Leggiamo fra le righe: da Maria Montessori a Black Mirror

Criticate, svalutate, spesso odiate: sono le donne che hanno combattuto i loro secoli, rivoluzionando il mondo. Sessanta libri contenenti sessanta storie, da Agatha Christie a Indira Gandhi: come ognuna di loro ha urlato a se stessa di credere in qualcosa e perseverarvi.
Ma il punto non è questo.
Non è pubblicizzare una collana, dirvi che la prima uscita è a soli 2 euro e 99, o che potrete avere una bellissima collezione multicolore da sfoggiare nella libreria di casa vostra fino a che non prenda polvere, per poi donarla in beneficenza o regalarla ad un parente. Perché dovrebbero essere lette queste sessanta storie? Perché dobbiamo sempre ritornare su discorsi triti e ritriti, dato che siamo nel 2019, la donna è forte, la donna è intelligente, la donna è autosufficiente?
Sbagliamo ancora una volta: non parliamo sempre e solo di femminismo, ma del fatto decisamente più grave per cui la metà delle persone che hanno visto in tv la pubblicità della medesima collana, non sa neanche chi sia Indira Gandhi. (Ve lo siete chiesti eh, quando l’avete incontrata al terzo rigo?). Ogni giorno parliamo di quanto siano importanti le arti, e più di tutto, le emozioni; del fatto che “la tecnologia è il progresso” però c’è bisogno di “spegnere i cellulari ed accendere i nostri cuori!”. La verità è che nessuno ha il coraggio di mollare lo smartphone per parlare con uno sconosciuto su un pullman, o di non postare quella foto in cui si è particolarmente affascinanti, per farsi apprezzare in carne ed ossa, una sera a cena, in un abito indossato per una persona d’eccezione. Abbiamo paura, siamo terrorizzati di accorgerci che stiamo vivendo in una lunga, infinita stagione di Black Mirror, serie britannica concentrata in un mondo distopico. Quanto per apparenza, vengono elogiate le arti, e quanto vengono poi criticati gli artisti? Gente con la testa fra le nuvole, asociali, futuri senza-lavoro, persone poco pratiche. Presupponendo una società in percentuale, potremmo definire, o meglio ringraziare, quell’unico 20%, che per quanto sia irrilevante, screditato e di “nicchia”, è la fetta del mondo che contribuisce a continuare a portare avanti le vere ragioni dell’esistenza. Alimentiamo una società distopica con finti apprezzamenti sui social, viviamo nel mondo di “caduta libera”, fingendo che non sia così.
Ma che cos’è in realtà che ci porta ad alzarci al mattino? Cosa in un mondo di cyborg, ci fa battere il cuore? Davvero ci emoziona una finta amicizia in rete?

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