“Zio Michele” continua il racconto dei ricordi di guerra

Compagno del generale Rodolfo Graziani, nelle tristi avventure della guerra in Africa, fu il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio governatore della Cirenaica e Tripolitania. Ma di Badoglio non c’è da glorificare alcun ricordo, se non la sua predisposizione al male. Il 20 giugno 1929 deportò, in tredici lager, 100.000 libici una massa di persone costretta ad una marcia di 1000 Km nel deserto. La fatica, gli stenti, le malattie e l’eccessivo caldo ne uccisero 40.000. Il 30 novembre 1935 Badoglio fu trasferito in Etiopia con 200.000 soldati, 350 aerei, 750 cannoni e 7000 mitragliatrici per combattere contro 215.000 abissini male armati e privi di aerei che, per difendere la loro terra, lanciavano sassi contro gli automezzi italiani ai quali non fu difficile sbaragliare il nemico. E Badoglio, con la voce del conquistatore, annunciò attraverso le onde della radio (allora EIAR) il suo trionfale ingresso in Addis Abeba. Ma, nonostante la supremazia militare, anche Badoglio, come il suo “collega” Graziani, ordinò di utilizzare il mortale gas iprite che anche in Etiopia seminò un’atroce morte  L’utilizzo di questo gas, però, si ritorse contro gli stessi italiani quando la sera del 2 dicembre 1943, 105 aerei tedeschi bombardarono le navi ancorate nel porto di Bari. Erano così vicine tra loro che bastarono poche bombe a creare una reazione di esplosioni a catena. Furono affondate 5 navi U.S.A che avevano a bordo il gas iprite, 4 Inglesi, 3 Norvegesi, , 3 italiane e 2 polacche: in tutto 17 navi.  Fu la Pearl Harbor italiana e morirono, tra civili e militarti, mille persone. Molti ustionati, altri uccisi dal gas iprite che si diffuse sulla città di Bari come una grande nube tossica. L’accusa di genocidio fatta dall’Etiopia a Badoglio, dopo la II Guerra Mondiale, fu evitata dal governo italiano che riuscì ad ottenere dagli Alleati, di giudicare i responsabili. L’Etiopia aveva inviato all’ONU un elenco di 10 responsabili italiani per i bombardamenti con gas iprite, per le distruzioni di ospedali, chiese, scuole e case di riposo. Tra i nominativi dei colpevoli risultava anche Pietro Badoglio, il “grande conquistatore dell’Etiopia” che fu definito, dai governanti di allora, “il novello Scipione Africano”!. Quando la commissione italiana avviò i lavori, il nome di Badoglio non risultava e tutte le accuse a suo carico furono archiviate. Fu questo il primo di una lunga serie di vergognosi insabbiamenti del dopoguerra italiano”.Conclude amaramente “Zio Michele S.”

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