Basta attacchi gratuiti ai meridionali

“Due giovani su tre affogano senza lavoro, ci sono treni che marciano a 14 km l’ora e i fondi Ue vanno a sagre, sale bingo e trattorie. Quattrocento miliardi di fondi pubblici speciali spesi in mezzo secolo e il divario col Nord è maggiore che nel dopoguerra. I vittimisti neoborbonici ce l’hanno con tutti a partire da Ulisse e intanto il Meridione si fa sorpassare anche dalla regione bulgara di Sofia. Questa è l’ennesima esternazione gratuita da parte del duo Rizzo&Stella verso i duosiciliani” – ha denunziato Fiore Marro, Presidente Nazionale dei CDS – “gli ultimi di una lunga serie di scrittori prezzolati i quali diedero inizio da subito a quella campagna di disinformazione che regna sovrana da ben 154 anni senza sorta di discontinuità. Intrapresero tutto ciò facendo girare un falso codice della marina militare borbonica, che era a quei tempi – per inciso – seconda solo a quella inglese, come organizzazione marinara e come preparazione marittima. Il falso codice riscosse un tale successo che ancora oggi qualche cosiddetto “scrittore”, ciuccio e venduto, lo tira fuori dal cassetto per diffamare la nostra storia. Ecco cosa recitava il falso vergognoso: “All’ordine ‘facite ammuina’ tutti chilli che stanno a prora, vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta; tutti chilli che stanno abbascio vann’ coppa e chilli che stanno ‘ncoppa vann’ abbascio; chi nun tiene nient’ a fa’, s’aremeni a ’cca e a ‘lla” … La postilla finale consiste in un invito: “Da usare in occasione di visite a bordo delle alte autorità del Regno”. Una brutta, enorme, infamante bugia che racchiude tutto lo squallore di questa farsa chiamata Italia. Nulla di nuovo all’orizzonte: anzi, qualcuno dovrebbe dire a questi due “strascinafaccenne” (napoletanamente parlando, equivale a “perditempo”) che l’epoca degli onori è finita, sia per loro sia per i tanti pennivendoli di regime, come amava definirli Antonio Gramsci che asseriva già nel 1920 : “Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare con il marchio di briganti”. Siamo neoborbonici” – ha aggiunto Marro – “e il vittimismo non ci appartiene; abbiamo dovuto sopperire con ricerche e risorse autonome alla mancanza di informazioni storiche di cui la scuola italiota avrebbe dovuto obbligatoriamente provvederci. Ci battiamo con sforzi immani per mettere un freno allo stillicidio della denigrazione morale che dalla nascita del regno sabaudo a oggi ci arriva addosso come uno tsunami; alla fine tutto questo viene miseramente spacciato per vittimismo. Tutto ciò è insopportabile, inaccettabile, incomprensibile. Solo delle teste vuote o delle penne prezzolate possono dire una amenità simile, soltanto una intelligenza minorata può pensarla. Questi individui rappresentano per le Due Sicilie quella disgrazia che bene è stata rievocata da Federico De Roberto: “Nel 1713, quando Vittorio Amedeo, assunto al trono di Sicilia, era venuto nell’isola, in pompa, traversandola da un capo all’altro, il passaggio del nuovo sovrano era stato accompagnato da una mala annata come da un pezzo non si ricordava uguale; e nelle popolazioni spaventate ed immiserite era rimasto in proverbio quel detto appunto : “PASSA SAVOIA! PASSA SAVOIA!…”.  Come il sintomo di una sciagura, come un castigo di Dio. E quando la nostra gente sentiva esaltare la bontà del giovane re di Sardegna, alzava le braccia sul capo, scuotendo le mani come ali di pipistrello, con un gesto d’orrore disperato: PASSA SAVOIA!…PASSA SAVOIA!… Per noi, per le nostre lotte, per la nostra gente, per la nostra amata antica Patria, non molleremo mai, mai ! Ai Rizzo&Stella e ai tanti loro imitatori: PASSA SAVOIA!”.

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