Grosseto: trascritto il primo matrimonio gay in Italia

Da decenni in Italia si prova ad introdurre nell’ordinamento il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ma, che si chiamino PACS, DiCo o DiDoRe, i disegni di leggi non hanno mai trovato l’avallo da parte del Parlamento. Più volte le associazioni omosessuali hanno sollecitato la politica ad intervenire in materia e, di fronte a tale vuoto legislativo, ci ha pensato (legittimamente?) il tribunale di Grosseto a sbrogliare la “matassa”.
Il giudice del tribunale toscano, Paolo Cesare Ottati, ha disposto la trascrizione del matrimonio omosessuale dei coniugi che regolarmente erano convolati a nozze nella città di New York. Costoro, però, rientrati in Italia, hanno dovuto fare i conti con la legge italiana (che in alcuna disposizione dell’ordinamento vigente contempla matrimoni differenti da quello eterosessuale) e l’ufficio dello stato civile ha rifiutato la richiesta di omologazione del matrimonio. I due hanno ben pensato di impugnare il diniego del Comune di Grosseto e di ricorrere, quindi, alla giustizia per far valere i loro diritti. Cosa è accaduto allora? Contrariamente anche a quanto sostenuto dal PM, il giudice decide di accogliere il ricorso dei coniugi, ordinando al Comune di effettuare la trascrizione del matrimonio. Stando alle valutazioni fatte dal magistrato, in Italia sarebbe possibile riconoscere tali unioni per diversi motivi. Infatti, si legge nella sentenza che “nella legge italiana non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie” e, citando la Corte Europea dei Diritti dell’uomo, “il diritto al matrimonio acquista un nuovo e più ampio contenuto, inclusivo anche del matrimonio tra due persone dello stesso sesso”. Ovviamente i due coniugi e l’avvocato che ha assistito i due “pionieri” del matrimonio gay nel Bel Paese si dichiarano molto entusiasti sia per la vittoria in tribunale che per il precedente giurisprudenziale che spianerà (a questo punto) la strada a tante altre coppie omosessuali.
Reazioni contrapposte, invece, arrivano dal Vaticano, che, tramite la Cei, tuona “la decisione del giudice è grave perché il matrimonio è solo tra uomo e donna”. Obiettivamente alcune motivazioni della sentenza sono opinabili. Ad esempio, se è vero che la legge non pone lo stesso sesso come causa ostativa al matrimonio, in altre disposizioni si parla di coniugi intesi esplicitamente come marito e moglie. Più che altro il dato allarmante è un altro. Il potere giudiziario si è sostituito a quello politico (Montesquie potrebbe rivoltarsi nella tomba) e quest’ultimo è rimasto sordo alle tante richieste provenienti dalla società civile. Le coppie gay e quelle di fatto sono una realtà in espansione in tutto il mondo ed è giusto che tale fenomeno meriti attenzione (a prescindere dal modo di concepirlo e regolarlo) da parte della nostra classe politica.

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