Difendiamo la nostra identità!

Ancora una volta Italia Nostra sez. “Antonella Franzese” di Caserta è costretta a segnalare il saccheggio della città a scapito della memoria cittadina. E lo fa proprio ora che ci si appresta all’importante tornata elettorale (dopo un anno di commissariamento) per chiedere a chi si sta proponendo alla guida della città di dedicare al recupero urbanistico e al decoro cittadino l’attenzione che meritano.
I Piani di Recupero di Caserta, attuati nel centro a partire dal 1996 e negli ultimi anni anche nelle frazioni, si sono caratterizzati per l'uso generalizzato di abbattimenti e ricostruzioni, con il risultato della perdita di interi brani del tessuto storico della città.
Nonostante l'attuale crisi economica e la presenza di migliaia di vani vuoti, continua inesorabile la pratica degli abbattimenti, che sta interessando in particolare gli isolati settecenteschi a ridosso del Parco Reale. Di recente, caso eclatante è stato l'abbattimento, vanamente contrastato da Italia Nostra, dell'edificio denominato Locanda della Posta, nella centralissima Piazza Vanvitelli. Questo edificio fa parte di un isolato settecentesco che sta venendo giù totalmente, un pezzo alla volta, nell'assordante silenzio della Sovrintendenza.
Chiediamo a gran voce che MAI PIU’ accada che edifici storici, testimonianza della cultura materiale cittadina, dall’oggi al domani si trasformino da ruderi (oggetto di “lavori di somma urgenza”) in nuovi edifici, la cui volumetria appare quasi sempre fuori scala rispetto al tessuto urbano storico ed alle quinte preesistenti.
È il caso, ad esempio, dell’ex palazzo Montagna prospiciente via Vico e Piazza F.S. Correra che sembra incombere “minaccioso” sull’armoniosa piazzetta e la stradina sottostante.
E che dire del borgo medievale di Casertavecchia, dichiarato monumento nazionale nel 1960? Si sono smarrite le grandi valenze culturali e storiche, insieme alle “pietre” (vedi il caso dell’Arco posto ad uno degli ingressi al borgo), per lasciar posto ad effimere manifestazioni quasi sempre scollegate dal contesto, dall’economia e, soprattutto, dalla civitas.
Il recupero, il restauro e la salvaguardia non sono solo meri esercizi di pianificazione o di politica urbana, ma una grande opportunità culturale che rivela il grado di democraticità di una comunità di cui tutti i soggetti – sociali, politici, economici e produttivi – sono responsabili.

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