscitò sul momento è averlo visto, oramai novantenne, giocare con i miei bimbetti: chi gli saltava sulle tremolanti ginocchia, chi lo tirava da una parte e chi dall’altra, e ancora tutti affascinati in ascolto a sentirlo raccontare la sua vita o episodi di quella di Gesù».
Particolarmente incisive sono le parole di Mons. Vincenzo Apicella, Vescovo di Velletri – Segni, riproposte sotto forma di intervista concessa il 14 maggio 2007, nel citato libro dell’Associazione Culturale Colli: «Monsignor Proja ha una personalità ricca sotto il punto di vista umano e spirituale. Io ho avuto modo di apprezzarlo anche come guida nella conoscenza del patrimonio della Chiesa di Roma. E poi è anche una persona capace di guidare, ascoltare, capace di accompagnare gli altri in modo sereno e anche impegnativo: è pieno di comprensione e di umiltà. Monsignore non è una persona che ama apparire, nelle formalità ha un atteggiamento discreto, nel rapportarsi con gli altri è umile; questa è un’altra caratteristica: nell’incontro con gli altri non fa mai pesare la sua figura, la sua spiritualità».
Tra le testimonianze su Mons. Proja, raccolte e presentate nel citato video di Patrizia Venditti, vi è quella di Mons. Vincenzo Paglia (pres. Pontificio Consiglio della Famiglia) che ne ricordo l’incontro quando il prelato aveva soli dieci anni, il 18 ottobre 1955, ed avvenne in Seminario dove il sacerdote sarà il suo padre spirituale e tra i due ci fu simpatia perché entrambi di origine ciociara. Bello il ricordo della formula per lo studio e l’amore esegetico che ne è derivato dalla testimonianza. Mons. Paglia ricorda che Mons. Proja lo ha seguito dai suoi dieci ai suoi diciotto anni e quello che oggi il prelato fa lo deve anche se non soprattutto alla formazione del sacerdote nei cruciali anni formativi in cui Mons. Proja, Don Giovanni Battista, gli ha fatto da assistente spirituale. Per Mons. Paglia il sacerdote è stato un “padre” e un “maestro” e non un leader perché i leader sono più spesso in giro mentre il padre e maestro è sempre lì pronto ad aspettare, ascoltare e accogliere i propri figli sapendogli toccare il cuore.
Nell’occasione della proiezione della presentazione del video gli intervenuti hanno avuto il piacere di ascoltare le parole del Cardinale Camillo Ruini (Vicario Generale Emerito per sia Santità per la città di Roma) che ne ricorda l’incontro nel 1991 quando lui divenuto vicario per Roma del Santo Padre conosce Mons. Proja quale canonico della Basilica lateranense. Il Cardinale notò subito il nostro sacerdote che «per conto suo non faceva nulla per farsi notare, anzi era piuttosto schivo. Ma mi colpì la precisione dei suoi interventi, la sua acuta umiltà, la sua gentilezza dei modi e anche perché vedono in lui un sacerdote che aveva molto a cuore le cose della Chiesa». Aggiungendo «Conoscendolo meglio mi sono reso conto che si tratta di un santo sacerdote, che vive in pieno il suo ministero». Altri lodi sono state poi aggiunte per la sua erudizione, per le sue ricerche “tutte precise e interessanti”, per la sua Cultura. Medesima attenzione per il ministero di esorcista molto delicato, fatico e dispensino che Mons. Proja ha esercitato nel migliore dei modi.
Nel medesimo video ci sarà ancora un intervento di Mons. Vincenzo Apicella che ha riferito del loro incontro, del fatto che abitavano vicino negli ambienti laterani, degli incontri negli stessi e dell’uso dello studio sul Battistero del Laterano scritto dal sacerdote e usato dal Vescovo, quale Vescovo ausiliare per Roma al tempo, in occasione degli incontri con i cresimanti nello stesso Battistero.
Nel video vi sono ancora le testimonianze del Prof. Vittorio Capuzza (suo erede nella postulazione), il cugino Mario Proja, Franco Patrizi che con Mons. Proja ha presentato la nascita e sviluppo dell’Associazione Culturale Colli, e ancora quella di Raffaele Grossi di cui il presente testo è ricco di citazione del suo libro che considero la prima pubblicazione biografica sul sacerdote.
