Vittime del dovere. Il vitalizio deve essere pari all’assegno per quelle di mafia e terrorismo

Alle  ore 17, incontro sul tema: “Nuove frontiere della Bio-medica: l’epigenetica ovvero come l’ambiente modifica i nostri geni”. Relazionerà il Professore Vittorio Enrico Avvedimento – Scuola di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Napoli Federico II. Seguirà dibattito, coordinato dalla Professoressa Anna Gordano.
L’Epigenetica, branca nuova della Scienza che sta rivoluzionando i nostri concetti di base nelle Scienze della Vita, studia le modificazioni del DNA e della cromatina che influenzano il genoma e l’espressione genica senza alterare il DNA stesso
In particolare, l’epigenoma decide che gene deve essere “ON” (acceso) oppure “OFF” (spento) in una singola cellula, determinando un segnale di espressione genica. Esso  può essere ereditato da generazioni di cellule, salvando lo stesso programma genico o può cambiarlo (plasticità dell’epigenoma). Quindi, l’Epigenetica studia di fatto i meccanismi responsabili di cambiamenti ereditabili nelle funzioni del genoma senza alcuna modificazione nella sequenza del DNA. Questi cambiamenti ereditabili non genetici possono avere diverse origini tra le quali la principale è quella ambientale. È ancora diffusa ampiamente la convinzione che il corpo umano sia un’entità separata dai pensieri e dalle emozioni di chi lo “abita”. Tale convinzione discende dal “dogma centrale della biologia molecolare”, l’assunto formulato da Francis Crick, scopritore con James Watson della struttura a doppia elica del DNA.
In base a tale dogma la direzione della vita può essere solo quella che, partendo dai geni contenuti nel DNA, arriva alla sintesi delle proteine attraverso la copiatura dell’informazione genetica sui RNA messaggeri (DNA > RNA > Proteina). Secondo tale assunto viene assegnata al patrimonio genetico (genotipo) una supremazia sull’espressione concreta dello stesso nei caratteri fisici della persona (fenotipo). Per questo motivo, secondo tale assunto, non c’è possibilità di retroagire sul patrimonio genetico per modificarlo e, di conseguenza, fattori come alimentazione, attività fisica, vissuti emotivi e variabili ambientali non influenzano minimamente il funzionamento dei geni e il decorso della vita di ciascun individuo, già scritta nel suo codice genetico.
A questa visione della genetica, negli stessi anni della formulazione del dogma, si opponeva il biologo e genetista Conrad Waddington, il quale, mentre concordava con Crick sulla struttura del DNA e dei geni, riteneva che il genotipo fosse un insieme di potenzialità e non un insieme di caratteristiche predeterminate dai geni. La ricerca successiva ha dimostrato che Waddington aveva visto giusto e oggi il centro dell’attenzione si è spostato dal gene all’insieme di tutti fattori dai quali dipende la possibilità che esso possa o meno esprimersi, dando luogo al processo di trascrizione del DNA e alla creazione di nuove proteine, in risposta a stimoli di diversa natura, sia ambientali che culturali.
Si è affermata, perciò, in questo ultimo decennio l’Epigenetica che studia i cambiamenti dell’espressione genica che non sono causati da mutazioni geniche e che possono essere reversibili o irreversibili, ereditari o non ereditari (segnatura epigenetica).
Per secoli l’uomo è stato diviso in due dimensioni non comunicanti tra loro, quella materiale o biologica e quella immateriale o psichica, emotiva e culturale. Attualmente l’Epigenetica sta dimostrando a livello molecolare che la dimensione psichica dell’uomo è in stretta relazione con quella biologica. Gli eventi mentali, consci e inconsci, agiscono sul patrimonio genetico traducendosi in una segnatura epigenetica che modula l’espressione genica alla base della normale fisiologia e dei comportamenti dell’essere umano. Si sta, così, chiudendo il cerchio recuperando la visione per la quale ogni soggetto è un sistema unico, composto sì dalle determinanti semplici ottenute dalla conoscenze più avanzate, ma interpretato alla luce delle molteplici interrelazioni che formano la sua complessità. La malattia non è più un fenomeno esclusivamente casuale ed immodificabile, nel quale la genetica comanda e la persona non ha alcun ruolo e non dispone di mezzi propri per intervenire. La scienza ci sta mostrando che, al pari dei processi fisiologici che avvengono nell’organismo, al problema della salute contribuiscono altri fattori, quali le abitudini e il modo soggettivo con cui ciascuno percepisce e reagisce agli eventi della vita. Abitudini più salutari dal punto di vista alimentare e attività fisica possono contribuire a creare una segnatura epigenetica più favorevole al controllo di processi infiammatori e di proliferazione cellulare. Inoltre, anche una maggiore comprensione di sé interviene per creare un modo più armonico di “abitare” il proprio corpo e la propria vita. Il professore Avvedimento è ordinario di patologia generale presso il Dipartimento di Biologia e Patologia Molecolare dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ed è Coordinatore della Scuola di Dottorato di “Medicina Molecolare”. È uno scienziato di fama internazionale che fa onore a Caserta e alla sua provincia che gli ha dato i natali.

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