La violenza domestica: vittima e carnefice

Dal 2000 ad oggi più di 1200 donne sono state ammazzate dal proprio partner, sembrano i dati di una guerra, parliamo invece di vittime della violenza domestica. La violenza domestica, spesso, si manifesta in modo subdolo, non sempre si tratta di violenza fisica, bensì sorge come violenza psicologica, difficile da riconoscere in principio. Una volta entrata nella cosiddetta spirale della violenza, tuttavia, è difficile per la donna uscirne. Ci vuole coraggio, ci vuole determinazione. Ci vuole quella cognizione di sé, quella sicurezza che il maltrattatore tenta in tutti i modi far venire meno in modo da avere il controllo fisico e, ancor prima, psicologico, sulla sua vittima. La spirale della violenza si articola:
1. Intimidazione: l’uomo fa di tutto perché la partner viva in uno stato costante di paura.
2. Isolamento: a seguito delle continue richieste e lamentele del compagno, la donna è spinta a isolarsi dal resto del mondo, in questo modo il maltrattatore acquista maggiore potere.
3. Svalorizzazione: i comportamenti dell’uomo sono volti a far nascere nella compagna insicurezza, senso di inadeguatezza e incapacità, che presto portano a una profonda perdita dell’autostima. La vittima, ormai sempre più succube, tende a giustificare quanto le accade.
4. Segregazione: non solo l’uomo allontana la donna da quelli che erano i suoi precedenti contatti ma la priva anche dei contatti casuali quelli che la portano fuori di casa nella vita di tutti i giorni.
5 e 6. Violenza fisica e violenza sessuale: alla violenza psicologica segue e/o si accompagna la violenza fisica che spesso sfocia nella violenza sessuale
7. False riappacificazioni: a momenti di violenza si alternano momenti di pentimento. E sono proprio questi momenti, in cui il partner sembra tornare quello di cui si è innamorata tempo prima, a spingere la donna a perdonare, a giustificare, a sperare in un cambiamento perenne. Un cambiamento che non arriverà mai.
8. Ricatto sui figli: se le minacce e i maltrattamenti sono quotidiani o tali comunque da scatenare la paura della donna, allora giunge la ribellione. A questo punto l’uomo fa leva sui figli: minaccia di toglierli alla partner qualora non torni ad essere remissiva.
Una psicoterapia familiare risulterebbe utile per poter affrontare il “disturbo” di cui è affetto la coppia (Sindrome di Stoccolma: “Io ti perdono per quello che hai fatto a me, io amo il mio carnefice… Cime Tempestose), focalizzando l’attenzione sulla dimensione comunicativa relazionale ed i vissuti di ognuno singolarmente.

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