Tra i messaggi finali del cardinale Camillo Ruini, nel video di Venditti, riporto questa sua testimonianza: «In tutti questi tanti anni, nei quali ha servito la Diocesi di Roma, ha dato davvero un grande esempio. Ha contribuito a costruire l’immagine più bella, più positiva della Chiesa di Roma, senza mai strafare, senza mettersi in mostra, ma stando al posto che la Chiesa gli assegnava con grande umiltà. Ma in quel posto però compiendo fino in fondo il proprio dovere. Per questo credo che la Diocesi di Roma gli deve essere molto grata e riconoscente, come io personalmente gli sono grato e riconoscente e penso che per me è stata una esperienza molto positiva averlo conosciuto e avergli voluto e volergli bene, con la certezza che lui vuole più bene a me».
Si chiude questo ricordo con le ultime parole di Mons. Proja, dedicate ai giovani, nel video che lo ricorda: «Cari giovani, siate fiduciosi della vita. Siate coraggiosi nelle vostre scelte religiose, spirituali e civili. Siate pieni di amore e di affetto per i vostri cari e per tutto il vostro prossimo. Ve lo auguro di cuore».
Ma chi è Mons. Giovanni D’Alise?
Mons. Giovanni D’Alise nasce a Napoli il 14 gennaio 1948 (muore il 4 ottobre 2020, festa liturgica di San Francesco d’Assisi, alle prime luci dell’alba presso l’Azienda Ospedaliera di Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta) da Giuseppe e da Teresa Savino, vive con la famiglia in San Marco Trotti di Santa Maria a Vico fino ai 10 anni quando si trasferisce a Cancello (fraz. San Felice a Cancello), e qui ha vissuto fino al 2004 fino alla nomina del Vescovo, nella stessa comunità ove tutt’ora risiede il fratello Emilio1.
Riceverà gli ordini minori e maggiori presso la Chiesa di Acerra e sarà ordinato sacerdote il 23 settembre 1972 dal Vescovo di Nola Mons. Guerino Grimaldi, essendo vacante la sede diocesana. All’inizio del suo ministero per due anni sarà presso il Seminario Minore di Acerra come prefetto di disciplina dal 1972 al 1974, per poi svolgere il suo ministero come viceparroco dal 1974 al 1993 di Don Antonio Iadaresta e poi come parroco dal 1993 al 2004 nella chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori in San Felice a Cancello, presso la fazione Cancello Scalo facente parte della Diocesi di Acerra. In questa chiesa ha svolto il suo ministero fino alla nomina episcopale2.
Nel 1984 è stato incaricato di alcuni uffici pastorali della Curia diocesana di Acerra quale Responsabile della catechesi diocesana, della scuola di religione3 e della formazione alla catechesi, e ha avviato la Scuola di formazione per i laici, di cui è stato direttore e docente (principalmente ecclesiologia ed evangelizzazione) fino 2004, poi gli è subentrato Don Luigi Razzano fino al 2012, e poi il Prof. Pietro De Lucia. Per alcuni anni è stato anche Direttore del Bollettino diocesano. Ha curato l’organizzazione dei 22 Convegni annuali della diocesi di Acerra e la celebrazione annuale della Giornata per la Vita. In contemporanea, dal 2001 al 2004, è stato Vicario Foraneo della Forania di San Felice-Arienzo. Il suo impegno era anche fuori diocesi ed infatti, dal 2003 al 2004, la diocesi di Nocera Inferiore-Sarno lo ha incaricato della formazione dei propri diaconi permanenti. Nel corso della sua permanenza in Diocesi di Acerra è stato “braccio destro” di Mons. Antonio Riboldi con il ruolo di vicario del Vescovo4.
Il 5 giugno 2004 Mons. Giovanni D’Alise è stato eletto alla sede vescovile di Ariano Irpino-Lacedonia e ordinato Vescovo il 17 luglio dello stesso anno nella Cattedrale di Acerra da Sua Eccellenza Mons. Paolo Romeo, Nunzio apostolico in Italia. Da lì a pochi mesi, il 12 settembre 2004, Mons. D’Alise ha fatto ingresso nella sua Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia5 dove è stato accolto da una grande folla entusiasta per il proprio Pastore6.
