Un viaggio esoterico nella storia di Napoli

Per conoscere la storia di un luogo basterebbe aprire un libro, visitare e ammirare un monumento, camminare e toccare le pietre che calpestarono ed alzarono verso il cielo i nostri antenati. La storia si tocca, si percepisce e, in qualche modo, si vede e si vive; perché la storia è nella nostra quotidianità. Una città millenaria come Napoli, che ha vissuto e travalicato secoli e secoli di usanze, riti, culti e religioni, presenta un vero e proprio eccesso di storia, che si manifesta nella modernità in tutte le sue diverse sfumature e discrepanze. Riti pagani e cristiani sembrano accavallarsi, pietre di tufo e murature romane si alternano al cemento armato e la città sembra capace di sostenere il peso di un flusso temporale spesso contraddittorio al suo interno. Uno dei luoghi in cui si percepisce maggiormente la contraddittorietà, l’esoterismo e la religiosità della storia napoletana è il cimitero delle Fontanelle, situato nel cuore della Sanità, ai piedi della collina di Materdei. Il luogo è chiamato così perché in passato vi erano fonti d’acqua ed è uno dei maggiori libri aperti per poter comprendere la storia di Napoli e delle sue vicende più rovinose. La cava delle Fontanelle, usata per l’estrazione di tufo, fu trasformata in cimitero nel 1654, quando una rovinosa ondata di peste uccise più della metà della popolazione napoletana; i morti, che prima dell’epidemia erano seppelliti nelle chiese della città, vennero depositati in una sorta di fossa comune. Nel corso dei secoli, il cimitero ha accolto le vittime degli eventi più tragici della storia partenopea, dalle eruzioni del Vesuvio alle sommosse popolari, tra cui quella di Masaniello, ed oggi contiene circa quarantamila resti anonimi di antichi abitanti della città, ognuno con le sue storie e leggende personali e popolari. Non sono semplici ossa o resti di uomini e donne: rappresentano un libro di storia, che è prepotentemente giunto fino al presente, con la sopravvivenza di uno dei riti più strani e particolari che si possano anche solo immaginare, ossia il culto dell’adozione “capuzzelle”. Nella seconda cantica della “Commedia”, Dante Alighieri metteva in evidenza la pratica medievale secondo cui le preghiere dei vivi potessero alleggerire la pena delle anime giunte in Purgatorio; de facto, il culto delle cosiddette “anime pezzentelle” è un calco di questa antica usanza medievale, reso però più concreto ed evidente dal fatto che le “Maste”, popolane devote a questo genere di usanza, adottavano, veneravano e pregavano le capuzzelle per ricevere grazia in cambio delle loro preghiere. Questo rito fu proibito dalla Chiesa negli anni ’70 ed il cimitero è rimasto chiuso fino al 2010, quando è stato definitivamente riaperto al pubblico. Oggi il luogo è diventato una delle attrazioni turistiche più visitate di Napoli, perché è davvero un unicum a livello internazionale, grazie al suo fascino esoterico, al suo aspetto misterioso, alla sua storia fortemente popolare. Attraverso le capuzzelle, si riesce a scorgere la storia della città, nei suoi avvenimenti più drammatici; ma soprattutto si riescono a cogliere le usanze più particolari di Napoli e la sua capacità di portare nel presente un mondo lontano che riesce ad affascinare gli uomini di ogni tempo.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post