L’Isis fra Siria, Iraq e Islam

Nella cronaca degli ultimi giorni si fa sempre più riferimento all'Isis e spesso, erroneamente, si tende a identificare quest'ultima con i governi Siriani e Iracheni o, di converso, a confonderla con Al Qaida. In realtà, l'Isis (sigla di Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham) non é altro che un gruppo jihadista operativo in alcune regioni di Siria ed Iraq. Questa organizzazione, di stampo innegabilmente terroristico, ha il suo leader e portavoce nella persona di Abu Bakr al-Baghdadi,autoproclamatosi, senza alcuna legittimazione, califfo delle zone cadute sotto al suo controllo (precisamente le aree tra l'Iraq nord-occidentale e la Siria orientale). Gli intenti dell’Isis vanno oltre le prese di posizione di Al Qaida. Le rivendicazioni sono più radicali e non è un caso che l’ideologia base su cui si fonda sia quella più estremista. L’interpretazione dell’Isis è completamente anti-occidentale. Promuove la violenza religiosa e il fondamentalismo delle origini. Privilegia la purezza dell’Islam slegato da tutte le rivoluzioni religiosi colpevoli di aver contaminato la verità. Mentre Al Qaida ha sempre e solo rivendicato l’allontanamento della pressione occidentale all’interno dell’Islam (liberazione dei territori e dei vincoli politico-sociali), l’Isis pretende una totale Islamizzazione che rimandi alle origini. Il piano di azione è infatti sempre stato quello delle guerre civili interne, con lo scopo di depurare completamente i musulmani dalla “corruzione” e dai non fondamentalisti. Il termine Jihad (letteralmente “massimo sforzo”) diventa quindi regola primaria e legittimante di atti di violenza messi in pratica col fine di raggiungere una vera e propria pulizia etnica. Rivendicazione primaria è far riemergere la vera fede, anche con una Guerra Santa fra Musulmani.
Dal 2006 a oggi, l’espansione forzosa del califfato continua ad aumentare fra momenti di tregua e terrore. Solo nell’Agosto 2014, l’Isis ha ucciso oltre 700 persone a Deir Ezzor in Siria. La Tribù Chaitat si era infatti ribellata, rifiutandosi di sottostare all’autorità dell’Isis. Oltre 100 donne sono state rapite e torturate e altri uomini (quasi 80) sono stati uccisi nel villaggio yazidi di Kocho (Iraq). Qualche settimana fa il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha deciso di investigare formalmente sulla situazione in Siria e Iraq. Contemporaneamente sono partite le offensive da parte di Stati Uniti e Francia nei confronti dei terroristi. La battaglia all’Isis si sta combattendo anche fuori dai confini territoriali di Iraq e Siria. Le città Europee e Statunitensi sono allertate (a Londra sono stati fatti preventivamente oltre 9 arresti), soprattutto dopo le minacce dirette rivolte agli Stati interventisti. Non aiuta di certo la mala-propaganda messa in atto dai membri fedeli all’Isis, che si difendono commentando che il “mondo è contro l’Islam”. Lo stesso presidente Americano, Barack Obama, ha dovuto sottolineare che nessuno è contro la religione Islamica. Ma che all’interno di questa sta crescendo “un cancro” da combattere al fianco di Iraq e Siria.

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