Dal 2005 Mons. D’Alise ha avviato una catechesi settimanale rivolta agli adulti e alle famiglie che vede una partecipazione molto numerosa e data l’importanza della comunicazione ha rinnovato il giornale diocesano In cammino favorendone7 la diffusione tra la gente8. Dal 2006 Mons. D’Alise, ha avviato un progetto diocesano di preparazione alla Cresima di taglio catecumenale per aiutare i giovani a maturare una scelta di fede consapevole. Cosciente che la nuova evangelizzazione passa attraverso la formazione e la cura pastorale dei laici, nel corso del suo primo mandato episcopale, nel 2007 ha fondato la Scuola Diocesana di Formazione per i laici e gli operatori pastorali che ha avuto, nel suo primo anno di funzionamento, oltre duecento iscritti. Sempre nel 2007 la Conferenza Episcopale Campana ha scelto Mons. D’Alise quale Vescovo delegato del settore di pastorale sociale e del lavoro. Attualmente9 è responsabile del settore della Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, Giustizia e Pace, Custodia del Creato10. Porterà avanti gli impegni irpini fino al 2014. Infatti, il 21 marzo formalmente termina l’esperienza di guida diocesana in irpinia e quindi avviene il passaggio a Mons. Sergio Melillo11. Il 21 marzo 2014 è stato trasferito alla sede vescovile di Caserta, subentrando a Mons. Pietro Farina deceduto a Pozzilli (IS) il 24 settembre 2013, essendo amministratore il Vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo, dove ha preso ufficialmente possesso il 18 maggio 201412. Mons. Giovanni D’Alise, tra le altre cose, ha accolto nella Diocesi di Caserta Papa Francesco il 26 luglio 2014, giorno di Sant’Anna protettrice di Caserta Città. Dopo un riassetto organizzativo della Diocesi13, Mons. Giovanni D’Alise, ha favorito a Caserta i momenti di preghiera e di dialogo interreligioso non solo in occasione della settimana per l’unità dei cristiani che ha visto un appuntamento fisso delle diverse confessioni cristiane in Cattedrale a Caserta; ha promosso tre Convegni Diocesani14: VI Convegno Diocesano La gioia del Vangelo – La Chiesa che è in Caserta si interroga alla luce della Evangelii Gaudium 17-20 settembre 2015; VII Convegno Diocesano La gioia dell’amore nella famiglia 13-16 ottobre 2016 e VIII Convegno Diocesano Morir d’amore 12-15 ottobre 2017. Di Mons. Giovanni D’Alise sono noti i suoi rapporti d’amicizia con Silvia Chiara Lubich, detta Chiara (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008) cattolica italiana, che è stata la fondatrice e prima Presidente del Movimento dei Focolari15.
Per maggiori informazioni sugli appuntamenti del 3 ottobre 2021 e gli altri eventi si rimanda al portale www.eremosanvitaliano.it o al contatto telefonico 333 7563955. Per aggiornamenti e contributi anche fotografici si rimanda ai social https://www.instagram.com/ eremosanvitaliano/ e https://www.facebook.com/ Eremo-San-Vitaliano-538203023001480/.
Note:
1- Nei luoghi di residenza ha frequentano la scuola elementare, concorrendo, nel suo piccolo, a sostenere l’attività agricola dei genitori. Entra per la frequenza del primo anno di scuola media nel Seminario di Acerra, per poi frequentare per gli anni del ginnasio nel Seminario di Capua e quindi il Liceo nel Seminario di Benevento, dove tra le altre cose ebbe come Professore Don Salvatore Izzo di origini maddalonesi di cui abbiamo parlano nel volume V della collana Chi è? Per la formazione filosofica teologica nell’ottobre 1968 è presso il Seminario Campano di Napoli, dove consegue la Licenza in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – sezione “San Luigi”.
2- Ottimo il rapporto con i parrocchiani e con l’intera diocesi sia per i molteplici uffici sia per la cura dei docenti di religione che coprivano tutte le scuole di cui all’intero territorio della Diocesi di Acerra.
