L’Associazione WWF sull’attività estrattiva – Lettera al Presidente Vincenzo De Luca

In riferimento all’attività estrattiva, nonostante la dialettica in corso da oltre 30 anni con le istituzioni e le maestranze competenti, è evidente la volontà di continuare a cavare, come se l’attività estrattiva, al di là degli effetti ambientali negativi, rappresentasse il futuro del ns. territorio.
Esprimiamo, ancora una volta, il dissenso a perpetrare l’attacco alle ns. colline, che assume particolare gravità se inquadrato in un contesto più ampio di emergenza ambientale quale quello dei roghi e dei rifiuti.
L’Associazione WWF intende rappresentare il fermo dissenso alla proposta di aggiungere nell’ Art. 7 comma 1 della legge regionale n.54 del 1985 che si occupa della “Negazione dell’autorizzazione di nuove cave”, dopo la lettera c-bis, il punto c-ter, avente al centro la disciplina delle cosiddette aree contigue alle aree protette, di cui allʼarticolo 32 della legge 6 dicembre 1991 numero 394.
L’esigenza di esprimere le nostre osservazioni nasce dalla consapevolezza che è possibile stabilire un freno al ciclo del cemento e al consumo del suolo e nello stesso tempo, costruire, anche in Campania, un “progresso sostenibile in cui sia possibile vivere in armonia con la Natura”.
Da quanto emerge dal suddetto emendamento, è inevitabile supporre la previsione di un’illimitata espansione urbanistica old-style e il consumo indiscriminato del nostro territorio, anziché scegliere, in via prioritaria e strategica, l’utilizzo della bioarchitettura, la riqualificazione del patrimonio esistente e la valorizzazione delle nostre risorse naturali e storico-artistiche a fini turistici.
D’altro canto, l’espansione dell’attività edilizia in Campania non risulta in nessun modo collegata alla crescita demografica registrata sul territorio .
Nell’attività di ristrutturazione, di restauro e di messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, è possibile impiegare materiali rigeneranti, di tipo innovativo e a basso impatto, derivanti dall’integrazione dell’industria estrattiva tradizionale con altre industrie a più rapida crescita tecnologica.
L’aumento del consumo di suolo non va di pari passo con la crescita demografica e in Italia cresce più il cemento che la popolazione: nel 2019 nascono 420 mila bambini e il suolo ormai sigillato avanza di altri 57 km2 (57 milioni di metri quadrati) al ritmo, confermato, di 2 metri quadrati al secondo. È come se ogni nuovo nato italiano portasse nella culla ben 135 mq di cemento. A confermarlo i dati del Rapporto ISPRA SNPA “Il consumo di suolo in Italia 2020”.
Non regge neppure la presunta necessità di conservazione dei livelli occupazionali, poiché l’edilizia moderna che impiega attrezzature leggere ad alto contenuto tecnologico, presenta esigenze di elevata numerosità di manodopera, il coinvolgimento di nuove figure professionali nonché di saperi tradizionali, la partecipazione in maggior misura di qualificazioni intermedie e superiori (architetti, ingegneri, geologi), per la diffusa opera di progettazione e di direzione specifica dei lavori.
Il provvedimento proposto ad integrazione dell’articolo 7 con il punto c-ter, invece, produce di nuovo le condizioni di devastazione del territorio già saccheggiato e che ritarda gravemente, la riqualificazione e la messa in sicurezza del territorio dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Per i suddetti motivi, la suddetta proposta è da noi ritenuta assolutamente inopportuna.

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