La cultura dello scarto

È difficile ammettere che la cultura dello scarto sia una componente fissa della nostra quotidianità.
La cultura dello scarto possiamo definirla come una irrefrenabile voglia di acquistare beni di consumo sempre nuovi e solo per il gusto di sostituirli con i vecchi. In altre parole, è la cultura dell’usa e getta.
Il fenomeno dello scarto è figlio della società dei consumi e, purtroppo, nessuno può negare la silente adozione di tale figlio nella vita di ogni essere vivente.
Il tema dello scarto è di grande attualità in vari settori: alimentare, ecologico e filosofico.
Dando per assodato che cultura dello scarto significa cultura dell’usa e getta, è giocoforza ritenere che i primi ad essere attratti da questa cultura sono sicuramente i giovani.
I giovani, infatti, sono più attenti alla cura dell’apparenza che dell’essenza. Per loro, i beni di consumo assumono un ruolo determinante perché il possedere – ad esempio – l’ultima novità digitale, vuol dire accettazione e non esclusione da un gruppo di amici. Ciò, in realtà, si traduce in un’omologazione di individui “non liberi”, in un gruppo di copie. Chi, invece, tenta di andare controcorrente, senza tener conto dell’ultima novità digitale, è considerato come il diverso e magari viene anche escluso da quel “famoso” gruppo; non considerando invece, che sono loro la vera risposta alle varie schiavitù perché si muovono come persone libere da quella famosissima ideologia dell’usa e getta.

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