3- Per decenni è stato docente di Religione Cattolica alle Scuole Medie di Cancello Scalo, la cui denominazione prima era quella “Francesco Giosuè”, oggi “Aldo Moro”.
4- Questo incarico lo ricoprì unitamente a Mons. Gennaro Pascarella, Vescovo di Pozzuoli dal 2 settembre 2005 al quale lo stesso D’Alise subentrò alla guida della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia dove era stato Vescovo dal 14 novembre 1998 al 10 gennaio 2004 quale suo primo incarico episcopale.
5- Ecco la descrizione dello stemma ecclesiastico: “Mons. D’Alise, in quanto Vescovo, ha una sua insegna araldica che è riconoscimento della dignità episcopale ma soprattutto è espressione sintetica del progetto pastorale che segnerà la sua missione. Su uno scudo bianco (argento, in araldica), simbolo della luce della rivelazione, è effigiata la Croce dorata dalla quale nasce un tralcio di vite di colore naturale; nel quarto d’onore, una stella dorata a otto punte. La simbologia di tale insegna è fornita dal motto: Manete in dilectione mea. Dalla Croce, albero della vita, nascerà la vita vera che si esprime nella comunione tra i fratelli, come gli acini di uno stesso grappolo di un’unica vite, e con Gesù Cristo. A vivificare tale comunione è l’amore materno della Madonna (la stella)”
6- Nella sua omelia di inizio ministero presentò il suo programma di svolta pastorale con taglio missionario ovvero una nuova evangelizzazione. E in tal senso ha operato da subito e con il 2005 ha promosso la Missione diocesana al Popolo in quattro tappe (2006 in Ariano, 2007 nella zona Fortore, nel 2008 nelle zone Ufita e Baronia), affidandola ai frati francescani dell’Umbria. Sempre nel maggio 2005 ha indetto l’anno di San Liberatore per ricordare il XVII centenario del martirio del protovescovo della Chiesa arianese; evento che culminò con la visita in Ariano Irpino del Cardinale Raffale Renato Martino quale Inviato Speciale del Papa Benedetto XVI e con una lettera da questi indirizzata al Vescovo e ai fedeli della Diocesi.
7- Con l’arrivo in Diocesi di Caserta l’impulso alla comunicazione sarà data con la nascita de Il poliedro, periodico della Diocesi di Caserta che ha fatto il suo ingresso con il numero “0” del gennaio 2016.
8- Pressoché in contemporanea con questo “vento di annuncio” il Vescovo D’Alise ha intrapreso la cura di una rubrica televisiva settimanale di catechesi sul Vangelo della domenica, dal titolo “L’appuntamento con il Vescovo”, trasmessa da una emittente locale a carattere provinciale, Canale 58. Questa esperienza la proseguirà anche nella Diocesi di Caserta prima con l’emittente Teleluna Caserta riproponendo i video sul sito diocesano e poi sul rete Canale 91 – Teleprima con la trasmissione “La Forza della Speranza”, ovvero incontri settimanali con la Parola di Dio a cura del Vescovo Mons. Giovanni D’Alise.
9- Lo scorso 2 maggio 2017, per la prima volta, il Vescovo D’Alise ha ospitato in Diocesi la riunione della Conferenza Episcopale campana con tutti i Vescovi campani presieduti dal Cardinale nonché Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe; 28 i prelati presenti nell’Episcopio della Curia tra Vescovi e Abati.
10- Nel 2017 il Vescovo D’Alise ha fortemente voluto che la IV giornata regionale per la Custodia del Creato si tenesse a Caserta e ciò è avvenuto il 23 settembre con il tema Viaggiatori sulla Terra… per Scoprire la Carezza di Dio.
11- Del ricordo della guida della diocesi vi è il contributo biografico offerto da Don Pasquale Di Fronzo nella sua pubblicazione Fede e vocazioni in Alta Irpinia, Ritratti di religiosi che esaltano il clero locale edita per il Club di Autori Indipendenti nel 2011 in cui sono raccolte circa 400 biografie, tra cui quella di Mons. Giovanni D’Alise, che spaziano dall’XI secolo fino al Novecento e offrono uno spaccato di testimonianze di vita attiva e della pastorale di sacerdoti, religiosi, missionari che hanno contribuito alla evangelizzazione e al progresso civile e religioso di tante comunità di cristiani sia nel luogo di origine che in terra di missione. Un’altra pubblicazione che racconta la sua esperienza episcopale in terra irpina è data dal libro In cammino… con il Vescovo Giovanni, edito nell’agosto del 2014 dalla tipografia “Impara” di Ariano Ipino (AV). In essa sono raccolti tutti gli editoriali apparsi sulla testata diocesana In cammino e curati dal Vescovo nel corso della sua permanenza. Inoltre, va detto che sui siti delle due Diocesi sono presenti diversi documenti, lettere e atti del Vescovo ed ancora numerosissime sono le prefazioni a pubblicazioni a stampe presenti nelle Biblioteche pubbliche e private. Per ciò che concerne monografie a sua firma, oltre alla citata In cammino… con il Vescovo Giovanni, vanno considerate: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (Rom 3, 21-22): itinerario quaresimale 2010 in compagnia di Sant’Agostino e Benedetto 16 del 2010; Piano pastorale triennale su matrimonio, coppia e famiglia del 2010; Oggi devo fermarmi a casa tua (Lc 19,5): visita pastorale del 2011; Lettera del Vescovo all’amata Chiesa di Caserta: anno della vita consacrata 2014-2016 del 2015.
12- Una Chiesa quella di Caserta che D’Alise conosce già per avere collaborato alle guide spirituali che si sono alternate alla guida della chiesa parrocchiale di Santa Sofia di Maddaloni, in via Cancello, confinante con la storica parrocchia del Vescovo e qui, vi fu la prima sosta all’arrivo del neo Vescovo in Diocesi per la presa di possesso con tanto di discorso e autorità in piazza Dante.
13- Nella Diocesi di Caserta Mons. D’Alise ha dato un forte impulso alla riorganizzazione diocesana sia per la gestione degli uffici che per gli avvicendamenti delle guide parrocchiali a ciò sostenendo fortemente la presenza e formazione dei diaconi permanenti, con catechesi tenute dallo stesso e momenti di fraternità con il coinvolgimento delle relative famiglie. Le famiglie, altro tema centrale dell’azione prima sacerdotale, anche da parroco, e poi episcopale, anche a Caserta, sono al centro della sua azione pastorale il cui ruolo unitamente a quello dei laici sono centrali per l’evangelizzazione delle “periferie” della Chiesa. Determinante dunque l’importanza della dimensione del laicato che nella chiesa offrono una collaborazione preziosa con un’identità e ministero ben preciso a supporto dell’azione dei consacrati. In quest’ottica si veda la promozione del Premio “Buone Notizie”.
14- Ai primi due ricordo aver partecipato in rappresentanza del Centro Studi Francescani per il Dialogo Interreligiose e le Culture di Maddaloni, fondato e diretto dal Teologo Prof. Edoardo Scognamiglio, OFM CONV. Altro momento vissuto con tutta la mia famiglia con la comunità francescana all’invito del Vescovo nella chiesa Cattedrale di Caserta, oltre agli appuntamenti ecumenici, è stato l’incontro con il Pastore in occasione del Giubileo della Misericordia (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016) indetto da Papa Francesco e qui è stato indimenticabile l’universale scambio della pace.
15- In effetti, dopo due anni dall’ordinazione sacerdotale, pressoché in contemporanea con l’esperienza parrocchiale, Mons. D’Alise sente nuovamente il bisogno di dare un senso alla sua chiamata vocazionale e in ciò viene aiutato a scoprire la propria missione attraverso il Movimento dei Focolari, di cui coglie e promuove la spiritualità. Un incontro stabile nel tempo, ed infatti era stabilì gli appuntamenti settimanali nel “cenacolo”, di solito il venerdì mattina, con gli altri sacerdoti che aderivano al Movimento dei Focolari. Un’adesione che è continuata anche da Vescovo, ed infatti D’Alise periodicamente incontra gli altri Vescovi aderenti il Movimento dei Focolari ed ancora, una volta l’anno in Svizzera, si tiene un cenacolo di tutti Vescovi aderenti al quale lo stesso D’Alise partecipa.

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